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Export fino al 90% per le aziende alimentari che battono la crisi

Dalla Pasta Berruto ai prodotti surgelati di Bocon, fino ai savoiardi di Forno Bonomi spinti dal boom del tiramisù: crescono le aziende alimentari non molto conosciute in Italia che realizzano tra il 70 e il 90% del fatturato con le vendite all’estero

di Manuela Soressi

Effetto tiramisu per i savoiardi di Forno Bonomi

3' di lettura

La “tempesta perfetta” che sta sferzando l’economia globale non ferma l’avanzata dei prodotti alimentari italiani nel mondo. Nel 2021 l’export agroalimentare italiano ha superato i 50 miliardi di euro (di cui 40 relativi all’industria), trainato da categorie molto dinamiche. Come il caffè, che ha segnato un +14,3% rispetto al 2020, e le confetture/conserve vegetali con un +9% (fonte Unione Italiana Food). Come i salumi con un +15,2% (fonte Assica) e i prodotti lattiero-caseari con un +10,6% (fonte Assolatte).

E anche quest’anno, nonostante lo scenario complicato, le incertezze e le tensioni internazionali, per il 67,6% delle aziende alimentari l’export resta al centro delle strategie di crescita, come emerge da un’indagine condotta da Unione Italiana Food. E ora una mano potrebbe anche arrivare dalla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro, nonostante l’altra faccia della medaglia sia che le materie prime (che le nostre industrie spesso importano per poi trasformare) si pagano con la valuta americana.

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«Stiamo vivendo un contesto di estrema instabilità, con forti pressioni sulle materie prime e pesanti rincari energetici, che si inseriscono in un mercato globale della pasta caratterizzato dall’emergere di nuovi Paesi produttori, soprattutto in Europa orientale e in Africa, dove siamo meno competitivi a livello di prezzi – commenta Stefano Berruto, direttore generale di Pasta Berruto, che realizza all’estero oltre il 90% delle vendite –. Noi riusciamo a presidiare il mercato e a crescere nei mercati dove siamo percepiti come un prodotto di qualità premium, come avviene nelle repubbliche baltiche e in Libano». Grazie al ritocco dei listini, causato dall’aumento dei costi, e alla crescita dei volumi venduti (soprattutto nei mercati storici) il pastificio piemontese stima di chiudere il 2022 con una crescita record del 50%, toccando i 60 milioni di euro di ricavi.

Previsioni di aumento anche per Bocon, gruppo veneto dei surgelati da 26 milioni di euro di fatturato 2021, realizzati per l’80% fuori dall’Italia, in particolare negli Usa. «Abbiamo inserito nuove ricette, sempre ispirate alla tradizione italiana, e fatto tesoro delle inefficienze portate alla luce dalla pandemia – spiega Donatella Moro, fondatrice e proprietaria dell’azienda insieme al marito Luca Ricci– Crediamo che l’innovazione di prodotto (soprattutto in chiave di clean label e salutismo) e il miglioramento continuo del servizio siano le chiavi per conquistare i mercati stranieri e consolidare le partnership con i retailer di cui siamo copacker». Tra le strade individuate per crescere all’estero c’è anche lo sviluppo di una catena di ristoranti dove valorizzare la ricca offerta aziendale (un centinaio di prodotti che seguono il ritmo delle stagioni), a partire dai gnocchi, il best-seller di Bocon, con cui è market leader negli Stati Uniti.

Sono i savoiardi, invece, le superstar di Forno Bonomi: oltre a esserne il maggior produttore mondiale, ne ricava il 70% del suo export a valore (33 milioni di euro nel 2021, ossia il 59% del fatturato totale). Merito anche del successo globale del tiramisù, per cui sono un ingrediente insostituibile. Negli ultimi tre anni le vendite dell’azienda veronese all’estero sono aumentate del 10%, raggiungendo 93 mercati, e l’obiettivo è di un’ulteriore crescita nel medio periodo. «In termini geografici il nostro focus è sulle Americhe, mentre a livello di prodotti vogliamo incrementare la quota del marchio Forno Bonomi rispetto alle private label», afferma il responsabile marketing Alberto Kruger.

La produzione per i brand dei retailer e per i principali marchi del settore è il core business di Emiliana Conserve, storico produttore di conserve di pomodoro che, pochi giorni fa, è stato rilevato al 73,8% da Casalasco Spa. Un’operazione che consolida la leadership internazionale del gruppo cremonese. Infatti, con 500 milioni di euro di giro d’affari previsto quest’anno e una capacità di trasformazione superiore a 850mila tonnellate, Casalasco si colloca tra le top ten del settore, nonché uno dei campioni dell'export del made in Italy, visto che il 70% delle produzioni viene venduto in oltre 60 Paesi.

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