la crisi di taranto

Ex Ilva, ArcelorMittal ferma l’acciaieria 1

Stop all’impianto da giovedì 23 gennaio e fino ad aprile. Lo stabilimento andrà avanti con l’acciaieria 2

di Domenico Palmiotti

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3' di lettura

ArcelorMittal ferma da giovedì 23 gennaio l’acciaieria 1 e andrà avanti solo con la 2. L'acciaieria 1 resterà ferma sino a fine marzo. Il personale andrà in parte in cassa integrazione ordinaria e in parte sarà ricollocato sulla 2. Protesta dei sindacati metalmeccanici Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil che chiedono che l'azienda blocchi la fermata annunciata anche perchè, affermano, non c'è ancora nessuna trattativa su quello che sarà l'assetto futuro del gruppo siderurgico. Lo stop - dicono fonti sindacali - è dovuto alla crisi di mercato, per la quale la cassa integrazione è già in corso da luglio, e al fatto che per l'attuale livello di produzione della ghisa, dalle 11mila alle 11.500 tonnellate al giorno, è sufficiente una sola acciaieria anziché averne due a basso regime. Per questo la 2 marcerà con tutti e tre i convertitori di cui dispone.

«Riteniamo inaccettabile tale scelta da parte di ArcelorMittal - protestano le sigle Fim, Fiom e Uilm - in quanto a oggi non vi è un piano industriale condiviso con il Governo e le organizzazioni sindacali e pertanto chiediamo l'immediata sospensione della iniziativa unilaterale della multinazionale». Lunedì 20 gennaio - dicono i sindacati Fim, Fiom e Uilm - la direzione aziendale ha convocato le organizzazioni sindacali per comunicare i nuovi assetti di marcia dell'acciaieria. Secondo quanto comunicato da Arcelor Mittal, i nuovi assetti produttivi dell'area acciaieria sono determinati da una scarso approvvigionamento di materie prime e dall'attuale capacità produttiva legata alle commesse. Pertanto, dicono i sindacati, l'azienda ha conseguentemente determinato la fermata di Acc/1, spostando parte della stessa produzione in Acc/2 che passerebbe dall'attuale regime di 2 convertitori a 3 in marcia.

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«Tale situazione genera di fatto - dicono le sigle metalmeccaniche - una riduzione di personale da 477 a 227 unità determinando la collocazione di 250 lavoratori in cassa integrazione ordinaria. L'azienda ha ribadito la necessità di mantenere i presidi per la quasi totalità della manutenzione e del personale necessario di esercizio per garantire, in entrambi i casi, la salvaguardia impiantistica propedeutica alla ripartenza dell'impianto. Inoltre, una parte del personale di esercizio di Acc/1 verrà impiegato in Acc/2 a saturazione organico». La scorsa settimana ArcelorMittal ha annunciato la ripartenza del reparto Produzione lamiere per una commessa da 30mila tonnellate. Si tratta di quattro settimane di attività che toglieranno dal 10 febbraio dalla cassa integrazione 360 unità comprese quelle che nel frattempo erano state ricollocate su altri impianti. In vista della ripartenza dell'impianto, dal 16 gennaio sono rientrati dalla cassa circa 60 addetti alla manutenzione.


«Paradossalmente - dichiara Rocco Palombella, segretario generale Uilm
- con tre altoforni in marcia, si ferma l'acciaieria 1 avendone già predeterminato, nei mesi scorsi, le condizioni fermando una linea di agglomerato». E con lo stop dell'acciaieria 1, rileva Palombella, «non può essere sufficiente la temporanea marcia del treno lamiere, prevista dal prossimo 10 febbraio per quattro settimane, a far considerare positivamente il bilancio produttivo. In questo scenario così complicato e drammatico il Governo e ArcelorMittal continuano a perdere tempo prezioso. La scadenza di fine gennaio è ormai imminente». ArcelorMittal, prosegue Palombella, «continua a programmare assetti di marcia che vedono un ricorso molto elevato alla cassa integrazione, a rallentare gli investimenti di ambientalizzazione. Con meno di 4 milioni di tonnellate all'anno prodotte, si continuano a perdere consistenti quote di mercato. E tra qualche giorno scoppierà nuovamente il tema del mancato pagamento dello scaduto alle aziende dell'appalto».

In proposito, alla fine della scorsa settimana Confindustria Taranto è tornata a dar voce alla preoccupazione delle imprese. Il presidente Antonio Marinaro parla di “situazione grave” per l'indotto. Ma «allo stesso tempo - chiarisce - mi corre l'obbligo di evidenziare una recentissima interlocuzione avuta in tal senso con il vertice di Arcelor Mittal dal quale sono arrivate rassicurazioni circa i pagamenti alle aziende. Un passaggio importante, che ci auguriamo possa produrre i suoi effetti a breve». E un incontro tra ArcelorMittal e Confindustria Taranto per un punto di situazione potrebbe tenersi a giorni.

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