Export da record nel Lodigiano È il doppio della media regionale
Nei primi nove mesi 2021 vendite cresciute del 10,8%: farmaceutica, elettronica, meccanica
e agroalimentare trainano il mercato. Le imprese sono eterogenee e hanno retto bene la pandemia
di Raffaella Ciceri
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Lodi, due anni dopo. Nella provincia della prima zona rossa d’Italia, che da un giorno con l’altro era stata costretta a mettere in stand by la vita di cittadini e imprese, il tessuto produttivo non solo ha retto l’onda d’urto della pandemia meno peggio di quanto ci si aspettasse, ma nel 2021 è tornato ad esportare più forte di prima e meglio della media lombarda. Lo dicono i dati di TOP 200, la ricerca di Assolombarda sulle prime duecento imprese del territorio ordinate per fatturato (in questo caso, del 2020). Nei primi nove mesi del 2021 l’export lodigiano risulta cresciuto del 10,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, prepandemia, doppiando la media lombarda ferma al 4,8%. Tradotto in euro, le esportazioni hanno generato quasi 280 milioni in più del 2019.
A trainare il mercato, come spiega Valeria Negri, responsabile del Centro Studi di Assolombarda, sono il comparto farmaceutico (+46%), elettronico (+25%), ma anche la meccanica e l’agroalimentare restano poco sotto i valori prepandemia. «Già nel 2020 la caduta delle esportazioni era stata decisamente più contenuta rispetto alla media regionale (-2,7% contro il -10,5% lombardo), un risultato che ci aveva sorpreso considerando che i primi lockdown erano stati disposti proprio nel Lodigiano – commenta Negri -. È un territorio dove le imprese sono molto eterogenee e diversificate: forse anche questa diversificazione ha contribuito a rendere la provincia di Lodi più resiliente di fronte a uno shock come la pandemia».
La conferma arriva anche da Lodi Export. Il consorzio fornisce consulenze nella gestione dei mercati esteri e associa un’ottantina di imprese: nessun colosso in questo caso, ma quasi tutte piccole e medie imprese tra i 5 e i 10 milioni di fatturato e con 20-30 dipendenti ciascuna. Il direttore Fabio Milella concorda che «il 2020 non è stato disastroso come avremmo potuto aspettarci. Nel 2021 la crescita si è consolidata soprattutto verso mercati europei, Stati Uniti e Canada, ma sono riprese anche le esportazioni di prodotti agroalimentari verso il Medio Oriente e stiamo tuttora lavorando bene con l’area scandinava». Ora è il 2022 a preoccupare: «Il costo dell’energia e i rincari delle materie prime - continua Milella - stanno già determinando un rallentamento». Anche secondo Assolombarda, «le tensioni sui prezzi e la difficoltà a reperire materie prime e semilavorati sono un problema per 7 imprese lodigiane su 10».
Alla Simaco di Corte Palasio la difficoltà a reperire ferro, alluminio e ottone si sta facendo sentire già da metà dello scorso anno. Ma per il momento non ha intaccato lo sviluppo. Con un fatturato di quasi 8 milioni di euro (raddoppiato rispetto al 2020), l’azienda elettromeccanica esporta in più di quaranta Paesi il 75% della sua produzione, vale a dire elettropompe per gli usi industriali più svariati. La scelta vincente dell’impresa gestita dai quattro fratelli Guercilena - Andrea, Laura, Manuela e Luca, figli del fondatore che l’aveva avviata nel 1946 - è stata quella di investire nella ricerca e nel personale e di aprirsi in tempi non sospetti a nuove tipologie di forniture sempre più richieste dal mercato. Oggi la Simaco produce per esempio elettropompe per la ricarica delle auto elettriche o per lo stampaggio di semiconduttori, ma ha anche partecipato come capofila a un bando Horizon brevettando una lampada a led che irradia luce ultravioletta UV-C per sanificare gli ambienti, lunga 15 centimetri e larga non più di 5, testata dal dipartimento di Virologia Molecolare dell’università Statale di Milano per l’efficacia anche contro il Covid-19.
Proprio l’emergenza Covid ha permesso alla Technogenetics di Lodi, specializzata in immunodiagnostica e genetica molecolare, di mettere a frutto gli investimenti degli ultimi anni. Nel 2015 l’azienda era stata acquisita dal colosso cinese KHB, uno dei principali produttori di kit per la diagnostica in vitro, e negli ultimi due anni ha quasi raddoppiato il personale (al 50% femminile), mentre il fatturato è passato dai 30 milioni del 2019 ai 65 del 2020 fino a circa 78 milioni per il 2021. «Senza gli investimenti fatti al momento giusto non ci sarebbe stata crescita – spiega il ceo Salvatore Cincotti -. Negli ultimi dieci anni abbiamo investito circa 20 milioni di euro per triplicare gli spazi e i laboratori e assumere personale qualificato. Questo ci ha fatto trovare pronti a fornire know how durante la pandemia ma l’aumento di fatturato si deve solo in parte ai prodotti per la diagnosi del Covid-19. Il Covid ha messo in luce la necessità di poter contare su diverse piattaforme tecnologiche per condurre attività di screening, di approfondimento diagnostico e di monitoraggio degli anticorpi». Ma anche di prevenzione: tra le attività non-Covid, la Technogenetics sta per lanciare sul mercato un test salivare per la ricerca del papilloma virus, per l’impiego da parte degli odontoiatri attraverso un piccolo prelievo dalla bocca dei pazienti. «Ora puntiamo a raddoppiare ancora il fatturato nei prossimi cinque anni – dice Cincotti - arrivando a vendere i nostri prodotti per metà all’estero».
Finisce già oggi all’estero il 95% della produzione annua della Polenghi Food, rappresentata quasi totalmente dal succo di limone siciliano. «Specialisti del limone», si definiscono nello stabilimento di San Rocco al Porto, quartier generale di un’impresa che conta impianti in Belgio e Florida e sedi commerciali in Francia, Olanda e Stati Uniti. Per la Polenghi il 2021 si è chiuso con un fatturato di 92 milioni, in leggero aumento rispetto al 2020 che a sua volta aveva portato un balzo in avanti del 13%. L’azienda produce succo di limone che finisce sulla tavola delle famiglie in bustine monodose ma anche in contenitori vetro o in plastica riciclata certificata: «L’anno scorso abbiamo consolidato la crescita generata dal cambiamento nelle abitudini di consumo durante la pandemia – spiega l’ad Marco Polenghi -. Il 2022 ci mette di fronte alla sfida della sostenibilità economico-finanziaria: dovremo essere ancora più creativi e lavorare sull’engineering dei processi produttivi, per gestire il rincaro dell’energia e delle materie prime».
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