Ex Ilva, si sblocca l’ingresso dello Stato con 400 milioni: nasce Acciaierie d’Italia
Il nuovo socio pubblico, a valle dell'esborso, ottiene una partecipazione al capitale sociale pari al 38% e diritti di voto pari al 50%
di Domenico Palmiotti
I punti chiave
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A cinque mesi dalla sottoscrizione dell'intesa tra Invitalia e ArcelorMittal, avvenuta il 10 dicembre scorso, si sblocca l’ingresso dello Stato. ArcelorMittal e Invitalia, società del Mef, hanno perfezionato il 14 aprile un accordo di investimento e creato una società pubblico-privata. Nasce così Acciaierie d'Italia Holding e Acciaierie d'Italia sarà la principale società della holding.
L'arrivo dello Stato si esprime - come previsto - con un investimento di 400 milioni di euro nel capitale sociale di Am InvestCo Italy. Quest'ultima è la società di ArcelorMittal Italia che ha sottoscritto con l’amministrazione straordinaria di Ilva - cioè con i commissari nominati dal Mise - il contratto di affitto e acquisto dei rami d'azienda di Ilva. Il nuovo socio pubblico, a valle dell'esborso, ottiene una partecipazione al capitale sociale pari al 38% e diritti di voto pari al 50%.
Operazione in due tempi
L'accordo, inoltre, prevede un secondo investimento nel capitale da parte di Invitalia fino a 680 milioni. Servirà a finanziare il perfezionamento dell'acquisto dei rami d'azienda di Ilva da parte di Acciaierie d'Italia entro maggio 2022 subordinatamente al verificarsi, però, di determinate condizioni sospensive. A tale punto - dice ArcelorMittal Italia - la partecipazione di Invitalia nel capitale sociale di Acciaierie d'Italia salirebbe al 60%, mentre ArcelorMittal dovrebbe investire fino a 70 milioni per mantenere una partecipazione del 40% e il controllo congiunto sulla società. In futuro, si annuncia, Acciaierie d'Italia opererà in modo autonomo e avrà propri piani di finanziamento indipendenti da ArcelorMittal.
Di conseguenza, ArcelorMittal deconsoliderà le attività e le passività (compresa la residua passività relativa all'affitto e all'acquisto dei rami d'azienda Ilva) di Acciaierie d'Italia Holding (in precedenza Am InvestCo Italy) dal proprio bilancio consolidato e contabilizzerà la propria partecipazione nella società secondo il metodo del patrimonio netto.
Acquisto in porto ma non devono esserci sequestri
Circa le condizioni sospensive nuovamente richiamate, sono quelle già note e cioè le modifiche del piano ambientale dell'azienda, per tener conto del nuovo piano industriale predisposto da ArcelorMittal e Invitalia nei mesi scorsi, la revoca dei sequestri penali degli impianti di Taranto, nonché l'assenza di misure restrittive verso Acciaierie d'Italia nell'ambito dei procedimenti penali relativi a Ilva. Se queste condizioni non ci fossero tra un anno, Acciaierie d'Italia sarebbe svincolata dal concludere l'acquisto dell'ex Ilva e il capitale investito verrebbe restituito.
Giorgetti: strategia nazionale per l'acciaio
La definizione dell'accordo tra il privato e il pubblico era stata anticipata un'ora prima del comunicato ufficiale dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, intervenuto al question time della Camera dove ha risposto ai parlamentari del Pd. Giorgetti ha detto che «Invitalia, è questione di ore, ha perfezionato l'ingresso nella società con il 50% del capitale sociale e nuovi amministratori indicati dalla stessa Invitalia. È la prospettiva su cui ci siamo avviati e intendiamo perseguire e finalizzare nell'ambito di una strategia nazionale sull'acciaio».
L'ingresso dello Stato e il debutto della nuova azienda porta infatti anche un riassetto societario. Verrà infatti nominato un cda con 6 componenti, 3 al pubblico ed altrettanti al privato. Lo Stato nominerà il presidente, che dovrebbe essere Franco Bernabè, già al vertice di Eni e Telecom. Il socio privato designerà invece l'ad in questa fase, ma tra un anno toccherà allo Stato esprimere l'amministratore delegato. L'accordo che si è sbloccato è quello per il quale ArcelorMittal a marzo aveva accusato Invitalia di inadempimento, paventando il ricorso ad un arbitrato internazionale ed evidenziando come il mancato arrivo dei 400 milioni - operazione messa in pista dal Governo Conte II ma confermata dall'esecutivo Draghi - stesse compromettendo l'operatività della società siderurgica. Per Giorgetti - lo ha ribadito più volte - l'ingresso dello Stato in ArcelorMittal e la designazione di consiglieri di amministrazione di parte pubblica è anche il modo per occuparsi della gestione della società e correggerne la rotta. Giorgetti, infatti, nei colloqui avuti con i sindacati e con le aziende dell'indotto non ha nascosto il suo forte disappunto per l'attuale gestione di ArcelorMittal.
Le reazioni del sindacato
«Con l’annuncio della nascita di Acciaierie d'Italia partecipata dallo Stato, finalmente, dopo mesi, registriamo un atto concreto che deve sbloccare la situazione di stallo della vertenza». Lo dichiara Roberto Benaglia, segretario generale Fim Cisl, dopo l’intesa tra ArcelorMittal Italia e Invitalia. «Ora - aggiunge Benaglia - bisogna recuperare il troppo tempo perso. Chiediamo per questo da subito all'azienda di dar vita al piano di potenziamento produttivo e manutenzione per riattivare gli impianti e riassorbire al più presto i troppi lavoratori in cassa integrazione». Per Rocco Palombella, segretario generale Uilm, «si è conclusa una esperienza fallimentare, con l'ingresso dello Stato deve iniziare una nuova era». Per Palombella, «a questo punto è fondamentale abbandonare una gestione unilaterale e autoritaria degli stabilimenti che non ha tenuto in considerazione la gravità della situazione che si era venuta a creare. I lavoratori e i cittadini sono state le uniche vittime di questa vertenza senza fine». Mentre per Francesca Re David, numero 1 della Fiom Cgil, a maggio 2022 la separazione delle attività e passività di bilancio «carica su Acciaierie d'Italia un'eredità sicuramente pesante non solo in termini finanziari ma di condizione generale degli impianti e di mancata innovazione». Per la Fiom, «le prospettive di Acciaierie d'Italia» vanno quindi collocate «dentro il piano nazionale per la siderurgia e l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund».
Lavoratore licenziato a Taranto, si attende schiarita
A Taranto, infine, nella giornata del 14 aprile c'è stato uno sciopero con presidio davanti alla direzione della fabbrica da parte del sindacato a Usb per la vicenda del dipendente che ArcelorMittal, Riccardo Cristello, ha licenziato per un post, sulla propria bacheca social, relativo alla fiction di Canale 5 “Svegliati amore mio”. Oggi il lavoratore, presente il legale dell'Usb, Mario Soggia, ha incontrato l'azienda negli uffici di direzione ed è avvenuto un primo confronto che potrebbe far superare il caso che si è aperto e che ha destato moltissime proteste sindacali, politiche e istituzionali. L'azienda ha dichiarato di aver licenziato il dipendente non per la condivisione del post sulla fiction ma per i contenuti denigratori verso ArcelorMittal del post stesso. Il lavoratore ha spiegato la sua posizione all'azienda ed affermato di non dover chiedere scusa perché ritiene di non aver offeso nessuno.
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