ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùBilancio sostenibilità 2021

Ex Ilva, migliora la qualità dell’aria: ora Taranto batte Lecco e Bolzano

Per concentrazione di Pm10 Taranto è messa meglio di Alessandria, Palermo, Roma, Pescara e di molte delle città italiane

di Domenico Palmiotti

Ex Ilva, Giorgetti: "Acciaierie faccia sforzo su produzione"

4' di lettura

Debutta, dopo l'approvazione del cda, il primo rapporto di sostenibilità per il 2021 dello stabilimento di Taranto di Acciaierie d'Italia, ex Ilva. Torna uno strumento d’analisi ricco di dati (i precedenti risalgono all'era dei Riva, proprietari e gestori della fabbrica prima del commissariamento statale del 2013 e della cessione ad ArcelorMittal nel 2017) e racconta il salto dal 2011, anno dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) al 2019, il 2020 con la brusca frenata del Covid e la ripartenza del 2021 dopo la pandemia e prima della guerra.

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I dati ambientali

Uno dei principali dati del rapporto riguarda l'ambiente e le emissioni dello stabilimento che, col ciclo integrale e l'area a caldo, ha una produzione impattante. Rispetto al 2011, anno di rilascio dell'Autorizzazione integrata ambientale, la media del triennio di rendicontazione (dal 2019 al 2021), scrive il rapporto, vede “una netta riduzione dei valori emissivi”. Prendendo come unità di misura il microgrammo per metro cubo d'aria, il PM10 passa infatti da 37 del 2011 a 24,33 del triennio mentre il PM 2,5 da 19 a 11,67. Invece il benzoapirene, che rientra tra gli idrocarburi policiclici aromatici, scende a 0,18 nanogrammi per metro cubo d'aria. Partiva da 1,14. I numeri citati, rilevati alla centralina di monitoraggio di via Machiavelli nel rione Tamburi, misurano il diametro aerodinamico delle particelle atmosferiche, solide e liquide, sospese in aria ambiente. Le reti di monitoraggio sono due e pubbliche: una di AdI e l'altra della Regione. Sono entrambe gestite dall'Arpa, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale.

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Meglio di Bolzano e Trieste

Anche Legambiente riconosce i miglioramenti. Ma il report di sostenibilità di Acciaierie d'Italia richiama anche il rapporto di Legambiente del 2022, “Mal'aria di città”, che esamina i dati del 2021, in termini di concentrazioni annue, di 232 centraline di monitoraggio di 102 capoluoghi di provincia. Legambiente mette sotto la lente gli inquinanti PM 10, PM 2,5 e biossido di azoto, ritenuti dalla comunità scientifica i principali indicatori per misurare la qualità dell'aria. Dal dossier Legambiente - si legge nel report di sostenibilità di AdI - su 102 città campionate Taranto si colloca per il PM10 al 65esimo posto, con una concentrazione media annua rilevata di 21 microgrammi per metro cubo di aria mentre il limite fissato dalla norma è di 40 microgrammi. Un dato che è migliore di Alessandria, Palermo, Roma, Pescara, Rimini e di molte delle città italiane.

CONCENTRAZIONI PM10
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Per il PM 2,5, Taranto è invece al 73esimo posto con 11 microgrammi per metro cubo, limite previsto di 25 microgrammi come media annua. Dato migliore di Bolzano e Trieste. Infine, per il biossido di azoto Taranto è 35esima su 100 città: qui il valore misurato è di 25 microgrammi per metro cubo contro il limite di 40 come media annua.In decremento anche diossina e polveriIn decremento anche le concentrazioni di diossina misurate in medie annuali dal camino E312, il più alto del siderurgico. Si è passati da un valore di 6,91 del 2011 a 0,07 del triennio 2019-2021. E ancora, le polveri, misurate come flussi di massa, sono passate da 8.320 tonnellate anno, dati Aia 2011, a 760 tonnellate anno della media 2019-2021. Gli ossidi di zolfo da 15.231 del 2021 a 4.859 della media 2019-2021. Gli ossidi di azoto da 14.169 a 4.521 della media triennale. Vero che il 2020 è stato per l'acciaieria un anno di bassa produzione a causa della pandemia, ma il rapporto evidenzia pure che sull’ambiente gli investimenti in corso e previsti ammontano a 1,77 miliardi. Mentre qualche mese fa Ispra e ministero della Transizione ecologica hanno dichiarato che «gli interventi previsti per l’adeguamento degli impianti sono stati quasi tutti completati e certificati” e che “l'esecuzione degli interventi rimanenti è in linea con i tempi previsti». È stato poi stimato «lo scenario emissivo post-operam (ossia lo scenario successivo alla realizzazione degli interventi previsti) e relativo a una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio» ed è emersa «una riduzione significativa delle emissioni di polveri rispetto allo scenario ante-operam».

CONCENTRAZIONI PM 2.5
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Recuperati rottami e materiali ferrosi

Il report fornisce poi altri dati relativi all'ambiente. E rivela che nel 2021 a Taranto sono state recuperate 279.209 tonnellate di materiali ferrosi, cui si sommano 424.685 tonnellate di rottami riciclati. Con questo materiale é stato prodotto il 17,6 per cento dell'acciaio, valore calcolato sulle tonnellate di bramme nette e in aumento rispetto al 2020 quando la percentuale è stata del 16,6. Sui rifiuti, invece, il rapporto evidenzia che la produzione del 2021 è stata pari a 1,767 milioni di tonnellate, di cui 1,751 milioni non pericolosi e 15.869 pericolosi. La fabbrica è provvista di due discariche. Poco più di un milione di tonnellate è andato al recupero interno, 258.596 tonnellate al recupero esterno, 361.424 tonnellate allo smaltimento interno e 104.406 a quello esterno.

Il rapporto con il territorio

Dall'ambiente al peso economico e produttivo della fabbrica. Il bilancio di sostenibilità dice che “lo stabilimento AdI di Taranto rappresenta il cluster a maggiore impatto” e che nel 2021 su un totale ordinato di 3.915 milioni di euro, l'85 per cento ha riguardato Taranto con 3.319 milioni. Dove la distribuzione degli ordini ha riguardato 2.070 milioni i materiali, 721 milioni prestazioni e servizi, 528 milioni energy & utilities. Rispetto a ordini a Taranto per 2.204 milioni nel 2019 e per 1.900 milioni nel 2020, gli oltre 3mila milioni dello scorso anno evidenziano la ripresa post pandemia quando ancora la guerra non era scoppiata. E ancora, si legge nel report, l’anno scorso, su un totale di 2.100 fornitori di cui l’ex Ilva si è avvalsa, circa 320 avevano sede in Puglia, pari al 15,2 per cento del totale dei fornitori, 221 dei quali nella provincia di Taranto, pari al 70 per cento dei fornitori pugliesi.Infine, gli infortuni totali in stabilimento: 100 nel 2021, 89 l’anno prima, 173 nel 2019. Nessun incidente mortale o grave nel 2021, annota il rapporto, evidenziando che 127.972 ore sono state dedicate alla formazione del personale di cui 21.824 a formazione e sicurezza e 76.330 a riunioni sicurezza.

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