Export, gli acquisti di Germania e Cina puntellano il made in Italy
A gennaio + 2,3% mensile. Nel confronto annuo (-8,5%) pesa l’effetto calendario. Boom a Pechino, +0,9% per Berlino. Ancora giù la moda.
di Luca Orlando
I punti chiave
3' di lettura
A gennaio l’Istat registra una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l'estero, più intensa per le esportazioni (+2,3%) che per le importazioni (+1,2%). L'incremento su base mensile dell'export è dovuto, in particolare, all'aumento delle vendite verso l'area Ue (+4,0%) mentre quello verso i mercati extra Ue è contenuto (+0,4%).
Opposto il risultato su base annua, con una flessione dell’8,5%: la flessione è ampia e dovuta alla contrazione delle vendite sia verso i mercati extra Ue (-12,7%) sia, in misura minore, verso l'area Ue (-4,7%). L'import segna una flessione dell'11,6% (da -1,7% di dicembre dello scorso anno), determinata soprattutto dalla caduta degli acquisti dall'area extra Ue (-18,3%).
Caduta tendenziale dell’export che tuttavia è in parte determinata da un diverso calendario. Nel confronto con il 2020, gennaio 2021 presenta due giornate lavorative in meno (19, rispetto a 21). Con la possibilità, inoltre, che qualche azienda abbia sfruttato la possibilità di un ponte lungo a ridosso della Befana, penalizzando ulteriormente la performance del mese. Per quanto il legame giorni lavorati-export sia meno stringente rispetto al vincolo più diretto nei confronti della produzione, è evidente che qualche punto percentuale di vendite oltreconfine si sia perso per strada qui. Impatto comunque non valutabile in modo puntuale, tenendo conto che a differenza di quanto accade ad esempio per la produzione industriale, in questo caso Istat rileva solo le informazioni grezze, che appunto non considerano gli effetti del calendario.
Europa meglio dei mercati extra-Ue
Come detto, i risultati in Europa sono decisamente migliori rispetto ai mercati extra-Ue. Determinante da questo punto di vista è la performance del primo mercato di sbocco, la Germania, che chiude il mese in crescita dello 0,9%. Per effetto in particolare della ripresa del settore auto. Sia dal lato delle vendite dirette (il nostro export cresce dell’11,8%) che della filiera complessiva dei componentisti, con l’area dei prodotti in metallo a lievitare del 10,8%. Tra i mercati extra-Ue, mediamente deboli, spicca la performance positiva della Cina, dove il nostro export balza del 29,2%. Risultato per certi versi scontato, tenendo conto del fatto che gennaio 2020, per Pechino, è stato già un mese penalizzato dalla diffusione della pandemia, arrivata in Europa e in Italia solo più tardi.
Tessile-abbigliamento ancora in caduta
Era stato il peggior settore nel 2020, si conferma in caduta anche ora. Le limitazioni al turismo internazionale, così come le restrizioni legate ai vari lockdown, unite ad una minore propensione d’acquisto da parte delle famiglie, continuano a penalizzare il tessile-abbigliamento, il cui export a gennaio cede 20 punti. Peggio fanno solo i mezzi di trasporto diversi dalle auto (-34,7%), area in cui però pesano molto le commesse una-tantum di ampie dimensioni. Poche le eccezioni positive tra i settori, dove prevale il segno meno. In ripresa solo elettronica, apparati elettrici e auto, mentre la chimica chiude il mese quasi in pareggio.
Il bilancio del 2020
La battuta d’arresto di gennaio interrompe un trend di recupero che aveva consentito, dopo una primavera disastrosa, di limitare i danni nel 2020. Chiuso infatti con un calo inferiore al 10%, dopo i pesanti crolli a doppia cifra di marzo e aprile. Anche se nessun paese presenta numeri in crescita, a rialzare le medie è in particolare la Cina, primo paese ad entrare nell’emergenza Covid e primo ad uscirne, con acquisti di made in Italy ridotti di appena lo 0,6% rispetto al 2019. Meglio delle attese anche gli Stati Uniti (-6,7%) mentre i risultati peggiori sono per le nostre vendite in India, ridotte di quasi un quarto rispetto all’anno precedente.
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