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eSport: il campione italiano Stermy racconta il mestiere del videogiocatore professionista

di Emilio Cozzi

2' di lettura

Per longevità e soprattutto eclettismo, lo si potrebbe considerare il Floyd Mayweather del videogioco.

Cifre a parte – comunque non basse, come hanno dimostrato i 150mila dollari incassati con la sua squadra sabato scorso, per il secondo posto al Quake World Champioship di Dallas – Alessandro Avallone, detto “Stermy”, in oltre 15 anni da videogiocatore professionista ha collezionato trofei in 10 giochi diversi. O, come preferisce definirli lui, “discipline”, evocando il parallelo molto discusso (e discutibile) fra sport tradizionali e quello che sta imponendosi come il loro orizzonte digitale: l'esport, o gaming professionistico, non a caso in questi giorni al vaglio del Comitato Olimpico Internazionale per una possibile inclusione nei Giochi di Parigi 2024.

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La finale

Originario di Finale Ligure e londinese d'adozione, Stermy, un giocatore in grado di sconfiggere nel 2004 il leggendario campione del mondo Jonathan “Fatal1ty” Wendel (salvo poi firmare per la sua squadra), si è presentato al Gaylord Texan Resort di Dallas con i suoi Notofast, un quartetto di giocatori con, ognuno, almeno una decade da pro player sulle spalle.

Occasione e numeri erano prestigiosi: per la prima volta un milione di dollari costituiva il montepremi complessivo della QuakeCon, fra gli appassionati nota come “la Woodstock del gaming”, il torneo annuale che dal 1996 celebra uno degli sparatutto di id Software, “Quake”, capace con le altre produzioni dello studio che fu di John Romero e John Carmack di scrivere la storia dei first person shooter.

Organizzata da ZeniMax Media – che oltre a id oggi possiede anche Bethesda Softworks e Arkane Studios, QuakeCon è la celebrazione del videogioco nei suoi aspetti diametrali: da una parte la passione pura, quella dei 400 volontari che hanno animato l'evento e dei 128 “dilettanti” che portandosi il pc da casa – nella “Bring Your Own Computer” area - si sono disputati l'accesso alle partite contro i professionisti.

Dall'altra, la dichiarazione esplicita di come id Software e proprietà vogliano cavalcare l'approccio agonistico per ampliare l'utenza di “Quake”, fra i primi videogiochi a generare competizioni internazionali, ma con un seguito ridotto rispetto a quello dei colossi “League of Legends” o “Dota 2”.

Non è un caso che oltre alle pubblicazioni imminenti del gruppo – da “Evil Within 2” alla versione Vr di “Doom” e “Fallout 4” – sia stata dedicata un'ampia vetrina a “Quake Champions”, il primo capitolo del franchise con una modalità a squadre.

Proprio in questa “disciplina” Stermy e i Notofast hanno perso la sfida decisiva, cedendo borsa - 300mila dollari - e titolo mondiale ai 2z, quartetto europeo di under 22.

Su Nova.com l’intervista integrale

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