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Al Salone del Mobile torna Euroluce: le cose da non perdere

Dal nuovo layout alle mostre, dai marchi storici a quelli più sperimentali. Che cosa vedere all’interno della manifestazione dedicata al light design

di Sara Deganello

Michael Anastassiades nel suo stand (courtesy Salone del Mobile)

3' di lettura

Al Salone del Mobile è tornata Euroluce, la manifestazione dedicata al light design che mancava a Rho Fiera Milano dal 2019. Con un nuovo layout, curato dallo studio Lombardini22, che trasforma i padiglioni 9, 11, 13 e 15 in The City of Lights: spazi di accesso più ampli, stand raggruppati dentro a macro-isole, in un impianto quasi urbanistico.

Le mostre

Saltano subito all’occhio gli interventi culturali all’interno dello spazio: la mostre Albe. Luci di domani, a cura di Matteo Pirola, che mette in fila oggetti luminosi sfere orbitanti, superfici riflettenti, eclissi e aurore. Quella dedicata alla lampadina a incandescenza: Fiat Bulb. La sindrome di Edison. Un’installazione luminosa di Nanda Vigo. L’arena Aurora, progettata dai Formafantasma, che ospita incontri e conferenze con i protagonisti del settore (il programma giornaliero si può trovare sul sito del Salone) con soffitto cangiante. Sicuramente un punto di partenza.

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Nonostante la massa di persone in coda all’ingresso, la visita all’enorme padiglione di Flos (circa 800 mq), allestito dallo studio Calvi Brambilla, è da non perdere. La struttura racchiude infatti pezzi preziosi: i fratelli Ronan and Erwan Boroullec, per esempio, firmano per la prima volta individualmente due diverse collezioni. Il primo Céramique, una famiglia di lampade con corpo e diffusore in ceramica e finitura laccata cristallina, il secondo Emi, in alluminio, che secondo il designer «è una silhouette fatta di ombre che forniscono la luce». Anche Artemide, con la sua impostazione scientifica, propone nuove collezioni sicuramente da vedere, con nomi quali BIG (Bjarke Ingels Group), Mario Cucinella, Michele De Lucchi, Foster+Partners, Hassell Studio, Herzog & de Meuron.

Lampada che è anche un vaso

All’interno della proposta di Foscarini, trova spazio un piccolo manufatto da contemplare: è Fleur di Rodolfo Dordoni, una lampada wireless pensata come decoro per la tavola che può contenere l’acqua per un fiore. La fonte luminosa miniaturizzata nel corpo superiore illumina e sottolinea il profilo dello stelo in vetro. È un pezzo tecnologico e poetico alla stesso tempo.

A proposito di poesia, non può mancare una tappa nello stand di Michael Anastassiades. Il designer cipriota di sede a Londra, presenta pezzi emozionanti come Ta-ke e Relay, evoluzioni di una lampadina a Led lineare nati dell’evoluzione della mostra all’Ica di Milano del 2021 (Cheerfully ottimistic about the future): «È il nostro stand più grande finora in fiera, le persone vengono, si godono lo spazio e allo stesso tempo il senso di intimità. Mi piace il nuovo layout della manifestazione, penso sia meglio per il pubblico avere più spazio a disposizione tra uno stand e l'altro», ha commentato il designer.

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Luce per magia

Imprescindibile una fermata allo stand di Davide Groppi. «Mi piace pensare alle nostre lampade come a piccole invenzioni capaci, con molta semplicità, di emozionare e sorprendere», ha introdotto lui il lavoro di quest’anno. Sicuramente è il caso di Magia (design Michele Groppi), un tubo luminoso apparentemente senza fili della luce, sospeso grazie a due sottilissime corde, e di Vis à vis (design sempre Michele Groppi): un oggetto luminoso trasparente, wireless, anche qui senza fili, come se fosse fatto solo di luce.

Giocano sull’assenza di cavi dell’elettricità anche due delle proposte di Vibia, marchio della luce di Barcellona il cui stand in legno chiaro vale la pena visitare: Africa di Francisco Gomez Paz nasconde tutto all’interno. Mentre rimane sempre sorprendente PlusMinus, presentata alla scorsa Euroluce: una lampada plug & play alimentata da una cinghia che conduce elettricità progettata da Stefan Diez.

Pensando al futuro

Per un’ultima tappa pensando al futuro, nello stand di Lasvit si può prendere in mano lo stampo in micelio (è leggero!) con cui il duo Eva e Marcel Mochal dello studio didesign LLEV ha realizzato i vetri della lampada Symbioosa. Da Martinelli Luce invece è esposto il progetto Celeste: cinque progettisti reinterpretano la luce a partire dalla sostenibilità. Dalla lampada pieghevole che sembra una nassa in plastica riciclata (Ariosa, di Mario Alessiani) a quella per outdoor in materiale di recupero con pannello fotovoltaico annesso (Brim, di Andrea Steidl).

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