PICCOLE STRUTTURE e SPAZI APERTI

Estate 2020: a caccia di borghi e luoghi ameni

Il turismo sarà giocoforza di prossimità con tante incognite: se un piccolo borgo non è attrezzato per ospitare tante persone potrebbe rischiare di diventare un nuovo focolaio di contagio. Per questo serviranno organizzazione e procedure soprattutto ad agosto

di Gianni Rusconi

Collegno -Torino (Photo by MARCO BERTORELLO / AFP)

4' di lettura

Viaggeremo o no questa estate? E come? Il dibattito è più che aperto e le questioni sul tavolo sono tante: la sicurezza delle strutture ricettive, le misure per garantire il distanziamento sociale anche nelle aree pubbliche a rischio affollamento (dalle spiagge ai musei fino ai siti storici), le nuove regole per la mobilità. Per non dimenticare l'ipotesi degli incentivi e il bonus vacanza (sotto forma di sgravi fiscali) per chi sceglierà di fare le vacanze in Italia. Proprio il tema del turismo domestico, e di quello di prossimità in modo particolare, è oggetto di discussione fra gli addetti ai lavori del turismo, operatori naturalmente in testa.

Vacanze vicino a casa: le sfide da vincere per l'hospitality
In attesa di un vero e proprio piano strategico (a firma del Governo) che misceli a dovere limitazioni e libertà per i viaggiatori, l'idea che a ridare un grande mano all'industria dell'hospitality possano essere le mete solitamente poco affollate e poco lontane dalla propria abitazione è stimolante per diversi motivi. Quali? La riscoperta di borghi semisconosciuti o di località marine fuori dalle classiche rotte turistiche, per esempio, o per i più “audaci” la possibilità di privilegiare una modalità di vacanza più a contatto con la natura e da fruire seguendo i principi del turismo lento e responsabile, che privilegia l'esperienza con il territorio e le tradizioni locali.
Di “undertourism” e di viaggiatori “trasformativi”, in cerca di sostenibilità ambientale e destinazioni alternative se ne parlava del resto anche prima dello scoppio della pandemia; ora questa propensione di pochi va organizzata e strutturata a favore di molti.

Come? Questo è il vero punto. Se deve cambiare il modo di intendere la vacanza degli italiani, deve necessariamente cambiare anche l'offerta di percorsi di trekking e cammini, di attività di cicloturismo e birdwatching, di ippovie e navigazione fluviale. Gli alberghi diffusi o le masserie, che rappresentano già oggi un modello innovativo di ospitalità, dovranno obbligatoriamente sottostare alle procedure e alle misure di sicurezza imposte dal coronavirus, e con esse i piccoli paesi o le località dove queste strutture sono ubicate. Fra il sogno di una stagione turistica all'insegna delle vacanze di prossimità (se su scala regionale o meno, lo scopriremo si spera presto) e la possibilità di vederlo realizzare ci sono quindi di mezzo un'infinità di variabili, di natura economica sicuramente, ma anche di tipo culturale.

Dal turismo “nazionalista” benefici per 21 miliardi di euro

Il vantaggio economico se si resta in Italia
Secondo un’indagine di Demoskopika sarebbe pari a 20,6 miliardi il beneficio, misurato in termini di spesa turistica, generato dai cosiddetti “turisti autoctoni”. La metà, pari a 9,8 miliardi di euro, sarebbe a beneficio di quattro sistemi turistici regionali: Lombardia con 2,9 miliardi di euro, Veneto con 2,5 miliardi di euro, Emilia-Romagna con 2,3 miliardi di euro e Lazio con 2,1 miliardi di euro. Sicilia (40,59%) , Sardegna (29,06%) e Campania (26,63%. ) invece le regioni che registrano il maggiore tasso di appartenenza turistica cioè dove si registra la % più alta di persone che trascorrono le vacanze vicino al luogo di residenza.

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Gli obblighi da osservare
La possibilità che il turismo domestico faccia da motore della ripresa è in ogni caso reale e su questo punto è sostanzialmente d'accordo anche Francesco Tapinassi, Direttore Scientifico di Bto- Buy Tourism Online (marchio di proprietà di Toscana Promozione Turistica e Camera di Commercio di Firenze) e dirigente al Ministero dei beni culturali, che fa però luce sulle non poche criticità che attende il mondo dell'hospitality nei mesi a venire. Si parte, per prima cosa, da una certezza. “Non sarà possibile – spiega l'esperto al Sole24ore.com - viaggiare all'estero e questa dobbiamo intenderla come un'impossibilità materiale viste le limitazioni attuali. Ma dobbiamo anche chiederci come funzioneranno treni, bus, traghetti e aerei in servizio su scala nazionale, che dovranno limitare gioco forza la loro capacità di trasporto per garantire il distanziamento sociale. Ci sposteremo essenzialmente in auto, ma quale distanza potremmo percorrere?”. Da qui la prima riflessione che il turismo in Italia nel 2020 sarà di prossimità perché, di fatto, sarà obbligato ad esserlo.

Le piccole strutture avvantaggiate rispetto alle grandi
Ci sono piccole e grandi sfide da vincere per sostenere la ripartenza, come fa notare Tapinassi, e riguardano aspetti molto pratici, come il rispetto della distanza minima fra le persone nei ristoranti e nei luoghi di attrazione. “Dobbiamo ragionare su un modello di estrema prudenza dal punto di vista sanitario e possiamo al momento osservare come avranno maggiori difficoltà, nel regolare la convivenza fra gli ospiti, le grandi strutture rispetto alle piccole come i tanti B&b e agriturismi disseminati per tutta Italia, e come saranno privilegiate le locations con ampi spazi all'aria aperta. Ma se un piccolo borgo non è attrezzato per ospitare tante persone contemporaneamente, ecco che rischierebbe di diventare un nuovo focolaio di contagio”. Il turismo di prossimità, insomma, è qualcosa che necessita di organizzazione e procedure, soprattutto in un Paese abituato a concentrare le ferie estive in agosto, privilegiando alcune località della costa o della montagna.

Il rischio che venga meno il piacere della vacanza
C'è, infine, un aspetto “sociale” che non va certamente sottovalutato e che riguarda lo stato d'animo con il quale il turista accoglierà, da una parte, le restrizioni a cui andremo sicuramente incontro per le vacanze (dalle modalità di accettazione e check-in alla condivisione limitata degli spazi) e vivrà, dall'altra, la prospettiva di potersi finalmente muovere dopo settimane di quarantena forzata. “La percezione del singolo viaggiatore – conclude in proposito Tapinassi - dipenderà da molti fattori, non ultimo il fatto di come ogni struttura e ogni destinazione racconterà la propria capacità di garantire la sicurezza ai suoi ospiti. Oggi, a mio avviso, mancano ancora alcuni elementi fondamentali per pensare a come dovrà essere gestita la ripresa dei flussi turistici, perché se viene messo forzatamene in discussione il senso di piacere e di leisure della vacanza, viene a mancare un elemento chiave del viaggio”.

Per approfondire
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