Ex Ilva, Confindustria Puglia: servono gli aiuti, va salvato l’indotto
Le imprese che ruotano attorno ad Acciaierie d'Italia hanno maturato crediti per 100 milioni riferiti a lavori effettuati e non ancora pagati
di Domenico Palmiotti
I punti chiave
2' di lettura
L'indotto che ruota attorno ad Acciaierie d'Italia, ex Ilva, ha maturato crediti per 100 milioni riferiti a lavori effettuati e non ancora pagati. L'azienda committente è sempre più assediata dalla crisi di liquidità e dalla mancanza di circolante, che si riflette anche sull'acquisto delle materie prime che servono a produrre acciaio. I presidenti di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, e Taranto, Salvatore Toma, chiedono di «assicurare risorse ad Acciaierie d'Italia affinché saldi i crediti verso le imprese dell'indotto. La situazione è gravissima». Fontana e Toma propongono «che dal miliardo di euro stanziato ad agosto e previsto in uno specifico articolo del decreto Aiuti Bis per il sostegno alla siderurgia, vengano destinate congrue risorse per le aziende». Il miliardo in questione è quello che il Governo ha affidato ad Invitalia per l'aumento di capitale dell'ex Ilva e il suo rafforzamento patrimoniale. Citando proprio questa norma, Confindustria Puglia e Taranto sostengono che «parte di quelle risorse potrebbero essere destinate, rendendole direttamente fruibili per le aziende, a quella platea di fornitori che oggi soffrono pesantemente l'accumularsi di crediti insoluti. Imprenditori - si rileva - per la gran parte già penalizzati con la crisi del 2015 (a seguito della quale persero 150 milioni di crediti riconosciuti e confluiti nello stato passivo) che vedeva quale loro interlocutore non Arcelor Mittal né Adi (non ancora subentrate) bensì Ilva in amministrazione straordinaria».
Le aziende sono in una condizione insostenibile
«La condizione in cui versa l'indotto è insostenibile. Le ripercussioni di carattere sociale, in assenza di provvedimenti urgenti, saranno inevitabili», rilevano Fontana e Toma. I quali evidenziano «una condizione che investe un centinaio di realtà produttive che potrebbe rivelarsi non più gestibile in un arco di tempo ristretto, con conseguenze immaginabili sul fronte della tensione sociale ed eventuali ulteriori effetti non più governabili». A parere di Confindustria Puglia e Taranto, «l'unica soluzione possibile rimane pertanto uno specifico provvedimento da parte di Invitalia, (Agenzia per lo sviluppo d'impresa di proprietà del Ministero dell'Economia e socio di minoranza di Adi,) in grado di assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell'impianto siderurgico di Taranto attraverso uno stanziamento di risorse ad hoc che possa supportare lo stato di sofferenza delle aziende dell'indotto». «Per le aziende dell'indotto ex Ilva - affermano Fontana e Toma - è oramai questione di sopravvivenza. Se non arriveranno risorse urgenti per far fronte alla crisi di liquidità dovuta ai crediti vantati nei confronti di Acciaierie d'Italia, parliamo di circa 100 milioni di euro, sarà emergenza sociale». Confindustria Puglia e Taranto parlano infine di «situazione surreale». Mentre col Dl Aiuti Ter si prevede un altro miliardo per la decarbonizzazione e il preridotto di ferro, semilavorato, quest'ultimo, da caricare negli impianti riducendo l'uso di carbon coke e minerali per tagliare le emissioni - programmi però a lunga scadenza -, oggi c'è una fabbrica «che naviga a vista,senza alcuna certezza, nè prospettiva di alcun genere».
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