Europa, allarme Cina: «7 miliardi di mancati profitti per l’Auto entro il 2030»
Da un rapporto di Allianz Trade, unità del colosso assicurativo tedesco, emerge che i veicoli elettrici di fabbricazione cinese rappresentano effettivamente il rischio maggiore per le case automobilistiche europee
di Alberto Annicchiarico
I punti chiave
4' di lettura
Che l'industria automobilistica cinese rappresenti in prospettiva una minaccia per i costruttori europei in termini di erosione delle quote di mercato non è una novità. L'elettrificazione ha cambiato completamente lo scenario. Negli ultimi 15 anni la Cina ha investito ingenti risorse nella costruzione di un ecosistema di veicoli elettrici competitivo. E oggi guida il panorama globale, ha messo in evidenza un report di Allianz Trade, unità del colosso assicurativo tedesco, Nel 2022 in Cina è stato venduto oltre il doppio di auto a batteria rispetto all’Europa e agli Stati Uniti messi insieme. Con un vantaggio competitivo in quasi tutti i passaggi della catena del valore. Tra il 2020 e il 2022 la bilancia commerciale dell’automotive cinese è passata da un deficit di 31 miliardi di dollari a un surplus di 7 miliardi.
Mancati utili netti per 7 miliardi all’anno
Dal report, intitolato «La sfida cinese all'industria automobilistica europea», emerge che i veicoli elettrici di fabbricazione cinese potrebbero costare ai car-maker europei 7 miliardi di euro all'anno in mancati utili netti entro il 2030. «Se i produttori cinesi aumentassero le loro quote di mercato interno al 75% entro il 2030 - si legge nel report di Allianz Trade - le vendite totali in Cina da parte delle case europee diminuirebbero del 39%, con la produzione locale che scenderebbe da una stima di 4,4 milioni di unità a 2,7 milioni nel 2030».
L’import dalla Cina? Impatto fino a 24,2 miliardi
Non solo. «Se le importazioni in Europa di auto prodotte in Cina raggiungessero 1,5 milioni (PwC ne prevede 800mila al 2025, di cui meno della metà di brand occidentali, ndr) nel 2030, pari al 13,5% della produzione dell’Ue nel 2022, l’impatto del valore aggiunto sull’economia europea sarebbe di 24,2 miliardi di euro nel 2030 per il settore Auto: l’equivalente dello 0,15% del Pil europeo nel 2022, calcola Allianz Trade. Le economie più dipendenti dal settore automobilistico, come Germania, Slovacchia e Repubblica Ceca, potrebbero subire un colpo ancora maggiore: dallo 0,3% allo 0,4% del Pil.
Un allarme analogo per l’Italia sarà lanciato oggi da Aniasa (l’associazione nazionale dell’autonoleggio e della mobilità condivisa), in occasione della presentazione di uno studio di Bain & Company: «In risposta alle esigenze di sostenibilità economica dei consumatori, il mercato italiano sta diventando sempre più appannaggio di costruttori dell'Est, sia asiatici che dell'Est Europa, in grado di produrre auto a costi più competitivi. Per conquistare il mercato del Vecchio Continente, questi operatori stanno sfruttando nuove catene di fornitura, ma anche soluzioni creative, riposizionandosi nel frattempo su un segmento più premium, in linea con la domanda del mercato europeo. Dal 2015 ad oggi l'Europa ha perso la produzione sul proprio territorio di diversi milioni di vetture, oggi prodotte per lo più in Cina».
Cosa dovrebbe fare la politica?
Esistono delle contromisure? Secondo Allianz Trade la politica, segnatamente l'Unione europea, deve intervenire. Data l’importanza strategica del settore automobilistico per l’economia continentale, i decisori politici potrebbero lavorare ad accordi commerciali basati sulla reciprocità con con Cina e Stati Uniti. Anche consentire investimenti cinesi nell’assemblaggio in Europa potrebbe generare maggiore valore aggiunto, secondo Allianz Trade. Cruciale, certamente, l’aumento dell’autosufficienza nelle materie prime fondamentali per la produzione di batterie.
«La posta in gioco è alta: quattro auto su cinque vendute in Europa sono assemblate localmente», aggiunge il report. «L'Europa è anche la potenza mondiale delle esportazioni nel settore, con il commercio di automobili che ha generato ogni anno tra i 70 ei 110 miliardi di euro di surplus commerciale nell'ultimo decennio».
Il report evidenzia che l'Inflation Reduction Act (IRA) degli Stati Uniti ha reso l'Europa un obiettivo facile per le esportazioni cinesi, visto che per vendere auto elettriche nel Vecchio Continente, al momento, non esistono barriere, come sottolineato mesi fa dal presidente dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori, Luca de Meo. Negli Stati Uniti, invece, il 40% dei componenti della batteria deve essere di estrazione locale (80% dal 2026) o proveniente dai Paesi con cui sussiste un accordo di libero scambio (l’Europa non ne fa parte), pena l’esclusione dagli incentivi all’acquisto fino a 7.500 dollari.
Il mercato cinese ad aprile e l’invasione futura
Intanto le vendite di autovetture in Cina sono aumentate del 2,1% ad aprile rispetto al mese precedente, un ritmo di crescita più lento poiché l’effetto di stimolo delle riduzioni dei prezzi e degli incentivi è svanito, secondo la China Passenger Car Association (Cpca). Nei primi quattro mesi del 2023, le vendite sono diminuite dell’1,4% su base annua a 5,98 milioni di unità. Anche le vendite di veicoli a nuova energia (Nev), che includono auto elettriche a batteria e ibridi plug-in, sono scese del 3,6% su base mensile ad aprile e hanno rappresentato il 32% delle vendite totali di auto nel mese, secondo Cpca. BYD guida il settore con una quota di mercato del 37%, mentre Tesla ha una quota del 7,6%. Un calo in Cina non deve rassicurare.
Un mercato affollato di suv elettrici ha come effetto una maggiore pressione sulle case locali affinché accelerino le manovre di sbarco in Europa, dove i brand del Dragone, anche grazie alla spinta delle flotte, potrebbero toccare una quota di mercato del 5% a fine anno (2% nel 2022). Oltre la metà di queste vetture sono elettriche e rappresentavano a fine 2022 quasi il 6% del mercato. Secondo gli esperti di Inovev entro il 2030 i veicoli elettrici costituiranno il 40% delle vendite di auto nuove in Europa e i marchi cinesi rappresenteranno tra il 12,5% e il 20% di quel mercato completamente elettrico, con vendite comprese tra 725mila e 1,16 milioni di veicoli.
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