Euribor, cercasi «paracadute» per il tasso dei mutui
La Bce apre due consultazioni per trovare il sostituto in caso di emergenza. Assiom Forex al lavoro per sensibilizzare le banche sul tema
di Maximilian Cellino
3' di lettura
Cercasi «paracadute» per l’Euribor. Il tasso interbancario noto alle famiglie italiane soprattutto per essere il parametro di riferimento delle rate dei mutui variabili procede spedito sulla via della riforma, che ha caratterizzato gli ultimi 3 anni della sua storia e che si è resa necessaria per evitare di cadere vittima di comportamenti fraudolenti come in passato è avvenuto in particolare per i suoi parenti «ibor» e per il Libor in prima battuta. Stavolta i regolatori devono individuare il tasso fallback, quello cioè da utilizzare in caso di mancata disponibilità degli Euribor nei contratti che lo riguardano, il cui valore si stima nell’ordine dei 2.900 miliardi di euro.
Le due consultazioni pubbliche lanciate dalla Bce
Per trovare una soluzione il gruppo di lavoro sui tassi risk-free europei (promosso dalla Bce insieme a Commissione Ue ed Esma e guidato dai rappresentanti dell’industria) ha lanciato due consultazioni pubbliche: la prima servirà a raccogliere i pareri fra gli addetti ai lavori (non solo banche, ma anche società non finanziarie, organizzazioni industriali e associazioni di consumatori) sul tasso di «ripiego», individuato nell’ overnight €Str e sulle metodologie di calcolo da adottare per ciascuna attività; l’altra sui potenziali eventi che potrebbero attivare la procedura di emergenza. Per entrambe ci sarà tempo per rispondere fino al 15 gennaio prossimo, dopodiché si procederà auspicabilmente entro il primo trimestre 2021 alla pubblicazione di un resoconto e alla comunicazione delle soluzioni.
Problema in vista per gli operatori, non per i mutuatari
Il tema può forse apparire estremamente tecnico, e difficilmente avrà conseguenze pratiche per i clienti privati. Ai loro occhi la riforma è finora passata infatti pressoché inosservata, nonostante la fase non certo semplice attraversata dai mercati nell’ultimo anno, da quando cioè l’Euribor viene calcolato in base alla nuova metodologia. Non è però cosa di poco conto per chi opera quotidianamente su questi tassi, a partire ovviamente dalle banche.
Gli appuntamenti di Assiom Forex e Bce
La sua importanza è anzi testimoniata dal fatto che la stessa Bce abbia convocato per lunedì 14 dicembre una tavola rotonda specifica sull’argomento, che vedrà anche la presenza del membro del board, Isabel Schnabel. Si tratta di un appuntamento chiave per gli addetti ai lavori, che sarà preceduto venerdì 11 da un analogo evento organizzato da Assiom Forex, nel corso del quale l’associazione degli operatori dei mercati intende ancora una volta richiamare l’attenzione delle banche (e di numerose altre associazioni di categoria invitate a partecipare) sul tema della transizione ai nuovi benchmark.
Novità in arrivo (solo) per i mutui di nuova stipula
Se infatti la riforma ha finora sortito ben pochi cambiamenti per chi in passato ha contratto finanziamenti indicizzati all’Euribor, non si può certo dire che sia stata a impatto zero per le banche, a partire da quelle che contribuiscono alla determinazione del tasso stesso e che hanno quindi dovuto rivedere i propri processi interni adeguandosi alle nuove linee guida. Con il nuovo tassello ci si dovrà invece attrezzare per adeguare i contratti, inserendo al loro interno in modo specifico le clausole di fallback, ovvero l’indice sostitutivo: un’indicazione che varrà per le nuove stipule, ma che appare di difficile applicazione ai vecchi prodotti, per i quali occorrerà verosimilmente trovare una soluzione standardizzata.
Banche più consapevoli
La buona notizia, sotto questo aspetto, è che le banche italiane arrivano all’appuntamento con maggiore consapevolezza rispetto a un anno fa. «Anche se permane l’incertezza sul futuro e su quali decisioni saranno concretamente adottate è pur vero che una serie di importanti traguardi sono stati raggiunti e i programmi sembrano essere ben indirizzati, con possibilità di sfruttare eventuali sinergie interne o parte della conoscenza maturata sui risultati già conseguiti nell’ambito della riforma», spiega Alberto Montagano, Senior Manager di Be Management Consulting, sottolineando il ruolo chiave in questo processo del «grande lavoro di informazione e sensibilizzazione operato dalle grandi Banche e dalle associazioni di categoria».
Questioni di metodo, non di nome
Ad alleviare le possibili difficoltà delle banche europee (italiane comprese) ha senz’altro contribuito il fatto che la riforma dell’Euribor abbia riguardato a oggi essenzialmente la metodologia di rilevazione. Non si è invece dovuto procedere alla determinazione di un vero e proprio nuovo indice, come avviene invece per il Libor e, per rimanere in ambito area euro per il tasso overnight Eonia, sostituito definitivamente da €Str a fine 2021. Le procedure sono insomma meno complesse, anche se non prive di insidie.
«A complicare probabilmente il quadro – nota infatti Montagano – è ipotizzabile, come sembra apparire dai documenti pubblicati dalla Bce, un’indicazione e una gestione separata dei tassi di fallback per differenti tipologie di contratti». Anche se non si arriverà forse al paradosso del nuovo Libor Usa, che prevede fino a 6 «sostituti» diversi in base agli strumenti a cui si applica, la possibilità di adottare soluzioni differenti per prodotti diversi (e potenzialmente differenti anche fra prodotti cash e derivati con i quali i rischi vengono protetti) non è in questo caso da escludere. Con qualche difficoltà in più per adeguarsi alla normativa.
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