ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùMattone cinese in crisi

Evergrande sull’orlo del default, sospese le contrattazioni a Shenzhen

Il big del real estate in profonda crisi che da un anno non riesce a onorare i debiti in scadenza perde in borsa il 20%

di Rita Fatiguso

3' di lettura

Chi salverà Evergrande, il big del real estate indebitato e in profonda crisi da almeno un anno a questa parte? I profitti sono crollati del 29%, pari a 1,6 miliardi di dollari. Ma la resa dei conti è arrivata e il più grande tra la dozzina di big del mattone cinese è sull’orlo del default. Che rischia di trascinare nel baratro l’intero settore. A Shenzhen non è riuscito a onorare gli interessi sul debito corporate in scadenza nel 2023, il mattone ha in mano la metà del debito corporate offshore cinese. Difficile che lo Stato corra in soccorso, anche se la caduta di una società considerata “too big to fail” rischia di portare al collasso tutto il sistema immobiliare cinese.

La lettera al Governo di un anno fa

Smentita dalla società, la lettera serviva proprio a questo: a chiedere un aiuto in presenza di una crisi di liquidità che stava travolgendo l’intero settore, colpendo anche la dozzina dei big players, tra cui Evergrande.

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Le performance sono peggiorate: la borsa di Shenzhen ha dovuto sospendere le contrattazioni della società di Guangzhou sul titolo che è caduto a picco. Gli investitori, molti dei quali banche straniere, non si fidano più.

Con i tassi di interesse sulle obbligazioni cinesi ad alto rendimento emesse offshore in crescita al 13,3% la scorsa settimana, infatti, c’è da stare poco tranquilli.

Il picco di fine luglio era già stato del 14 per cento.

In mano la metà delle emissioni offshore

I rendimenti più elevati indicano che i problemi di Evergrande hanno seminato preoccupazioni ben più ampie sulla salute del settore immobiliare, responsabile di circa la metà dell’emissione di obbligazioni offshore della Cina.

Il mattone, in generale, è sotto pressione perché Pechino vuol ridurre la leva finanziaria.

Il mercato obbligazionario cinese ad alto rendimento soffre molto. Evergrande ha accumulato 104 miliardi di dollari di passività ed è uno dei maggiori attori cinesi sui mercati internazionali del debito. Ma le azioni sono scese del 70% quest’anno e anche le obbligazioni sono crollate, colpite anche da problemi normativi, tra cui i divieti locali sulle vendite di appartamenti.

Oltre a rendimenti più elevati sulle obbligazioni in dollari emesse offshore, per ottenere liquidità le società stanno anche affrontando il problema del mercato interno denominato in renminbi. La crescita del credito emesso onshore è stata molto bassa, i governi locali oppressi a loro volta da problemi di debito sono riluttanti ad emettere nuove obbligazioni onshore.

Quest’anno hanno utilizzato meno del 40% della quota a loro carico per le obbligazioni speciali. Pechino insiste perchè mettano ordine nelle loro finanze.

S&P ha tagliato i ratings della società

La scorsa settimana, Evergrande aveva lanciato l’allarme e aveva avvertito che i suoi profitti sarebbero diminuiti fino al 39%. Nemmeno il salvataggio di Huarong - il più grande gestore di crediti inesigibili del Paese, partecipato dal ministero delle Finanze - ha giovato né al mercato nè a Evergrande & co. S&P Global Ratings ha tagliato il rating della società di ben due livelli.

Evergrande come Huarong? L’ipotesi è molto difficile. Huarong aveva rivelato che la leva finanziaria era salita di 1.333 volte alla fine dello scorso anno, con le perdite che hanno cancellato la maggior parte del capitale.

La società di Guangzhou, invece, che è completamente privata, difficilmente potrà usufruire del “sostegno straordinario” offerto a Huarong dal Ministero delle Finanze.


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