podio inedito

F1: il Sakhir è una grande sorpresa. Prima vittoria per Perez ma deve ringraziare Russell

La gara si conclude con primati e inaspettati protagonisti. Un possibile game changer per l'impatto sul mercato piloti e sulla reputazione di tanti piloti di primo piano ed emergenti

di Alex D'Agosta

(Epa)

5' di lettura

Dopo il dramma sfiorato, la tensione, gli incidenti, è ancora spettacolo nella Formula 1 mediorientale. Vince Perez, secondo Ocon, terzo Stroll. Podio inedito, colmo di primati e di inaspettati protagonisti. Un possibile game changer per l'impatto sul mercato piloti e sulla reputazione di tanti piloti di primo piano ed emergenti. Certo gli assenti all'arrivo erano tanti, per ragioni comunque ben differenti e variegate, anche se molto pruriginose per alcuni.

Nonostante i più “acidi” nel paddock non amino molto il tracciato, fra i primissimi firmati da Tilke, per la sua brevità e in certi aspetti “noiosità”, la gara odierna è stata tutto fuori che banale. Certo, il “trenino” non è mancato in qualche giro ripetitivo nella prima ora e spesso l'azione era mediata prevalentemente dalla non trascurabile opportunità delle tre zone DRS, proprio come per l'analogo gran premio del Bahrain della scorsa domenica.

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Ma fra carte mischiate e scherzi del destino, si può affermare che una gara così anomala non si ricordava da tempo. Uno stravolgimento di emozioni e del tifo così non si ricorda letteralmente da diverse settimane. Bisogna dire che le premesse erano già tali da attrarre più pubblico del solito, perché, per la sfortuna di aver contratto il Covid-19, non si è potuto presentare al via il neo campione del mondo Lewis Hamilton.

Così la Mercedes non ha esitato a dare un'opportunità a un pilota che desiderava da tempo, il britannico George Russell, un ventiduenne fenomenale, che è arrivato in Formula 1 dopo aver vinto di fila nel 2017 e 2018 prima la Formula 3 e poi la Formula 1.

E oggi, dopo aver guidato per due stagioni una Williams senza chance, si è trovato in mano il volante più ambito del mondiale, dimostrando di saper e pure meritare di vincere senza se e senza ma. Ma la storia della gara ha preso una piega contraria e, forse, più romantica ed equa da un punto di vista umano e “geopolitico”. Podio sì, ma così non ci avrebbe scommesso nessuno.

La cronaca definitiva di questa gara riporta una bella vittoria di Perez nel gran premio di Sakhir.

E' la prima volta per il messicano, dopo una lunghissima esperienza in Formula 1, che conta ben 190 gare completate nell'arco di 10 stagioni, con solo due ritiri. Costanza, saggezza, prudenza. Finalmente una soddisfazione massima per Sergio, detto “Checo” e da sempre simpatico agli italiani. Giunge assai opportuna per il suo futuro, ancora incerto: niente di meglio quindi che dare questa grandissima dimostrazione di forza, per dimostrare al mondo che il team, che lo ha licenziato da tempo, ha sbagliato. Insomma, come direbbe Guido Meda, “Perez c'è” e merita di rimanere.

Magari in un team ancora più competitivo. Da tempo si chiacchiera di un Albon non all'altezza: c'è da augurargli che la scadenza del contratto lo possa portare a un cambiamento positivo. Lo sapremo presto, probabilmente già questa settimana. L'epoca di Perez e la forza degli sponsor che lo hanno appoggiato ha sicuramente aiutato ad aumentare il peso americano in questo sport. Si era tornati a correre nella sua patria infatti nel 2015 dopo oltre 20 anni di digiuno. Perez nasce fortunato, con una bella “valigia”.

Viene dalla bella Guadalajara, la città più nota dello stato del Jalisco, definita una “perla d'occidente” perché la culla sia della Tequila sia dei mariachi, due fra le icone più importanti del Messico. 30 anni, finalmente entra nel “club” dei piloti che hanno saputo vincere una gara, portando per di più per la prima volta anche il suo team al successo, dopo un'interminabile attesa: non ci era d'altra parte riuscita in precedenza neanche la Force India dopo 11 stagioni e 212 gare disputate.

Grazie a questa bella conquista, si riporta agli onori delle cronache una piccola coincidenza intergenerazionale, per ricordare e sottolineare l'importanza dell'Italia in questo sport: Checo viene dalla Ferrari Driver Academy, come d'altra parte anche Mick Schumacher, che oggi nell'ultimo appuntamento stagionale festeggia la vittoria del campionato di Formula 2.

Una discreta consolazione, considerando la debacle del tricolore, senza alcuna Ferrari o Alfa Sauber a punti.Ma come ha costruito questo successo Perez e, dietro di lui, come hanno fatto Ocon (prima volta sul podio) e Stroll a trovarsi così in alto?

Tutto è iniziato in partenza. Russell “brucia” con facilità un Bottas sempre più opaco e inadeguato al ruolo, mentre dietro la guerra è di altissimo livello. Verstappen non molla quasi fino all'ultimo ma Leclerc ha grinta e fegato di prolungare troppo un attacco in curva, toccando però lui e Perez. Solo il messicano riuscirà a ripartire, gli altri subito danneggiati e parcheggiati al muro.

Nello svolgimento della gara fino a un certo punto non c'era dubbio nemmeno oggi sulla supremazia Mercedes. Con Russell davanti però: non sembrava esserci spazio per imprevisti. Invece quando la gara era a tre quarti di svolgimento, una safety car causata da un incidente dell'inesperto Jack Aitken ha visto richiamare entrambe le Mercedes ai box in momenti troppo ravvicinati, tanto da indurre i meccanici a un doppio errore, decisivo per entrambi. Per Russell è stata montata una gomma errata, tale da richiedere un ulteriore rientro ai box, che lo rilancia quasi in fondo al gruppo. A Bottas invece sono state messe per hard vecchie: impossibile star dietro agli altri, infatti sul finale le sue prestazioni sono crollate fino a farlo scendere all'ottavo posto.

Così Perez si è trovato davanti a tutti al giro 68 e nessuno è stato in grado di andarlo a prendere. Russell ha presto ripassato Bottas già al giro 70 con un grande sorpasso ed un'energia che gli saranno riconosciute alla fine dal cronometro e dall'affetto dei tifosi. Russell avrebbe lottato seriamente per risalire e sognava forse di tornare sul podio: ma i primi due, Perez e Ocon, montavano le hard e potevano serenamente arrivare in fondo. Come se non fosse bastata la sosta non prevista per l'errore del team, a Russell è piombata sulla testa pure un'altra sfortuna: una “foratura lenta” che l'ha visto andare ancora ai box, scivolando fuori dalla zona punti e, comunque, determinando la perdita definitiva della gara.

Una prestazione maiuscola: avrà effetti contrattuali? Questa gara rappresenta la dimostrazione ideale di quanto si possa verificare anche un impatto positivo nell'interesse di questo sport con la supremazia dell'auto sul pilota. Una tesi sempre amata da Enzo Ferrari che così permetteva di contenere gli ego dei suoi conduttori. Un concetto oggi difficile da comprendere e accettare, perché la situazione ideale consiste necessariamente in un compromesso fra i desideri dei brand e il desiderio del pubblico di tifare per un eroe umano piuttosto che per un marchio.

Il lato positivo in questa situazione si vede sotto diversi profili. Da un lato qualcosa di più che una conferma per un giovane pilota inglese, già noto ed emerso in precedenza, ma ora capace di dimostrare di saperci fare in Formula 1 senza esitazione. E poi, come accennato, l'effetto sull'ego di Hamilton. Dimostra che nel 2021, con una macchina ancora presumibilmente superiore agli avversari, non è poi così poi indispensabile.

Potrà essere quindi pagato meno rispetto alle sue pretese? Verrà un po' “redistribuita” la ricchezza fra i piloti? E poi: il contratto Williams di Russell è davvero “blindato” oppure potranno esserci sorprese per ravvivare un po' lo spettacolo?

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