ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLA CRISI DELL’ACCIAIO

Ex Ilva, Conte: «Niente scuse, ArcelorMittal rispetti i patti»

Politica in movimento dopo l’annuncio di rescissione del gruppo dal contratto di acquisto - Renzi e la nostalgia per la cordata Jindal-Arvedi-Cdp

di Matteo Meneghello

ArcelorMittal restituisce l’Ilva allo Stato italiano

6' di lettura

Slitta a mercoledì 6 novembre l’incontro tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e i vertici di ArcelorMittal Italia, nel tentativo di ricomporre la frattura tra le parti, all’indomani della lettera con cui il gruppo siderurgico, che ha rilevato (per il momento in affitto) gli asset dell’ex Ilva, ha annunciato la volontà di recedere dal contratto per giusta causa (secondo l’azienda la decisione di eliminare lo «scudo penale» nell’esecuzione del piano ambientale sarebbe una modifica al quadro giuridico tale da consentire il recesso).

Conte: non si cambia strategia adducendo scudo
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiude: «Ci sono impegni contrattuali da rispettare e su questo saremo inflessibili, non si può pensare di cambiare una strategia imprenditoriale adducendo a giustificazione lo scudo o il non scudo penale che tra l’altro non è previsto contrattualmente». «Domattina - ha aggiunto il premier - incontreremo i vertici della proprietà. Vorrei ricordare che non stiamo parlando di un’acquisizione fatta tramite una vicenda di mercato, ma che c’è stata una procedura di evidenza pubblica, un’aggiudicazione all’esito di una gara ed è stato stipulato un contratto».

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Gualtieri: tutto per evitare esito drammatico
«Penso che un paese serio debba fare tutto il possibile e il necessario per evitare quello che sarebbe un esito negativo drammatico» ha detto il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, nel corso dell’audizione sul dl fisco, rispondendo a domande dei deputati sulla situazione dell’ex Ilva. E ha aggiunto: «Mi è piaciuto il titolo di un quotidiano che ha citato le parole dell’ormai ex presidente della Bce, Mario Draghi: whatever it takes...».

Patuanelli: recesso non legato a scudo penale
«Non esiste alcuna clausola di recesso legata al cosiddetto scudo penale - ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli -. Esiste una clausola di recesso in caso cambi il piano ambientale (Dpcm 29 settembre 2017, che ha integrato e modificato altro Dpcm del 2014), cosa mai avvenuta. Non c’è alcun riferimento implicito o esplicito all’immunità penale negli elementi dell'accordo e del contratto». E ancora: «Non permetteremo ad Arcelor Mittal di ricattare lo Stato italiano mettendo sul piatto oltre 5 mila esuberi. Gli impegni vanno mantenuti e i cicli produttivi
in flessione possono essere accompagnati con strumenti di sostegno, non licenziando le persone. Specialmente quando un anno prima si è firmato un accordo per la piena occupazione».

Catalfo: maggioranza compatta su tutela occupazione
«La maggioranza è compatta, vogliamo tutelare i livelli occupazionali e gli investimenti sulla siderurgia in Italia. Domani incontreremo i vertici dell’azienda e capiremo cosa vuole fare», ha aggiunto la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.

A.Mittal: Costa, se rispetta piano non serve immunità
«Finché tu rispetti il piano ambientale, non ti devi preoccupare di avere o non avere l’immunità penale - ha affermato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenuto alla manifestazione Ecomindo -. Arcelor Mittal lo sta rispettando, lo sta anticipando di poco, quindi l’immunità penale per l’aspetto ambientale non ha ragione di essere».

Nel pomeriggio i sindacati incontrano ad ArcelorMittal Morselli
Nel pomeriggio di martedì 5 novembre, si è appreso da fonti sindacali a margine del consiglio di fabbrica unitario che si è svolto alla presenza dei delegati di Fim, Fiom e Uilm, i sindacati metalmeccanici incontreranno nello stabilimento siderurgico di Taranto l’amministratore delegato di ArcelorMittal Lucia Morselli. I sindacati hanno deciso di dare vita ad un presidio domattina nei pressi della direzione, lasciando il Consiglio di fabbrica permanente.

Zingaretti, Pd proporrà iniziative parlamentari
Il Pd proporrà «iniziative parlamentari» per quanto riguarda la vicenda dell’ex Ilva, dopo il passo indietro di Arcelor Mittal. Lo ha annunciato il segretario del Pd Nicola Zingaretti. In queste ore il Pd lavorerebbe a un emendamento che preveda l'immunità penale per tutte quelle aziende che si cimentano in bonifiche industriali e quindi non si configuri come una misura ad hoc per ArcelorMittal. I Dem punterebbro a inserire l'emendamento nel dl fiscale ma resta il nodo dell'ammissibilità

«Il Pd - ha chiarito il presidente dei senatori Dem Andrea Marcucci - depositerà nelle prossime ore una richiesta di informativa urgente al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulla questione ex Ilva. Crediamo che il Presidente debba venire a riferire in Parlamento la prossima seduta o comunque in tempi brevi».

Mentre la maggioranza cerca di riaprire il tavolo di trattativa, dall’opposizione il leader della Lega Matteo Salvini apre: «Se il governo porta un provvedimento utile per salvare i posti di lavoro avrà il sostegno della Lega. Questo è il nostro impegno», ha detto l’ex vicepremier alla manifestazione di Napoli. «Ma se il Governo va avanti aggrappandosi ai codicilli faremo barricate in Parlamento - ha anche aggiunto Salvini - non scherziamo proprio con il lavoro di 10 mila persone».

Il premier: interlocutore solo A.Mittal,rispetti impegni
Su un altro versante politico si lavora a soluzioni alternative. Secondo quanto riportano Repubblica e Ls Stampa, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, sarebbe al lavoro per costruire una cordata alternativa ad ArcelorMittal Italia, in grado di rilevare gli asset dell’ex Ilva. «I nostri interlocutori - ha chiarito Conte - sono quelli che ci sono ora e che devono rispettare gli impegni contrattuali. È su questo che ci confronteremo e pretendiamo che siano rispettati gli impegni per quanto riguarda le bonifiche ambientali che sono un tassello fondamentale della complessa strategia industriale per quella comunità e per quel polo industriale».

La suggestione della cordata concretizzerebbe invece una sorta di replica di AcciaItalia, la cordata che ha partecipato, perdendo, all’ultimo bando per la cessione degli asset (perdendo proprio contro ArcelorMittal). L’amministratore delegato della defunta AcciaItalia (la società è stata liquidata), Lucia Morselli, oggi guida proprio ArcelorMittal Italia.

Renzi annuncia emendamento Iv per reintrodurre scudo
Intanto l’ex presidente del Consiglio annuncia la presentazione di un emendamento al decreto fiscale collegato alla manovra, allo stato attuale all’esame della Commissione Finanze della Camera. «Il problema - si legge nella e-news - è che io ritengo che Mittal se ne voglia andare e stia cercando pretesti. Qui il problema è capire se qualcuno vuole chiudere Taranto per togliersi dai piedi un potenziale concorrente. È un rischio che molti hanno evocato fin dai tempi della gara, nel 2017. Ma proprio per questo credo che si possa agevolmente recuperare la questione dello scudo penale anche con un emendamento al Dl fiscale che sta per arrivare in Parlamento (lo ha già preparato la collega Lella Paita e lo firmeranno molti di noi)».

L’ipotesi della cordata
Sullo sfondo delle parole di Renzi, l’ipotesi circolata nelle ultime ore che l’ex rottamatore lavori a una cordata con Jindal e Cdp che rilevi la fabbrica. Renzi potrebbe fare leva sulla volontà di rivalsa di Sajjan Jindal, leader del gruppo Jindal, che fu superato da Laksmi Mittal sul filo di lana nella gara per l’Ilva. Oggi il gruppo Jindal controlla a Piombino l’ex Lucchini, un ex ciclo integrale di cui rimangono solo tre laminatoi, e nel quale siede Marco Carrai, compagno di avventura dell’ex premier Matteo Renzi (ha seguito in qualità di legale le vicende legate all’acquisizione del complesso toscano da parte degli indiani).

Sul piano industriale il progetto incontra qualche perplessità: Jindal sta mostrando qualche incertezza nella gestione di Piombino e il contesto di mercato è difficile. Inoltre le risorse del gruppo guidato da Sajjan Jindal non sembrano al momento sufficienti a getsire un turnaround come quello dell’Ilva, sul quale stanno naufragando anche gli sforzi di ArcelorMittal primo gruppo al mondo.ù

Di AcciaItalia facevano parte anche Cdp, Delfin (la finanziaria di Leonardo Del Vecchio) e il gruppo Arvedi. La prima, secondo quanto si apprende, non sarebbe ancora stata contattata per un progetto del genere. Fonti vicine a Delfin e Leonardo Del Vecchio contattate dal Sole 24 Ore hanno invece smentito ogni coinvolgimento nella vicenda. Resta il gruppo Arvedi, che ha recentemente ristrutturato la governance con l’ingresso in Cda di Claudio Costamagna, ex Cdp, manifestando la volontà di aprire il capitale in modo da favorire il passaggio generazionale. A quanto risulta al Sole 24 Ore il gruppo cremonese non sarebbe comunque stato a oggi convocato o contattato nè da Governo nè dalla maggioranza nè da ambienti vicini all’una o all’altra.

In ogni caso la ricerca di una nuova guida per l’ex Ilva deve necessariamente passare per la procedura commissariale. Una volta espletata la procedura di rescissione (servirà un mese salvo rinvii, immaginando una inevitabile disputa legale), gli asset e i lavoratori torneranno in capo ai tre commissari straordinari dell’Ilva in amministrazione straordinaria, che dovranno gestirla operativamente, in un contesto molto difficile (l’azienda perde 150 milioni di euro a trimestre). Serviranno risorse per almeno (previsione ottimistica, se tutto dovesse procedere senza intoppi) un anno, nell’attesa di costruire un bando di gara, selezionare eventuali manifestazioni di interesse, tradurle in offerte vincolanti, gestire eventuali rilanci prima di arrivare a un’assegnazione definitiva. La giostra è ricominciata.

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