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Euroluce si rinnova nel format e riapre al mondo tecnico

Il settore, che in Italia fattura 2,5 miliardi, richiede competenze specifiche e tecnologiche legate all'intero progetto

di Giovanna Mancini

Trilix, famiglia di lampade per interni ed esterni disegnata da Mario Cucinella per Artemide

3' di lettura

La forma è sostanza, diceva Aristotele. E sebbene la nostra società sembri oggi pendere decisamente verso la prima (spesso svuotata dalla seconda), i cambiamenti importanti seguono ancora regole che confermano la tesi del filosofo greco.

Prendiamo il nuovo layout di Euroluce, la manifestazione biennale dedicata al settore illuminazione che si svolge negli anni dispari all’interno del Salone del Mobile e in questa edizione ospita 321 espositori, di il 45% dall’estero. Un layout espositivo totalmente rivisto, progettato dallo studio Lombardini22 e arricchito dal contenuto culturale interdisciplinare curato da Beppe Finessi, in collaborazione con numerosi designer e artisti.

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Quello di Lombardini22 è un progetto di grande forza e impatto, dice Carlo Urbinati, presidente di Assoluce, l’associazione che rappresenta l’industria italiana dell’illuminazione: 1.360 aziende, quasi 11mila addetti e 2,5 miliardi di euro di fatturato nel 2022, per il 77% realizzato all’estero. Ma la forza di questo progetto non si esaurisce nella sua forma, diversa e innovativa. Anzi: «La forma è tale perché esprime un significato: la volontà di allargare la proposta di Euroluce al mondo dell’illuminotecnica e rinnovare l’esperienza fieristica», spiega Urbinati.

Questa scelta risponde quindi alle mutate esigenze delle imprese della luce, uno dei settori che, all’interno della filiera legno-arredo, ha subito negli ultimi anni le trasformazioni più rapide e profonde, legate soprattutto all’evoluzione tecnologica e digitale. «Oggi la luce ha preso una strada estremamente specialistica – spiega ancora il presidente di Assoluce –. Per i produttori il focus è sempre meno sul singolo apparecchio, decorativo o tecnico che sia, da inserire in un progetto, e sempre più sul progetto stesso di illuminazione, a partire dal suo impianto». Ne deriva che anche gli interlocutori delle aziende sono sempre meno gli architetti “generalisti” o gli acquirenti finali, e sono invece sempre più spesso i grandi player dell’illuminazione, produttori delle tecnologie e delle fonti luminose, e i lighting designer. Figure molto specializzate, che da diversi anni non avevano più Euroluce come fiera di riferimento, dato che questa era diventata ormai la vetrina per eccellenza delle produzioni decorative, ma la manifestazione Lightt+Building di Francoforte. È qui che andavano i grandi player mondiali come Philips, Osram o Erco (per intendersi) e i professionisti della luce loro clienti. E sono questi espositori e visitatori che Euoluce intende ora riconquistare.

«Siamo solo all’inizio di questo nuovo percorso e siamo soddisfatti dei risultati ottenuti, ma c’è ancora molto da fare per consolidare il nuovo corso di Euroluce – dice Carlo Urbinati –. Abbiamo ampliato l’offerta espositiva, in modo che il focus non siano più solo i prodotti e gli aspetti decorativi, ma la possibilità di far trovare ai visitatori le novità in tutti i passaggi che compongono un progetto di illuminazione».

Funzionale a questo obiettivo diventa anche l’offerta integrata di contenuti culturali e occasioni di dibattito. Anche qui: forma e sostanza. Perché tre anni di pandemia hanno fatto capire alle aziende dell’arredamento e dell’illuminazione che è possibile fare business e crescere anche in assenza di eventi fieristici. Il futuro delle fiere, pertanto, si gioca sulla capacità di offrire contenuti unici, per i quali vale la pena investire e partecipare in presenza, creando l’occasione di avere, nello stesso momento e in uno stesso luogo, tutti i principali attori di un determinato settore.

Da qui la decisione di sviluppare un concept originale di attività culturali, attraverso il progetto scientifico e la direzione artistica di Beppe Finessi, che prevede un’articolata attività espositiva pluridisciplinare e una presenza di aree e ambienti pubblici, ciascuno progettato da un architetto differente, dedicati all’incontro, allo scambio, alla cultura e alle arti attraverso l’allestimento di diverse mostre. Tra queste, la personale della fotografa Hélène Binet, che indaga la relazione tra luce naturale e architettura; l’allestimento di Martina Sanzarello, che rende omaggio alla lampadina a incandescenza, ricostruendone la storia tra arte e design. Il cuore di Euroluce sarà «Aurore», la grande arena progettata da Formafantasma: un luogo di sosta ispirato alla piazza di una città vera e propria, che ospita e talk, conferenze e lectio magistralis.

Lo studio Lombardini ha inoltre lavorato per ridisegnare Euroluce anche da un punto di vista quasi urbanistico, migliorando il collegamento fra i quattro padiglioni e semplificando il percorso di visita, aumentando al tempo stesso la visibilità degli espositori e garantendo a ognuno uno spazio adeguato.

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