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Eurovita, nuovo round per il salvataggio: maxi vertice al Mef

Assicurazioni, banche e istituzioni proveranno a trovare un’intesa sul salvataggio della compagnia assicurativa controllata dal fondo Cinven

di Laura Galvagni

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Nuovo round sul caso Eurovita. Sarebbe in agenda per domani, presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, un vertice allargato tra assicurazioni, banche e istituzioni per provare a trovare un’intesa sul salvataggio della compagnia assicurativa al momento controllata dal fondo Cinven.

Come è noto nelle scorse settimane i cinque big assicurativi ossia Generali, Intesa Vita, Poste, Unipol e Allianz, sotto l’egida del Mef, hanno messo nero su bianco un piano che nei giorni scorsi è passato al vaglio delle banche distributrici. Coinvolte nella partita ci sono Sparkasse, Credem, Fineco e Fideuram, che nelle scorse ore hanno avuto l’opportunità di approfondire lo schema del possibile salvataggio. Il disegno delle cinque grandi compagnie italiane prevede la divisione di Eurovita in altrettanti rami d’azienda, tutti della stessa dimensione, che verrebbero poi rilevati dai big. In questo modo scomparirebbero la compagnia e il brand mentre i sottoscrittori delle polizze si ritroverebbero con in mano un contratto con Generali oppure con Unipol, Allianz, Poste o Intesa, ovviamente con tutte le garanzie che ciò comporta.

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In altre parole, il comparto si farebbe carico del rischio assicurativo e dei costi connessi all’integrazione del ramo d’azienda, compreso l’assorbimento del personale ad esso correlato. Tutto ciò mettendo sul piatto un controvalore complessivo stimabile in 500 milioni. Una cifra più elevata rispetto ai progetti di salvataggio di Eurovita circolati nelle ultime settimane. Se è vero infatti che l’aumento di capitale di 300 milioni riporterebbe la Solvency della società (ora calcolata attorno all’85%) vicino al 150%, non va sottovalutato che quella soglia resterebbe comunque distante dalla media italiana che, nonostante la recente dinamica dei tassi, si attesta attorno al 200%. Per giunta non è detto che la ricapitalizzazione da 300 milioni (100 milioni sono già stati iniettati) possa essere sufficiente a chiudere il dossier. Un’eventuale corsa ai riscatti, una volta scongelate le polizze (il termine è il 30 giugno), potrebbe infatti portare a nuove necessità di mezzi freschi.

Quanto allo schema studiato dai big, il disegno funziona senza intoppi per la spartizione del pacchetto di unit linked (6 miliardi di riserve), mentre per le gestioni separate (9 miliardi di asset) potrebbe essere indispensabile qualche riflessione aggiuntiva. Ed è qui che devono entrare in gioco le banche distributrici. Il settore assicurativo di fatto punterebbe a chiedere agli istituti di farsi “garanti” dei clienti ai quali hanno collocato il prodotto Eurovita. Come? Nel momento in cui il cliente dovesse decidere di chiedere il riscatto della polizza gli istituti dovrebbero subentrare nel contratto e portarlo a scadenza, beneficiando dell’eventuale rendimento e rimborso del capitale. È su questi dettagli, certamente non marginali, che si giocherà il confronto che si terrà domani al Mef.

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