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Ex Ilva, arriva la prima grana per Draghi: mancati pagamenti per 1 milione al giorno

L’autorizzazione comunitaria alla nazionalizzazione sembrerebbe irreversibile: senza la caduta del governo Conte nessun dubbio procedurale, formale e sostanziale vi sarebbe stato

di Paolo Bricco e Domenico Palmiotti

Ilva, raggiunto accordo: Stato al 50%, da 2022 con controllo

3' di lettura

La nuova Ilva è un dossier pesante e pericoloso per il governo Draghi. Ora la sua gestione spetterà al neo titolare del Mef, Daniele Franco. I problemi sono tre. I primi due sono concreti: il completamento dell’operazione con ArcelorMittal, che si sarebbe già dovuta perfezionare da una settimana e che ha subito un rallentamento per la caduta del governo Conte, e le politiche verso i fornitori di ArcelorMittal, che ha ricominciato a non pagare le fatture.

Il terzo problema, il più radioattivo, è simbolico: l’ingresso dello Stato nel capitale della nuova Ilva ha una caratura politica, culturale ed economica netta e precisa, che pone un prima e un dopo nella recente storia italiana, anche perché realizzata dopo una lunga, estenuante e dolorosa vicenda, una ferita ancora aperta che il precedente esecutivo ha provato a ricucire con la nazionalizzazione.

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Affare corrente da 400 mln di euro

L’autorizzazione comunitaria all’operazione sembrerebbe averla resa irreversibile. Senza la caduta del governo Conte nessun dubbio procedurale, formale e sostanziale vi sarebbe stato. Con la caduta, però, le cose cambiano. Nella procedura, nella forma e nella sostanza. Il decreto del Mef con i 400 milioni di euro di capitale per Invitalia è pronto. Ha ricevuto la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. È, da giorni, alla firma di Roberto Gualtieri. È stato chiesto un parere alla Avvocatura dello Stato per comprendere se questa misura sia o no un affare corrente, dato che il governo Conte bis era in carica soltanto per l’ordinaria amministrazione. Il tema ha una sua specificità giuridica: lo stanziamento della dotazione finanziaria per Invitalia, controllata al 100% dal Mef, è definibile come un semplice affare corrente? Potrebbe esserlo visto che rappresenta un tassello di un mosaico delineato negli ultimi mesi. Ma potrebbe anche non esserlo dato che modifica in misura drastica i rapporti fra economia pubblica e privata.

A Taranto indotto in sofferenza

A Taranto, intanto, l’indotto è di nuovo in una profonda sofferenza finanziaria. L’ufficio acquisti della società guidata da Lucia Morselli ha smesso di pagare le fatture. Soltanto a Taranto le imprese segnalano ad oggi uno scaduto complessivo di circa 25 milioni, compreso anche gennaio che però ha fine mese come termine di pagamento ma di cui nessuno davvero, in una città desolata e in un tessuto produttivo sempre più debole e disorientato, si aspetta un saldo puntuale. Difficile dire quale possa essere l’ammontare complessivo delle fatture non corrisposte da ArcelorMittal Italia: di sicuro la cifra è maggiore, dato che diverse imprese del Nord siderurgico e meccanico hanno iniziato a rivolgersi - senza ottenere soddisfazione - sia alla consociata italiana di ArcelorMittal sia direttamente a Invitalia, prossima a rilevare - almeno sulla carta - il 50% di AmInvestco dal gruppo franco-indiano, per poi diventare in un anno proprietaria della maggioranza con la salita al 60% del capitale.

All’ultimo incontro con i sindacati non si è presentato nessuno di Invitalia. Anche per questo, tutte le sigle hanno proclamato per il 24 febbraio uno sciopero di 24 ore. A Taranto, la tensione è significativa. Ci sono anche i lavoratori di Ilva in amministrazione straordinaria: i suoi 1.600 dipendenti, esclusi da ogni ricollocazione, hanno indetto per il 17 febbraio una protesta.

Scattano i riposizionamenti

Intanto, a Roma l’intero «corpaccione» politico, amministrativo e lobbystico fluttua e flette mentre monta come una piena del Tevere la costruzione della sfera di Draghi dentro cui ogni potere, ogni mezzo potere e ogni frammento di potere provano a ricollocarsi. Il tema dei compiti, del posizionamento e del grado di operatività reale della Pubblica amministrazione è ancora tutto da squadernare nella rimodulazione, nella selezione e nell’orientamento che il nuovo esecutivo imporrà ad essa. E Domenico Arcuri, che fra i molti compiti aveva anche quello di completare la nazionalizzazione della nuova Ilva, è uno dei rappresentanti di questa Pubblica amministrazione.

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