VERTICE AL MINISTERO 

Ex Ilva: nel nuovo piano Arcelor Mittal 4.700 esuberi nel 2023 di cui 2.900 subito. Patuanelli «deluso»

Incontro al ministero dello Sviluppo economico tra il consulente del governo per Arcelor Mittal Francesco Caio, l’ad di Arcelor Mittal Lucia Morselli, i rappresentanti del Mef e i commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria

Ex Ilva, Conte: da governo massima determinazione e attenzione

2' di lettura

Arcelor Mittal ha presentato, in occasione dell’incontro che si è tenuto al ministero dello Sviluppo economico nel pomeriggio di mercoledì 4 dicembre, un nuovo piano al 2023 per la ex Ilva di Taranto che prevede 4.700 esuberi a fine percorso, di cui 2.900 devono essere tagliati subito.

I sindacati hanno respinto al mittente l’ipotesi aziendale spiegando, nel corso del vertice, presente il ministro Stefano Patuanelli, che per loro resta valido l’accordo del settembre 2018. Di qui la decisione di prevedere uno sciopero dei lavoratori ex Ilva e una manifestazione nazionale a Roma il 10 dicembre.

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All’incontro hanno partecipato il consulente del governo per Arcelor Mittal Francesco Caio, l’ad di Arcelor Mittal Lucia Morselli, i rappresentanti del Mef e i commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria.

Patuanelli: da azienda passi indietro, deluso
«L’azienda invece di fare un passo avanti ha fatto qualche passo indietro, ricominciando a parlare di 4.700 esuberi alla fine del nuovo piano industriale, che prevede comunque un forno elettrico e una produzione finale di 6 milioni di tonnellate. Questa non è l'idea che ha il Governo sullo stabilimento. Riteniamo che la produzione a fine piano debba essere più alta, arrivando almeno ad 8 milioni di
tonnellate».

Il ministro: «Ora nostro piano»
«Tra venerdì e lunedì - avrebbe detto il ministro dello Sviluppo economico, secondo quanto riferito da fonti sindacali - il governo presenterà un suo piano industriale che farà diventare Ilva un esempio di impianto industriale siderurgico, con uso di tecnologie sostenibili, con forni elettrici e altri impianti ecosostenibili per arrivare a una produzione di 8 milioni per tutelare livelli occupazionali».

Landini: è un piano di chiusura
Molto negativa la valutazione dei sindacati. «Non è un piano industriale, è un progetto di chiusura nel tempo di Taranto e di Ilva», ha affermato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Abbiamo un accordo firmato un anno fa che prevede investimenti, 8 milioni di tonnellate di acciaio da produrre e quella è la base da cui partire. Per noi la discussione è possibile se si parte dall'accordo che abbiamo firmato».

Furlan: incontro andato malissimo
«Non ci sono le condizioni per aprire un confronto - ha concordato la segretaria generale della Cisl Anna Maria Furlan - Noi un accordo lo abbiamo fatto un anno fa e non venti anni fa anni e per noi quello rimane. E con quelle caratteristiche. L'incontro è andato malissimo, rigettiamo la proposta dell'impresa. Sul tavolo ci sono complessivamente 6300 esuberi tra nuovi e vecchi, per noi quindi non esiste alcuna possibilità di aprire una discussione di merito se la proposta dell'azienda rimane questa».

Per approfondire:
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