ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùNuova bufera sull'acciaio

Ex Ilva, nuova inchiesta a Taranto. Procura mette sotto la lente i lavori ambientali

Tre indagati tra Ispra e Arpa: tentata concussione, falso e inquinamento ambientale

di Domenico Palmiotti

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4' di lettura

Si accende una nuova inchiesta sull'ex Ilva di Taranto. Stavolta l'attenzione della Procura (tre i magistrati che seguono il caso) non riguarda le emissioni, la mancata sicurezza o gli incidenti sul lavoro, ma i lavori di messa a norma ambientale della fabbrica. L'attuazione delle prescrizioni dell'Aia che entro agosto 2023 dovrà essere ultimata e che per l’Ispra, braccio operativo del ministero dell'Ambiente per i controlli, procede regolarmente verso l'approdo finale. Ma evidentemente la Procura di Taranto non è dello stesso avviso, visto che sono indagati per le ipotesi di reato di tentata concussione, falso e inquinamento ambientale, tre persone delegate ai controlli sulle opere e sull'attuazione delle prescrizioni.

Si tratta del 59enne Vincenzo Campanaro (dal 2019 direttore scientifico Arpa Puglia), del 55enne Francesco Astorri (responsabile Sezione valutazione e controlli impianti dell’Ispra, che ha firmato l’ultimo rapporto sui lavori di adeguamento in fabbrica), del 67enne Mario Carmelo Cirillo (fino al 31 luglio 2021 direttore dipartimento per la valutazione e la sostenibilità ambientale Ispra). Per i tre, il gip Francesco Maccagnano, su richiesta della Procura, ha disposto la proroga delle indagini.

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Ma dell'inchiesta si è appreso solo ora. Ed è un filone investigativo che, seppure già aperto da tempo, arriva a valle del mancato dissequestro degli impianti di Taranto - aspetto, questo, che a maggio scorso non ha permesso il closing dell'operazione - e mentre è in corso una complessa trattativa sulla ricapitalizzazione di Acciaierie d'Italia. Protagonisti, il socio privato Mittal (maggioranza) e quello privato Invitalia (minoranza), col Governo che vuole ricapitalizzare in anticipo sulla nuova data di maggio 2024 ma chiede analogo impegno anche a Mittal.

Già dall'estate Ispra ha detto che gli interventi sono ok

Già dalla scorsa estate Ispra ha dichiarato che gli interventi previsti per l'adeguamento degli impianti sono stati quasi tutti completati e certificati. E in una delle ultime riunioni dell'Osservatorio Ilva insediato al ministero dell'Ambiente, è stato affermato che l'esecuzione degli interventi rimanenti è in linea con i tempi previsti. Ispra ha anche stimato lo scenario emissivo post-operam (cioè successivo alla realizzazione degli interventi) e relativo a una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio. Emerge, a tal proposito, una riduzione significativa delle emissioni di polveri rispetto allo scenario ante-operam. Riduzione valutata intorno al 40 per cento per PM 2,5 e PM 10. Tale scenario è stato trasmesso dal ministero dell'Ambiente a quello della Salute per le valutazioni che consentiranno di verificare se, dopo la realizzazione del piano ambientale della fabbrica, sono ancora presenti, ed eventualmente in che misura, situazioni di rischio sanitario. Il ministero della Salute dovrebbe predisporre un documento a breve.

Verso la nuova Aia della fabbrica

Questo passaggio dovrebbe fare da battistrada anche alla richiesta della nuova Aia per l'ex Ilva prevista a febbraio, sei mesi prima della scadenza dell'attuale. Vi è da dire che sebbene Ispra, così come Acciaierie d'Italia, gestore degli impianti, e Ilva in amministrazione straordinaria, che ne detiene la proprietà, abbiano sempre parlato di situazione migliorata grazie ai vari lavori fatti, esposti, denunce e segnalazioni all'autorità giudiziaria da parte di cittadini, ambientalisti, associazioni e comitati, non si sono mai fermati. Anche in questi anni che la produzione di acciaio dell'ex Ilva è stata molto ridotta anche perchè diversi sono gli impianti fermi. Quest'anno, per esempio, si chiuderà con circa 3 milioni di tonnellate.

Secondo un report di Ilva in as aggiornato a giugno scorso, è di quasi un miliardo il totale speso sinora per interventi nelle aree produttive del siderurgico. Nello specifico si tratta di 936,533 milioni, divisi in 844,010 milioni per la parte ambientale e 92,523 per quella dei rifiuti. Tra le maggiori voci di spesa figurano 281,802 milioni per i parchi di stoccaggio delle materie prime, 130,710 per nastri trasportatori, torri di collegamento ed edifici, 186,258 per le cokerie, 32,351 per l'area gestione rottami ferrosi. Circoscrivendo la spesa al solo periodo 1 novembre 2018-30 giugno 2022 e quindi alla gestione AM InvestCo Italy e Acciaierie d'Italia, si hanno 732,593 milioni relativi alle prescrizioni attuate. Degli oltre 732 milioni, 674,383 milioni riguardano il solo capitolo ambientale.

Mancato dissequestro e confisca

Va aggiunto che gli impianti non solo non sono stati dissequestrati - aveva fatto istanza, la scorsa primavera, la proprietà di Ilva in amministrazione straordinaria e Procura e Corte d'Assise hanno detto no - ma su di essi grava anche la confisca decisa dalla Corte d'Assise con la sentenza di maggio 2021 del processo “Ambiente Svenduto”, relativo alla precedente gestione Riva, le cui motivazioni sono state depositate nei giorni scorsi. Anche se la confisca sarà operativa solo se confermata dalla Corte di Cassazione, i giudici dell'Assise osservano che “la situazione emersa dal dibattimento - attualizzata al momento della decisione finale - evidenzia la mancata esecuzione del piano ambientale, sicchè deve dirsi concreto e attuale il pericolo di ulteriori conseguenze negative in termini di ambiente e salute”. Per i magistrati del collegio, “al momento della decisione finale solo una parte delle prescrizioni idonee adeliminare le situazioni di pericolo risultava realizzata, con la conseguenza che il dissequestro dell'area a caldo provocherebbe gravissime conseguenze a causa dei rischi rilevanti che l'impianto ancora presentava”. Secondo la Corte d'Assise, infine, “i lavori riguardanti il piano ambientale, ancora non eseguiti, afferiscono interventi importantissimi relativi ad aree dello stabilimento che dall'esame dei periti in sede di incidente probatorio sono risultate le più inquinanti”.


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