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F1, Massa e il Mondiale svanito nel 2008: «Spero che la Ferrari non resti neutra»

Sotto accusa il presunto complotto del gran Premio di Singapore 2008: il pilota Ferrari perse punti fondamentali nella corsa mondiale vinta da Hamilton

di Alex D'Agosta

Ansa

4' di lettura

Un titolo di campione del mondo per Felipe Massa, l'unico della carriera. Il sedicesimo per la Ferrari e ultimo in ordine cronologico. Uno in meno per Lewis Hamilton (il suo primo, ma decisivo per uguagliare Michael Schumacher) e da dodici a undici sigilli piloti per la McLaren. Ma come dice lo stesso protagonista, «sono qui a lottare con tutte le mie forze per l'integrità e la giustizia nello sport”».

A tanto ammonta il patrimonio sportivo in gioco nel ‘crashgate' di Singapore 2008, più un importante e difficilmente quantificabile danno economico per contratti, gloria e opportunità mancate a favore del pilota brasiliano. Sembrava un capitolo chiuso, ma ora se ne torna a parlare con una intensità senza precedenti, vista una scadenza imposta dai legali che difendono Massa per il prossimo venerdì 8 settembre.

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La vicenda

Se la macchina mediatica ufficiale spingeva sulla presenza di Brad Pitt a Monza, cancellata all'ultimo minuto per via del lungo sciopero di Hollywood, gli addetti ai lavori e i tifosi delle rosse avrebbero senz'altro preferito incontrare Felipe Massa, nel momento più caldo di una vicenda che lo riguarda ormai da 15 anni a questa parte. Tuttavia è stato considerato ‘non gradito' dopo il caos creato dalla sua minaccia a procedere davanti a un tribunale e quindi, dietro un invito comunque «gentile e non impositivo», Felipe ha rinunciato a visitare il paddock brianzola in attesa di una risposta da parte degli organizzatori della Formula 1, Fia e Fom, che, pur sollecitata da tempo, ancora non arriva.

L'ex ferrarista, tuttora in attività agonistica nella Stock Car Brasil, è tornato infatti alla carica più che mai sulla vicenda del grottesco complotto andato in scena durante il Gran Premio di Singapore 2008, dove il team manager Flavio Briatore e l'ingegnere Pat Symonds avrebbero chiesto al pilota della Renault Nelson Piquet jr. di andare deliberatamente a impattare contro il muro per avvantaggiare Fernando Alonso (peraltro fuori dai giochi, visto che ha terminato il 2008 al quinto posto) con l'uscita di una safety car: l'asturiano, infatti, aveva appena completato un pit stop, e così si è trovato in testa, e poi vincitore. Massa si trovò quindi a finire la gara meno bene del previsto e a perdere punti preziosi che, a fine anno, gli avrebbero consegnato il titolo mondiale al posto di Lewis Hamilton.

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La “cospirazione”

Alla luce di una serie di elementi che sono progressivamente emersi, quindi, ha deciso di «mettere su un team di esperti di diverse provenienze: Brasile, Stati Uniti, Francia, Svizzera, Regno Unito». Un passo necessario perché a inizio dell'anno, spiega Massa «Ecclestone ha confessato che lui e l’ex presidente della FIA Max Mosley erano a conoscenza della situazione. Ha detto che, anche dopo essere stati informati, non hanno preso alcuna misura per fermare gli eventi per non rovinare l'immagine della Formula 1». Questo ha cambiato di molto le carte in tavola per Felipe, perché se prima i legali lo avevano convinto ad accettare la regola che, una volta consegnato il titolo, non si potesse più agire, oggi il pilota del 1981 si sente “derubato” e vuole ottenere giustizia in primis per l'aspetto sportivo. «C'era già stata un'intervista di Charlie Whiting nel documentario su Max Mosley: lui spiega che Nelson Piquet, al quale era molto legato sin da quando gli faceva da meccanico personale, gli raccontò dettagliatamente che sia Ecclestone sia Mosley conoscevano i dettagli della manipolazione ma hanno preferito tacere». Una cospirazione, insomma, e anche «una grave ingiustizia, perché le sanzioni sono state troppo blande: i due anni di squalifica per la Renault sono stati sospesi per aver rimosso immediatamente Briatore e Symonds, che tuttavia sono rientrati nell'ambiente presto e con altri ruoli importanti. La gara di Singapore va quindi annullata, con tutto quello che ne conseguirà per squadre e piloti in primis».

Il muro di gomma

Il motivo di tanto risentimento parte da una combinazione di dichiarazioni che gridavano letteralmente vendetta e non potevano essere ignorate. Ma nonostante ciò, la strada ora per Massa è tutt'altro che in discesa. Si deducono infatti segnali di ‘reazione' alla crisi discretamente ben identificabili. Primo per ordine di importanza, circa due settimane fa, Ecclestone ha improvvisamente dichiarato che non ricorda di aver rilasciato un'intervista con quei contenuti, facendo leva forse anche sull'età avanzata, prossima ai 93 anni.

Questo lunedì, poi, a Massa, con le valigie già pronte per partire, viene chiesto di stare a casa per evitare di turbare l'attenzione al gran premio. In pista, il venerdì, viene rimosso uno striscione a lui dedicato dal Ferrari Club Caprino Bergamasco con scritto semplicemente: “Felipe Massa Campione del Mondo 2008.” (con il punto finale). E il silenzio del suo vecchio team. Ma Felipe, con il suo solito candore, ma anche con fermezza, non lo accetta: «Spero che la Ferrari stia dalla mia parte, perché ha perso questo campionato con me. Dovrebbe farlo anche per tutti quelli che hanno lavorato a Maranello, per rispetto dei tifosi. Non sarebbe giusto che la Ferrari resti esterna, neutra e zitta a riguardo». Merita giustizia e, perché no, più titoli nel cassetto.

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