SBAGLIANDO SI IMPARA

Espansione del talento, una strategia chiave per generare innovazione

In un mondo organizzativo ossessionato dall’execution, il try&learn emerge come approccio maestro in ambito aziendale e personale

di Nicola Giunta *

(AFP)

4' di lettura

All’improvviso assistiamo alla proliferazione di corsi di formazione sull’innovazione e la creatività. Rivolti ai dirigenti come al personale più operativo. Forse questa esigenza è dovuta alla scossa che la pandemia ci ha dato, o forse all’accelerazione della rivoluzione digitale, o forse semplicemente perché il momento è adesso. Credo che le aziende abbiano maturato definitivamente la consapevolezza che non si può più tracciare una linea senza alzare mai la matita dal foglio e che non abbiamo più molte equazioni da spenderci per prevedere il futuro. La sintesi è che bisogna dotarsi di immaginazione, non replicare il passato e agire con innovazione e creatività. Punto.

Ma appare chiaro che questo è solo uno scoglio che affiora e che, andando in profondità, è in atto una rivoluzione dei paradigmi alla base delle culture organizzative e degli approcci manageriali. L’incertezza e la complessità crescente rendono necessari nuovi mind set, mettono in discussione il vecchio approccio delle strategie deliberate che devono essere sostituite con le strategie emergenti e con il try&learn.

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Anche se concettualmente ci sembra lontano, partiamo da qui: condanniamo i giovani per il loro vivere in un presente allargato, ci sembrano indifferenti al futuro e non capiamo. Ma quando mio figlio - che opera nel settore musicale - mi dice che “ora è questo il genere che tira”, ed “è ora che ho questa possibilità di pubblicare” e “ora, c’è possibilità di andare a New York per fare la clip”,... con tutti questi ora (sommati e concatenati, a definire una situazione specifica e presente perché transitoria) dice che nella complessità e nella incertezza non si fanno analisi dettagliate, e piani A, piani B, e dopo il piano giù a testa bassa nella execution: si parte dal “qui e ora” e si perturbano le traiettorie, e poi si fa nuovamente, perché verso il futuro, se vuoi esserne protagonista, ci si muove così. Quindi, sarei tentato di portare un giovane come mio figlio per raccontare ai manager un concetto fondamentale: il concetto di “espansione del talento”.

In un mondo organizzativo ossessionato dall’execution, il try&learn non è più una delle pratiche ma emerge come approccio maestro alle strategie aziendali e di vita personale. E cambia radicalmente l’approccio al talento individuale e collettivo. Il movimento verso l’incertezza rende paradossale l’idea stessa di “colmare le competenze deboli” facendone il focus dello sviluppo.

Il primo paradosso è che, facendo così, stiamo scommettendo sulla stabilità del contesto che, negli ambienti ad alta complessità nei quali viviamo, si rivela illusoria.Il secondo paradosso è che, mentre utilizziamo energia per colmare il deficit di competenza, stiamo togliendo nutrimento e focus ai nostri talenti e alla loro piena espressione, depotenziando la nostra azione agile. L’azione del “qui e ora” si alimenta infatti del talento e del coraggio disponibili. Il terzo paradosso è che il lavoro sul miglioramento delle debolezze richiede una alta quantità di energia per attivare e sostenere il circolo virtuoso di focalizzazione, sforzo apprenditivo e motivazione. Ma, mentre gli ambienti stabili o a bassa complessità sostengono questo circolo virtuoso e lo ripagano, gli ambienti caratterizzati da incertezza e complessità medio-alta non lo fanno perché necessitano, per così dire, di “piatti pronti”.

Appare chiaro perciò che l’energia va investita sui nostri talenti perché possano espandersi. Con un investimento relativamente basso di energia su un nostro talento il circolo virtuoso (focalizzazione, sforzo apprenditivo e motivazione) si innesca velocemente, perché non trova attriti. L’azione che ne deriva si nutre di passione, curiosità e competenza, e questo è fondamentale perché - ricordiamolo - nella complessità l'execution deve lasciare il posto alla capacità di sperimentare, di esplorare e di muoversi in finestre di opportunità per scrivere le proprie traiettorie.

Nella complessità il protagonista è il “talento agito”.Quindi non parliamo più del miglioramento di punti deboli, né di valorizzazione del talento, piuttosto parliamo di “espansione” del talento. Una accezione dinamica, nella quale le nostre migliori qualità sono in continuo movimento nella generazione di accadimenti e progrediscono ed evolvono con essi.

La dinamica dell’espansione del talento si rivela anche quando la generazione di nuove situazioni, i nuovi contesti, il movimento fluido nei network relazionali, determinano l’emersione di nostri talenti inespressi, come se questi aspettassero il momento opportuno per esprimere la propria voce, o come se fossero costretti ad emergere dall’opportunità del “qui e ora”.

L’espansione del talento va intesa anche come espressione collettiva perché in questo futuro fluido, dove le competenze che servono non hanno il tempo per costruirsi in modo programmato, la soluzione è nell’incontro - o più probabilmente “scontro”, in senso entropico, perché casuale - tra persone con talenti diversi e complementari.

Nei contesti incerti e ad alta complessità, investire sul talento esistente per fare in modo che si espanda, diventa così un punto cruciale delle strategie emergenti, una dinamica chiave in tutti i processi di innovazione, uno stimolo per rivoluzionare l’approccio all’organizzazione aziendale. Ma non solo, è anche un suggerimento per muoversi come individui nella complessità, e per noi – madri e padri e mentori – per rendere fertile il terreno per la crescita dei nostri figli.

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