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Estate 2023, affitti brevi: da Venezia a Roma, come sono le regole e come potrebbero cambiare

I sindaci delle città metropolitane chiedono regole più stringenti sulle locazioni turistiche. Ma solo la città lagunare ha poteri speciali per regolare il mercato

di Riccardo Ferrazza

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3' di lettura

Da una parte la ripresa dei flussi turistici che torneranno nel 2023 ai livelli pre-Covid, dall’altra il timore per l’impatto che le massicce presenze turistiche hanno sull’equlibrio abitativo delle città più visitate con il proliferare degli locazioni brevi.

Sono i due aspetti che alimentano il dibattito politico sul turismo con la ministra Daniela Santanché che ha presentato una bozza di ddl con nuove regole contro il «far west» delle locazioni sule piattaforme digitali e i sindaci delle città metropolitane (con Firenze in testa) che si dichiarano insoddisfatti dopo il confronto avuto a Roma e chiedono maggiore autonomia per gestire il fenomeno sul modello di quanto disposto per Venezia: qui il sindaco può decidere i limiti massimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di locazione breve nel centro storico.

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La proposta del ministero: almeno due notti di soggiorno

Santanchè lavora a una «disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento» come si legge nella prima versione di un ddl nato dopo un primo confronto con associazioni di categoria, rappresentanti degli inquilini e sindaci.

In sintesi: un codice identificativo nazionale (Cin) assegnato dal ministero del Turismo a ogni immobile ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, obbligo di segnalare l’inizio dell’attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale (con multe fino a 10mila euro) e nei centri storici delle città metropolitane durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche che non può essere inferiore a due notti (fatta eccezione per l’ipotesi in cui ad affittare sia un «nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli»).

La norma Venezia

Una proposta «del tutto inefficace» per il sindaco di Firenze Dario Nardella che chiede di estendere la cosiddetta “norma Venezia” «a tutte le città d’arte che hanno patrimonio Unesco e caratteristiche assimilabili».

Il riferimento è a quanto previsto da un emendamento al decreto Aiuti approvato nell’estate del 2022: con l’obiettivo di favorire gli affitti di lunga durata, la residenzialità nel centro storico tutelando il patrimonio storico-artistico e ambientale della città il Comune di Venezia può individuare, «con particolare riguardo al centro storico e alle isole», i limiti massimi e i presupposti per la destinazione degli immobili residenziali ad attività di locazione breve.

Il sindaco veenziano inoltre può disporre «con specifiche disposizioni regolamentari che lo svolgimento dell’attività per oltre 120 giorni, anche non consecutivi, di ogni anno solare, sia subordinato al mutamento di destinazione d’uso e categoria funzionale dell’immobile».

Una ricerca di Sociometrica basata sui dai del 2022 ha rilevato come Venezia sia la città che ha la maggiore proporzione di presenze turistiche rispetto alla popolazione residente, con quasi 50 presenze turistiche per ogni residente.

Secondo il portale Inside Airbnb a Venezia ci sono 7.286 annunci di case in affitto, la maggior parte (84,3%) concentrate sulle isole. A maggio la tariffa media giornaliera, secondo AirDna (il portale di statistiche e misurazioni di annunci), è stato di 170 euro.

Firenze: incentivi fiscali per chi affitta a lungo termine

Proprio al modello Venezia guarda il sindaco di Firenze Nardella che si è spinto più in là e ha annunciato un divieto, non retroattivo, di utilizzare immobili con destinazione residenziale per affitti turistici brevi in tutta l’area Unesco del centro storico. Una delibera che si annuncia «giuridicamente ardita» ha riconosciuto lo stesso Nardella: «Se noi non proviamo a fare azioni politicamente dirompenti nessuno si dà una mossa: siamo stanchi di annunci, il problema è diventato strutturale».

Il progetto di Firenze prevede anche un incentivo fiscale: i proprietari di immobili, attualmente destinati ad affitto breve, che vorranno tornare a fare affitti di lungo periodo, avranno l’azzeramento dell’Imu seconda casa per tre anni. «Un appartamento medio in centro paga più di 2mila euro all’anno di Imu seconda casa» ha sottolineato Nardella.

Firenze è dopo Venezia (anhe se nettamente staccata) è la seocnda città italiana per presenza turistica in rapporto agli abitanti (30). Sono quasi 11mila gli annunci per affitti brevi nel capoluogo toscano (dati Inside Inside Airbnb). Il prezzo medio, secondo AirDna, è stato a maggio di 134 euro.

Roma guarda alle mosse di Firenze

Quella fiorentina «è una soluzione che merita molta attenzione» per Alessandro Onorato, assessore a Turismo, Grandi Eventi, Sport e Moda di Roma Capitale che ha bocciato la bozza del ddl ipotizzato dal Governo.

Nel 2022 Roma è stata la terza città per intensità turistica (rapporto tra numero complessivo annuo delle presenze turistiche con l’ammontare della popolazione residente secondo i calcoli di Sociometrica). Il numero di annunci sfiora quota 25mila e il prezzo medio è stato lo scorso mese di 138 euro.

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