Ex Ilva, la procura ordina lo spegnimento dell’altoforno 2
di Domenico Palmiotti
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Nel giorno del vertice al Mise tra il ministro Luigi Di Maio, ArcelorMittal, Ilva in amministrazione straordinaria e sindacati (il ministro ha ribadito che l'immunità penale non si ripristina), scoppia a Taranto un nuovo caso giudiziario legato all'acciaieria. L'altoforno 2, uno dei tre attualmente operativi, è infatti a rischio spegnimento a seguito del ripristino del sequestro del 2015. Lo dispone il provvedimento del sostituto procuratore, Antonella De Luca.
Nel vertice al Mise, riferisce Marco Bentivogli, segretario generale Fim Cisl, Di Maio ha annunciato che il Governo “sta interloquendo con la Procura” chiedendo “di sospendere il provvedimento di spegnimento”. L'atto del sostituto De Luca é uno sviluppo della vicenda giudiziaria cominciata nel giugno del 2015 quando, a seguito di un grave incidente proprio all'altoforno 2, la fuoriuscita di ghisa, perse la vita a causa delle ustioni l'operaio 35enne Alessandro Morricella. All'epoca il gip Martino Rosati dispose il sequestro senza facoltà d'uso dell'altoforno.
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Per evitare contraccolpi sull'acciaieria, che con soli due altiforni in marcia a quel punto sarebbe stata costretta a fermarsi del tutto, il Governo varò un decreto legge che dispose due cose: che l'altoforno restasse in funzione nonostante il sequestro e che i commissari Ilva presentassero alla Procura un piano di messa a norma e di sicurezza. Cosa che avvenne. La Procura validò il piano e ne dispose all'Ilva la restituzione condizionata. Adesso il giudice dell'udienza preliminare Pompeo Carriere, che si sta occupando del caso Morricella (sette persone rinviate nel frattempo a giudizio, processo ad ottobre), sulla base di accertamenti tecnici effettuati, ha riscontrato che non tutti i lavori a suo tempo prospettati, sono stati in realtà eseguiti. E quindi persiste una condizione di insicurezza. Il gup ha così rigettato l'istanza di dissequestro avanzata dall'amministrazione straordinaria di Ilva.
Di conseguenza, il sostituto procuratore De Luca ha preso atto sia del rigetto del dissequestro da parte del gup, che della relazione del custode giudiziario della fabbrica, Barbara Valenzano, che è anche direttore del Dipartimento Ambiente della Regione Puglia. Scrive infatti il sostituto De Luca che permangono le “esigenze cautelari”. Questo perché, rileva De Luca, “alcune delle prescrizioni a suo tempo imposte col provvedimento di restituzione condizionata”, dell'altoforno 2, “del 7.9.15 risultano non attuate o attuate solo in parte, il che non può che condurre ad un rigetto dell'istanza”. “Si dispone - scrive ancora il pm De Luca -, ai fini della compiuta esecuzione del sequestro preventivo del 27.6.15 dell'altoforno 2, l'avvio delle procedure per lo spegnimento del suddetto impianto secondo il cronoprogramma che verrà redatto dal custode”.
Il custode giudiziario Valenzano è stato quindi incaricato dal sostituto De Luca di procedere alla “concreta programmazione delle modalità e dei tempi di esecuzione del sequestro preventivo dell'Afo 2, verificandone la relativa attuazione”. Ma si fermerà davvero l'altoforno 2? L'atto di De Luca é stato notificato sia a Ilva che ad ArcelorMittal. Gli avvocati sono già al lavoro in queste ore. Si presume che i legali faranno richiesta di sospensiva del sequestro impegnandosi a presentare un nuovo piano di messa norma che risolva le carenze ancora riscontrate. Il tempo necessario alla mosse legali c'é, anche perché la programmazione dello spegnimento di un impianto molto complesso come un altoforno richiede del tempo.
Vi è da dire che a valle del decreto del Governo (premier era Matteo Renzi) che aveva disposto la continuità produttiva dell'altoforno nonostante il sequestro, il gip Martino Rosati si rivolse alla Corte Costituzionale dicendo che quelle norme erano anticostituzionali. E la Consulta sul punto si espresse a maggio 2018 dando ragione al magistrato. Affermò infatti che in questa specifica occasione, al contrario del decreto del 2012 che aveva bilanciato interessi di pari rango come salute e lavoro, emergeva “un vizio di illegittimità costituzionale per non aver tenuto in adeguata considerazione le esigenze di tutela della salute, sicurezza e incolumità dei lavoratori, a fronte di situazioni che espongono questi ultimi a rischio della stessa vita”. La bocciatura del decreto da parte della Consulta non ebbe però effetti sulla fabbrica, nè sull'altoforno 2. L'Ilva disse infatti che la questione era stata nel frattempo superata con i lavori fatti all'impianto e col piano di messa a norma presentato alla Procura di Taranto nell'estate 2015 e da questa approvato. Ma il sostituto De Luca adesso riapre i giochi.
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La questione altoforno 2 ha fatto irruzione nel bel mezzo del vertice convocato oggi al Mise dal ministro Di Maio con ArcelorMittal, i nuovi commissari di Ilva, i sindacati e Confindustria Taranto. Il ministro ha ribadito ad ArcelorMittal che non c'é possibilità alcuna che sia ripristinata l'immunità penale collegata al piano ambientale, istituita da una legge del 2015 e ora soppressa dal 6 settembre prossimo col decreto legge Crescita.
ArcelorMittal ne fa un punto dirimente per la sua presenza a Taranto, la ritiene la necessaria garanzia legale per continuare ad investire nell'ex Ilva, ma Di Maio al tavolo ha dichiarato: “Sulla reintroduzione dell'immunità penale, voglio essere ben chiaro. Non esiste alcuna possibilità che torni. In questi mesi di interlocuzione ho sempre detto ad Arcelor Mittal che la dirigenza dell'azienda non ha nulla da temere dal punto di vista legale se dimostra buona fede continuando nell'attuazione del piano ambientale: se si chiede di precisare questo concetto attraverso interpretazioni autentiche anche per norma, siamo assolutamente disponibili. Ma nessuna persona in questo Paese - ha sostenuto Di Maio - potrà mai godere di una immunità per responsabilità di morti sul lavoro o disastri ambientali”.
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