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Etichette del vino come quelle delle sigarette: via libera Ue all’Irlanda

Ok di Bruxelles agli «alert sanitari» nonostante i pareri negativi di Italia, Francia e Spagna e altri 6 stati Ue. Un piccolo spiraglio arriva dall’attesa del parere dell’Organizzazione mondiale del commercio

di Giorgio dell’Orefice

Aggiornato il 12 gennaio 2023 alle ore 16.40

(sichkarenko_com - stock.adobe.com)

4' di lettura

Passo avanti forse decisivo per gli alert sanitari in etichetta che metteranno vino e alcolici su un piano analogo alle sigarette. Bruxelles ha dato il proprio via libera alla normativa irlandese che introduce questa possibilità e che era stata notificata nello scorso giugno alle autorità Ue dall'Irlanda. Trascorso a fine dicembre il periodo di moratoria di sei mesi Bruxelles ha ora autorizzato Dublino ad adottare la normativa che di fatto, sul piano dell'etichettatura, equipara il vino alle sigarette.
Infatti anche su vino, birra e alcolici si potranno riportare indicazioni come “l’alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori sono collegati in modo diretto”.

Alt di 9 Paesi. Lollobrigida: non condizionare i mercati

Il via libera giunge inoltre nonostante i pareri negativi sulla misura espressi da Italia, Francia e Spagna (i principali Paesi produttori di vino in Europa) ai quali si erano aggiunti altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno.

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Le nuove regole, secondo i produttori, rappresentano un pericoloso precedente che di certo andrà a rafforzare l’analoga iniziativa della Commissione che nel proprio Piano contro il cancro intendeva introdurre ulteriori alert sanitari su vino ed alcolici. Di fatto adesso dopo il via libera all’iniziativa irlandese altri Paesi potrebbero seguirne l’esempio in tempi brevi.

«La decisione della Commissione Ue di consentire all’Irlanda di etichettare con alert sui rischi per la salute tutti gli alcolici, vino compreso, è gravissima e crediamo che dietro questa scelta si miri un’altra volta non a garantire la salute ma condizionare i mercati perchè la spinta è venuta da Paesi in cui non si produce vino e in cui si abusa di superalcolici». È il commento del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida arrivato il 12 gennaio a Palazzo Chigi per la cabina di regìa sul Pnrr.

Manca il parere dell’Organizzazione mondiale commercio

Un piccolo spiraglio è stato aperto dall'Europarlamentare Paolo De Castro che prima ha stigmatizzato la decisione Ue adottata «senza prendere minimamente in considerazione la posizione approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento Ue che, nella risoluzione sulla lotta contro il cancro del febbraio scorso, ha categoricamente escluso l'introduzione di sistemi di etichettatura sanitari, come quelli presenti sui pacchetti di sigarette». Subito dopo però da De Castro è venuta anche una importante puntualizzazione. «Fortunatamente – ha aggiunto l'europarlamentare del Pd – il via libera non è definitivo: ora l’Irlanda dovrà essere autorizzata anche dall’Organizzazione mondiale del commercio, in quanto questa normativa rappresenta una barriera anche a livello internazionale. Un processo che prevede una durata di circa 60 giorni».

Dure reazioni del mondo associativo

Per il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi «il silenzio assenso, che di fatto corrisponde a un via libera, di Bruxelles a Dublino relativo alle avvertenze sanitarie in etichetta per gli alcolici rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro. Secondo Uiv, il mancato intervento della Commissione europea mette a repentaglio il principio di libera circolazione delle merci in ambito comunitario e segna un precedente estremamente pericoloso in tema di etichettatura di messaggi allarmistici sul consumo di vino. Temiamo che la Direzione generale per la Salute voglia adottare nei prossimi mesi questo approccio a livello europeo lasciando nel frattempo libera iniziativa ai singoli Paesi membri, al fine di “sdoganare” sistemi adottati senza un previo dibattito pubblico a livello europeo. I fatti di oggi – ha concluso Frescobaldi – segnano uno scenario paradossale e ingovernabile, fatto di una babele di etichette all'interno dell'Unione europea che purtroppo non risolvono il problema dell'alcolismo, che dovrebbe essere basato su un approccio responsabile nei consumi di prodotti molto diversi tra loro».

Dura reazione da parte della Coldiretti: «Il via libera Ue alle etichette allarmistiche sul vino è un attacco diretto all'Italia che è il principale produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di euro di fatturato».
È del tutto improprio – ha aggiunto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini – assimilare l'eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l'emblema di uno stile di vita lento, attento all'equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all'assunzione sregolata di alcol. Il giusto impegno dell'Unione per tutelare la salute dei cittadini – ha concluso Prandini – non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate».

A chiedere un intervento diretto sulla vicenda da parte del Governo italiano è Federvini. «La norma irlandese – ha commentato la presidente di Federvini, Micaela Pallini –rappresenta una normativa unilaterale, discriminatoria e sproporzionata. Un sistema unilaterale che spacca il mercato unico europeo, una modalità discriminatoria perché non distingue tra abuso e consumo e criminalizza prodotti della nostra civiltà mediterranea senza apportare misurabili ed effettivi benefici nella lotta contro il consumo irresponsabile».«Chiediamo che il Governo italiano – ha concluso la presidente di Federvini – si attivi quanto prima per studiare ogni azione possibile, nessuna esclusa, per osteggiare una norma che contrasta con il buon senso e la realtà forse è giunta l’ora che il tema venga trattato a livello politico in ambito Ue, non da soli ma con i partner europei che hanno già manifestato gravi perplessità su questo tipo di normativa. È necessario una presa di posizione di fronte al mutismo della Commissione Europea».

«Siamo particolarmente preoccupati – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – per la deriva proibizionistica che il settore vitivinicolo europeo sta affrontando. La Commissione non ha ascoltato le riserve che l’Italia, con altri numerosi Stati membri, ha manifestato per opporsi alle misure introdotte dalla normativa irlandese creando un grave precedente e un potenziale ostacolo al commercio interno».

Per la Cia Agricoltori italiani la legge irlandese «è un pericoloso precedente per l’Europa perché va contro la definizione dell’etichettatura comune».Più nel dettaglio secondo l'Alleanza delle cooperative italiane «Con questa azione l’Irlanda – ha spiegato il coordinatore del settore vino di Alleanza Coop, Luca Rigotti – è andata a ledere e a mettere in discussione i principi del mercato unico, nel cui perimetro è disciplinato il settore vitivinicolo e che dovrebbe garantire, tramite l’Organizzazione Comune di Mercato, un’applicazione per l’appunto ’comune’, dei principi e delle regole europee in tutti gli Stati membri».

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