rapporto sace simest

Export, quota 480 miliardi nel 2019 per il made in Italy (+3,2%)

Pesa il rallentamento della Germania, bene l’extra Ue

di Laura Cavestri

(© xPACIFICA)

2' di lettura

Tiene il passo anche se rallenta un po’. Sace Simest - nel rapporto Export Update 2019-2022, presentato a Milano, che ha aggiornato le stime del Rapporto Export elaborato a maggio - lima al ribasso le previsioni per l'export italiano di beni al 3,2% nel 2019 (dal 3,4 stimato, per l'anno, a maggio). Una correzione al ribasso dovuta al rallentamento delle vendite dei beni di investimento e in particolare macchinari e mezzi di trasporto. È l'effetto frenata della Germania. Che si riflette anche sul +8,3% di aumento (ottobre 2019 sullo stesso mese del 2018) delle vendite extra Ue e sul +1,2% di quelle dirette nel perimetro europeo.
I driver
I driver restano il Nord America (Usa e Canada, +6,6% complessivamente sui 48 miliardi dell'anno scorso) e Asia Pacifico (+4,5% rispetto ai 50 miliardi del 2018). La Ue rimane, comunque, una certezza (+3,8% pari a 248 miliardi). Maggiore spinta verrà dai beni di investimento (+3,7% dal 2020). I settori che hanno contribuito - tra gennaio-settembre 2019 sullo stesso periodo 2018 - a far crescere di oltre 8 miliardi in più l'export ci sono la farmaceutica (per cui anche nel 2020 non si attendono flessioni), gomma-plastica, tessile e abbigliamento e alimentari. Performance positive anche dai metalli e dalla meccanica strumentale.
Le stime
«I tassi di crescita del nostro export in Giappone e Far East, così come la scarsa presenza italiana in India - ha spiegato Alessandro Terzulli, Chief Economist di Sace - devono portare i nostri imprenditori a vedere che in queste aree, per certi settori dei beni di consumo e anche per la meccanica strumentale, ci sono ancora molti margini di crescita inesplorati e poco presidiati».
«Prevediamo che l'export di beni chiuderà a 480 miliardi (dai 465 miliardi del 2018) - ha aggiunto Terzulli - . Con performance positive. Il tetto dei 500 miliardi lo si attende, a questo punto, nel 2021. Sinora i dazi, per l'Italia soprattutto piu annunciati che applicati, almeno nella prima metà dell'anno, hanno per lo più gelato gli investimenti e posto gli operatori alla finestra. Solleva - ha concluso Terzulli - il fatto che la Brexit sarà, probabilmente, soft, in attesa di un accordo commerciale tra Londra e Bruxelles e che il sereno tra Usa e Cina potrà aprire anche a una trattativa tra Usa e Ue per evitare rappresaglie europee ai dazi posti in autunno da Trump».

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