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Banca Etruria: tutti assolti sulle consulenze d’oro, anche Boschi padre

Il pm aveva fra l’altro chiesto il massimo della pena (1 anno) per Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena ed ex vicepresidente di Etruria, e per altri tre dirigenti, Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri

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3' di lettura

Tutti assolti, perché il fatto non sussiste, i 14 imputati del processo sul filone consulenze d’oro alla ex Banca Etruria. La sentenza è stata pronunciata dal giudice di Arezzo Ada Grignani. Al tribunale il pm Angela Masiello aveva chiesto il massimo della pena (1 anno) per Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena ed ex vicepresidente di Etruria, e per altri tre dirigenti cioè Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri. Per gli altri imputati erano state chieste condanne da 8 a 10 mesi. Ma il verdetto è di assoluzione con formula piena.

Le accuse

Secondo la procura, le consulenze avrebbero pesato sulla situazione di Banca Etruria per circa 4 milioni di euro. Erano incarichi affidati dall’istituto di credito a società specializzate per valutare, analizzare e poi avviare il processo di fusione con un istituto di elevato standing per evitare il crac. A proporre lo scenario della fusione furono le autorità bancarie che avevano individuato in Banca Popolare di Vicenza il possibile partner dell’operazione. Le consulenze furono affidate comunque, ma nulla di quanto analizzato e valutato si concretizzò. Per l’accusa si trattò di «consulenze inutili e ripetitive».

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Per l’avvocato Lorenza Calvanese, legale di parte civile in rappresentanza dei risparmiatori della banca, che aveva sostenuto le richieste dell’accusa, «non c’era solo un problema di solvibilità dell’istituto di credito, ma anche un aspetto politico sottolineato dal presidente della Consob Giuseppe Vegas di fronte alla commissione parlamentare su Banca Etruria, quando ha raccontato che Maria Elena Boschi volò da lui per un colloquio».

Invece i legali degli imputati, nelle loro arringhe finali, hanno tutti sostenuto che non ci furono «operazioni imprudenti, piuttosto un’azione doverosa rispetto a quanto chiesto da Banca d’Italia», e per questo i vertici di Banca Etruria si erano mossi affidando ai migliori advisor d’Italia le consulenze. Jean Paul Castagno, difensore di Daniele Cabiati - direttore generale pro tempore di Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio imputato per bancarotta semplice - ha sottolineato che «l’attività difensiva svolta ha dimostrato in maniera capillare la razionalità economico-finanziaria dell’incarico di consulenza esterna conferito, e la sentenza sancisce con formula piena l'insussistenza di tutte le accuse mosse».

Il procuratore Roberto Rossi, che coordina il pool investigativo della procura di Arezzo su Banca Etruria, ha dichiarato dopo la lettura della sentenza: «Aspettiamo le motivazioni poi valuteremo se fare ricorso in appello».

Il filone principale

Nell’ambito del filone principale per il crac di Banca Etruria, il primo ottobre scorso il tribunale di Arezzo ha assolto 22 imputati dalle accuse di bancarotta fraudolenta e semplice, reati che per i giudici non furono compiuti. Il collegio, presieduto da Gianni Fruganti, ha condannato solo l’imprenditore Alberto Rigotti, a 6 anni. La procura di Arezzo ha presentato ricorso in appello. In precedenza, però, il gup Giampiero Borraccia, nell’ambito della stessa inchiesta, aveva già condannato a cinque anni di reclusione per bancarotta fraudolenta l’ex presidente dell’istituto di credito aretino Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi, a due anni l’ex vice presidente Alfredo Berni per bancarotta fraudolenta e a un anno l’ex membro del cda Rossano Soldini, per bancarotta semplice.

Difensore: su Boschi padre ha pesato il nome

«È stato riconosciuto quello in cui abbiamo sempre creduto. Spero che questo sia l’ultimo procedimento a carico di Pierluigi Boschi. Il fatto di portare quel nome ha pesato sul mio assistito ma per fortuna c’è un lieto fine» ha detto Gildo Ursini, difensore dell’ex vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi.

Renzi: ora chiaro che mostri non eravamo noi

«Oggi ho pianto - ha scritto in un post su Facebook Maria Elena Boschi, ex ministro del governo Renzi e presidente dei deputati di Italia Viva -. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai pianto per Banca Etruria. Oggi l’ho fatto. E non ho paura di ammetterlo in pubblico. Ho pianto come una bambina, in ufficio, alla Camera. Ho pianto perché mio padre è stato assolto dall’ultima accusa che gli veniva mossa su Banca Etruria. Con oggi si chiude un calvario lungo sette anni. E si chiude nell’unico modo possibile: con la certezza che mio padre era innocente». E Matteo Renzi commenta: «Oggi molti avversari politici, ospiti dei talk, odiatori dovrebbero mettersi in fila e dire una cosa sola: scusa. Non lo faranno. Ma quello che è sempre più chiaro è che i mostri non eravamo noi. Un abbraccio a tutta la famiglia Boschi».

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