ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIndustria

Ex Ilva, nazionalizzazione più lontana. La via del negoziato con Mittal

Il Governo chiede l’impegno del socio privato. Fitto cerca l’intesa ma c’è il nodo dei fondi Ue. Intanto i sindacati confermano lo sciopero

di Carmine Fotina e Domenico Palmiotti

(Imagoeconomica)

3' di lettura

Un «concreto impegno del socio privato al rilancio dell’impianto». Ancora una volta, il futuro dell’ex Ilva è appeso a un negoziato con ArcelorMittal. Il governo lavora a un accordo ma, come emerge dal tavolo che si è svolto mercoledì 27 settembre a Palazzo Chigi con i sindacati metalmeccanici, non ha avuto ancora quelle garanzie attese per arrivare a una svolta sugli investimenti necessari.

Le tensioni

La situazione per quella che oggi è Acciaierie d’Italia (AdI) è tesissima. Franco Bernabè, presidente di AdI ed espressione del socio pubblico di minoranza, Invitalia, ha messo il suo mandato a disposizione del governo dopo aver denunciato una persistente situazione di stallo che mette a rischio il percorso di decarbonizzazione. E i sindacati, delusi dopo l’incontro, hanno confermato lo sciopero in programma per oggi.

Loading...

Il tavolo a Palazzo Chigi

Il tavolo a Palazzo Chigi è stato coordinato dal sottosegretario alla presidenze del Consiglio Alfredo Mantovano, con la presenza del ministro degli Affari Ue, Sud, coesione e Pnrr Raffaele Fitto, del ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso e della ministra del Lavoro Marina Calderone. Mantovano ha passato in rassegna le misure adottate dal governo prima dell’estate con il decreto 69. Fu un emendamento preparato dal ministro Fitto a chiudere le procedure di infrazione Ue in atto e a porre le basi per rilevare gli asset oggi in amministrazione straordinaria scavalcando il problema della confisca. Da quel momento Fitto ha assunto di fatto la regia del dossier facendo prevalere la linea del controllo privato di AdI, con l’ipotesi di far salire lo Stato in maggioranza che è finita nel cassetto. Il problema è ovviamente combinare gli impegni privati e il supporto pubblico per avviare un rilancio duraturo. Fitto vorrebbe formalizzare il tutto in un accordo, ma sul tavolo ci sono ancora temi di rilievo. Va concluso il negoziato con la Commissione Ue per sbloccare i fondi europei per la decarbonizzazione a valere sul RepowerEu e sul Just transition fund e, ovviamente, ArcelorMittal deve con decisione mettere mano al portafogli.

Le risorse necessarie

Secondo alcune fonti tecniche interpellate dal Sole 24 Ore, per rilevare i cespiti da Ilva in amministrazione straordinaria occorrerebbero tra 700 milioni e 1 miliardo. In totale, considerando anche le esigenze di liquidità e gli investimenti produttivi per il piano industriale, AdI dovrebbe sobbarcarsi tra 3,5 miliardi (ipotesi più conservativa, con i soli forni elettrici) e 4,5-5 miliardi (se si scommette anche sul rifacimento dell’altoforno Afo5).

Le interlocuzioni in corso

Palazzo Chigi parla di «interlocuzioni in corso con gli azionisti», di «tappa di un percorso in atto» e ribadisce «l’impegno a dare soluzioni di prospettiva». Ma per i sindacati, che oltre agli interventi di Mantovano e Calderone, sollecitata sulla sicurezza degli impianti, si aspettavano di ascoltare aggiornamenti anche da Fitto e Urso, le indicazioni del governo non sono sufficienti.

Lo sciopero confermato

È confermato lo sciopero di oggi a Taranto di 24 ore, che coinvolgerà i dipendenti diretti di AdI, delle imprese dell’indotto e i cassintegrati dell’amministrazione straordinaria. Ci sarà il presidio delle portinerie dello stabilimento e la protesta coincide con l’evento, un roadshow commerciale, che AdI ha indetto in fabbrica invitando tutti i principali clienti. Obiettivo dello sciopero: una contro narrazione del gruppo rispetto alla versione aziendale. «È finita la storia con questo gruppo industriale, è finita» dichiara Rocco Palombella della Uilm a proposito di ArcelorMittal. Commentando la riunione, Palombella spiega che «da parte del governo non ci sono state risposte, anzi ritengo che ci siano dei passi indietro perché mentre qualche mese fa c’era la possibilità di salire in maggioranza e c’era la possibilità che lo Stato assumesse la maggioranza, adesso quel ragionamento è tutto cassato». «Hanno iniziato a fare una interlocuzione con ArcelorMittal verificando se sarà ancora nelle condizioni di continuare ad essere la garanzia della produzione oppure no» aggiunge il segretario generale Uilm.

«Il Governo ha detto che si sta confrontando con la multinazionale per rinegoziare le prospettive - aggiunge Roberto Benaglia della Fim Cisl -. Non ci hanno dato alcuna informazione concreta su quali basi questo confronto si sta svolgendo né tempi certi. Abbiamo chiesto di essere coinvolti durante il percorso, non alla fine. Servono circa 5 miliardi per fare tutte le cose che servono: altoforno 5, investimenti, decarbonizzazione». «Abbiamo provato a rappresentare alla presidenza del Consiglio una situazione che è oggettiva - sostiene Michele De Palma della Fiom Cgil -. Siamo all’eutanasia di AdI e siamo all’eutanasia della siderurgia».

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti