Siderurgia e ambiente

Ex Ilva: Oms, intensificando Aia meno morti ed emissioni ma fabbrica resta un problema

Per l'Oms, «mentre le emissioni sono relativamente ben monitorate, si sa meno di altre vie di esposizione che coinvolgono il suolo o l’acqua»

di Domenico Palmiotti

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4' di lettura

Una significativa riduzione della mortalità e delle emissioni dal 2012 in poi, cioè dopo l'Autorizzazione integrata ambientale successiva al sequestro giudiziario degli impianti siderurgici. Questo dicono gli scenari del rapporto che, su commissione e finanziamento della Regione Puglia, ha presentato l'Oms il 21 gennaio con riferimento all'ex Ilva di Taranto, ora Acciaierie d'Italia, e al suo impatto sanitario. I tre scenari sono legati all'implementazione delle misure richieste nell'ambito dell'Aia 2012.

Per l'Oms, «l'impatto degli impanti ex-Ilva è stato considerevole, ma non ancora del tutto caratterizzato. Mentre le emissioni dirette nell'aria sono relativamente ben monitorate, si sa meno di altre vie di esposizione che coinvolgono matrici diverse come il suolo o l’acqua».

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E ancora: «Le emissioni nell’aria dell’impianto ex-Ilva, se tradotte in concentrazioni di PM, sono causa di eccessi di mortalità e altri impatti negativi sulla salute, con relativi costi economici». E soprattutto «le stime di questo rapporto sono pienamente in linea con le valutazioni precedenti, effettuate dalle autorità regionali e da altri ricercatori».

I tre scenari e la curva discendente dei decessi

Per i decessi nella sola Taranto, gli scenari individuati da Oms dicono che pre 2010 si calcolano 180 morti premature l'anno per cause non accidentali, che con l'Aia 2012 si scende a 114 e post Aia, nel 2015, a 31. Decessi prematuri che per l'area indagata dalla Valutazione di danno sanitario (Vds) passano invece da 156 all'anno pre Aia nel 2010, a 100 nel 2012 per arrivare a 28 post Aia nel 2015. L'Aia 2012 è quella che ha introdotto nuove, stringenti prescrizioni rispetto a quella del 2011 che i pubblici ministeri, nel processo “Ambiente Svenduto” svoltosi in Corte d'Assise a Taranto nei mesi scorsi e conclusosi con pesanti condanne, hanno definito “farlocca” perchè costruita sulle indicazioni dell'azienda, allora in mano al gruppo Riva.

Va anche notato, comunque, che dopo il sequestro degli impianti, negli anni successivi e ancora oggi che l'ex Ilva è sotto la guida di Acciaierie d'Italia (ma in quest'ultimo caso per ragioni impiantistiche), la produzione di acciaio si é fortemente ridotta rispetto alle potenzialità della fabbrica. Lo scorso anno è stata di poco superiore ai 4 milioni di tonnellate (nonostante il mercato positivo) mentre è stata di circa 3,4 milioni nel 2020. Dal 2015 è poi fermo l'altoforno 5, il più grande d'Europa. Si è abbassato, quindi, l'indice dei decessi e uno degli inquinanti, il PM 2.5, rispetto al periodo pre 2010, ha registrato un taglio di emissioni del 34 per cento nel 2012 e del 66 per cento nel 2015.

Il danno economico negli anni indagati

L'Oms ha quantificato il danno economico dovuto alla mortalità prematura per l’area metropolitana di Taranto.
È pari ad almeno 85 milioni di euro l'anno per la situazione pre-Aia 2010, passerebbe - ragionando sempre di scenari - a 53 milioni di euro per lo scenario produttivo intermedio dell'Aia 2012 e rimarrebbe comunque a 15 milioni di euro l'anno se fossero applicate le prescrizioni post-Aia 2015. Lo studio è costruito sulla base della Valutazione del danno sanitario (Vds) condotta da Arpa Puglia, Aress Puglia e Asl Taranto (versione 2018), il progetto “Sentieri” del ministero della Salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità e il Piano strategico di sviluppo e valorizzazione dell’area di Taranto della Regione Puglia.

Mancano gli under 30 e gli aspetti su suolo, acqua ed alimenti

Lo studio «si limita ai soli adulti di età superiore a 30 anni e non considera gli effetti sinergici dovuti all’esposizione a più sostanze chimiche contemporaneamente, né gli effetti aggiuntivi dovuti all’esposizione agli stessi contaminanti attraverso vie di esposizione diverse da quella inalatoria, come la contaminazione dei suoli, degli alimenti o delle acque, nonché l'impatto dei rifiuti urbani o speciali». Tant'é che si indica come «ambito di approfondimento» da parte dell'Oms la «conduzione di ulteriori valutazioni per caratterizzare meglio gli impatti sanitari nei bambini e le esposizioni attraverso la catena alimentare e la contaminazione dell'acqua».

Emiliano: c'è chi vuole inficiare le nostre valutazioni

Per il governatore pugliese Michele Emiliano, «anche quando sei sicuro del fatto tuo, sentire un parere così autorevole come quello dell'Oms è stato quasi una necessità». «Voglio organizzare un lavoro di monitoraggio permanente - annuncia Emiliano - perche quando il clamore dei processi di abbassa, c'é qualcuno che tenta di dire che non è così dannoso questo stabilimento. Ecco perché a noi serve continuare». Emiliano parla di «dati accertati e inoppugnabili» e afferma che «sono stati fatti tentativi da parte di taluni di mettere in discussione i processi di Valutazione di danno sanitario della Regione». Il riferimento di Emiliano è all'azienda che contesta criteri e metodi della Vds e che giorni fa si è vista riconoscere dal Tar Lazio l'accesso ai dati delle amministrazioni Arpa Puglia, Aress Puglia e Asl Taranto (accesso da queste in prima battuta negato).

Una conoscenza di informazioni che, come hanno riconosciuto i giudici del Tar Lazio, non lede alcuna privacy perchè sono dati già catalogati e resi anonimi e serve ad Acciaierie d'Italia a controbattere in sede di riesame dell'Aia 2012. «Risulta ancora più urgente, allora, definire la road map della decarbonizzazione in tempi più stringenti rispetto al decennio suggerito dai vertici di Acciaierie d'Italia. Come sosteniamo da anni, l'accordo di programma è un’opzione non più rinviabile per risolvere il conflitto tra città e grande industria»: è il commento dell'ex sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci.


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