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L'Italia attraversa una crisi senza uguali sui temi del lavoro, in cui sono nate, e in certi casi consolidate, più tendenze. Da un lato, abbiamo assistito a fenomeni come le grandi dimissioni, il ritorno ad una centralità della persona. Dall'altro, il dibattito pubblico e istituzionale si è concentrato sui temi della flessibilità e del sostegno al reddito, spesso visto in antitesi alle cosiddette politiche attive. Studi e analisi sugli elementi che rendono un impiego un “buon lavoro” e casi da prima pagina su sfruttamento, ricatto e impoverimento dei lavoratori si sono alternati nel dibattito e sui giornali, favorendo una articolata riflessione. L'elemento valoriale fa da sfondo.
È evidente dunque che, sempre di più, aziende e imprenditori debbano porsi domande sull'impatto etico delle proprie scelte imprenditoriali su dipendenti e più in generale sulla società.
Avere oltre 16 mila dipendenti in tutta Italia e contribuire alla vita di altre migliaia di famiglie grazie all'indotto ci spinge a prendere parte a tale riflessione con convinzione.Quotidianamente.
Se si è cooperativa, l'imperativo è ancor più categorico. Per un'impresa cooperativa come Coop Alleanza 3.0 perseguire comportamenti etici nel proprio operato è parte del proprio DNA. Il movimento cooperativo infatti si fonda sulla centralità della persona, sul rispetto dei diritti e dei doveri, su alti standard di moralità nel proprio comportamento quotidiano.Ma come si traducono nella pratica, in un contesto altamente competitivo e votato al profitto, questi valori? È possibile creare un bilanciamento, un sano equilibrio tra le parti, legittime e caratterizzanti della vita di un'impresa? Come si fa a misurare il ritorno economico di scelte etiche e strategie di gestione del personale che guardano alla persona se si parla di lavoro e produttività?
Recenti dati Inapp, ottenuti utilizzando i risultati della V indagine sulla qualità del lavoro in Italia su un campione di 15.000 occupati, possono offrire una chiave di lettura al riguardo perché cercano di far luce sulla cosiddetta “qualità del lavoro”, utilizzando cinque aspetti (economico, ergonomico, della complessità, dell'autonomia e del controllo). Dimensioni misurabili, appunto.
I risultati evidenziano che gli elementi che generano diseguaglianze rispetto alle opportunità di ingresso nel mercato del lavoro sono anche gli stessi che comportano differenti livelli di qualità del lavoro. Si tratta di una polarizzazione che rappresenta un trend in aumento.
Le realtà aziendali che secondo questa analisi appaiono più virtuose sono quelle più orientate all'investimento nelle risorse umane, nell'innovazione e nella flessibilità organizzativa: elementi che costituiscono un duplice beneficio sia per le imprese che per i lavoratori e che prendono le mosse, per così dire, dalla visione dell'azienda. Si torna ai valori che sorreggono le scelte.
Per Coop Alleanza 3.0, il solo modo che conosciamo di fare agire è proprio integrando la dimensione etico-sociale e quella imprenditoriale. È per questo che affronteremo il rapporto tra etica, lavoro e centralità della persona in un dialogo con il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Matteo Maria Zuppi a Bologna il prossimo 30 marzo.
Intendiamo dare un contributo alla riflessione attraverso la nostra esperienza. Coop Alleanza 3.0 è la più grande cooperativa di Italia, proprietà di oltre 2 milioni di persone, con una governance che assegna un ruolo centrale ai soci e ne stimola la maggior partecipazione possibile alla vita della cooperativa. Verso i soci, i lavoratori e la società intera assumiamo un impegno quotidiano che parta dai nostri valori e si traduce in scelte pratiche. Ci consideriamo, in questo, un laboratorio di sperimentazione di un modello possibile, attuale e sano, perché basato su una solida strategia industriale che affonda le sue radici nei valori in cui crediamo.
(*) Presidente di Coop Alleanza 3.0
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