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F1: il “monotono” Verstappen raggiunge Alain Prost a quota 51 vittorie

di Alex D'Agosta

(EPA)

6' di lettura

 Anche in Messico la legge di Max Verstappen non cambia: vittoria numero sedici dell’anno e cinquantunesima in carriera, come Alain Prost. Altra domenica, altro record, insomma. Nonostante una strabiliante prima fila tutta rossa, il tricampione del mondo mette il suo muso davanti subito nei primi metri e, complici una partenza meno brillante delle rosse e una zampata violenta e maldestra di Perez, non c’è stato più niente da fare per nessun altro. A ben vedere, infatti, il pilota Red Bull più ‘scarso’ ha mostrato tutta la sua ormai sempre più dubbia capacità di conduzione di una Formula 1, compromettendo la sua e altrui gara sempre nelle fasi iniziali: più veloce di Verstappen di cinque centesimi allo start, il suo scatto è stato efficace ma ha portato Leclerc, non partito bene come avrebbe sperato, in una costrizione da ‘sandwich’ dalla quale non ha potuto uscirne del tutto sano e salvo. Il messicano, superandolo, avvicinandosi e stringendolo troppo, ha danneggiato irreparabilmente la sua Red Bull, finendo la sua corsa con un ritiro immediato. Ma toccando la rossa, ha rovinato anche l’ala di Leclerc, che non ha mai potuto esprimere il suo potenziale e tenere testa ai principali rivali.

 La gara nel suo complesso è stata quindi per molti aspetti meno interessante e movimentata di quanto ci si aspettava dal sabato, soprattutto da parte delle Ferrari, perché compromessa seriamente dall’inizio. Pensare che il pubblico locale voleva perfino boicottare Verstappen, tanto che i gruppi di tifosi di Perez avevano in mente azioni per bloccare l’olandese. Ma Perez è riuscito perfino a farsi male con le sue mani e a deludere tutti: peggio di così era difficile da immaginare. Ciò nonostante, il messicano resta secondo nel mondiale piloti, ma ora il ritardo di Hamilton, dopo il secondo posto della domenica pomeriggio a Mexico City, è ristretto a soli venti punti.

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 Complessivamente una buona parte di domenica è stata anche noiosa perché poco densa di spettacolo e imprevisti: inoltre, nonostante il caldo, le gomme non hanno avuto grossi problemi di degrado e chi ha scelto le gomme dure è stato premiato. Su tutti, manco a dirlo, proprio il solito fortunato: se Albon ci ha creduto per primo, con le hard, Max ha segnato un ritmo incredibile, che non ha lasciato speranze agli altri concorrenti. Ma anche le medie non sono andate male: basti pensare che Hamilton ha firmato il giro più veloce proprio all’ultima tornata, prendendo un utile punticino in più e dimostrando il suo valore e la capacità di conservazione delle gomme. Nessun elogio invece alla strategia Ferrari: Leclerc sul finale ha dovuto rinunciare a riprendere Hamilton e Sainz, quarto, non ha mai potuto neanche pensare di far di meglio, ma può solo essere felice di non essere stato preda dei diretti avversari.  Dietro di loro, vivi complimenti a Norris, votato come pilota del giorno per il vistoso recupero sin dalle retrovie: se si fosse qualificato bene, forse sarebbe stato anche lui da podio. Congratulazioni vivissime anche per Ricciardo, che per una volta merita l’elogio per aver dimostrato di riuscire a fare un weekend all'altezza del suo nome nonostante un’auto non al massimo. Piastri ieri invece era più sbiadito di altre volte. Al contrario della Alpha Tauri, in crescita, questa gara è una delle peggiori prestazioni stagionali delle Aston Martin.

Un settimo posto da 20 milioni di dollari

Per Ricciardo non è solo un risultato positivo, ma è anche stato il più alto di tutta la stagione e con impatto positivo sul destino del team e, forse, sulla sua carriera. Sei punto di ieri che, sommati ai dieci precedenti di tutto il 2023, portano la scuderia a risalire la classifica del mondiale costruttori dal nono all’ottavo posto: a pari merito ma sopra l’Alfa Romeo. Erano al decimo posto e hanno sorpassato in un sol colpo la Haas e l’Alfa. Mancano ancora tre gare alla fine delle stagione ma in quanto a premi le cifre finali, non pubbliche ma stimate, dovrebbe essere di quest’ordine di grandezza, secondo il commentator di Fox Sports, Karun Chandhok, visto una decina d’anni fa in alcuni team minori di Formula 1.

 Una colpa certa, una coperta corta: Red Bull danneggia, ma la Ferrari non si difende

Se le due Red Bull mettono al centro la Ferrari e Leclerc è stato incolpevole, in tutto il primo stint comunque il monegasco è andato ben più forte di Sainz.

Hamilton sembrava avere problemi di surriscaldamento alla power unit e ai freni: d’altra parte in Messico fa sempre caldo e stare in scia ad altre monoposto toglie sempre aria fresca di raffreddamento. Poi non ha avuto problemi a far uscire il guizzo letale per passare un’Alpha Tauri inspiegabilmente brillante e, piano piano, ambo le rosse.

Meno pericolose, ma di poco, le due McLaren: Norris, quinto, partiva dalla diciannovesima piazza e i suoi più di 100 gran premi di esperienza lo hanno portato ad arrivare lassù con i migliori, grazie a una strategia molto azzardata con le hard dall’inizio, facendosi beffe anche del suo giovane compagno che non ha saputo affrontare nessuno dei top team, ma ha gestito l’anomalo exploit della Williams di Albon.  

 D’altra parte le strategie ai box sono state determinanti già prima della notevole sosta per bandiera rossa. Verstappen è stato uno fra i primi a cambiare ed è stato premiato. Russell invece ha tentato un undercut per difendersi da Norris, ma non gli è servito molto. Da lì prima Sainz e poi Leclerc ancora dentro ma con l’incidente al giro 34 che ha visto sbattere Magnussen forte contro il muro, barriere da riparare e auto in fiamme da portare fuori pista, i cambi pianificati degli pneumatici sono saltati e Verstappen si è trovato al posto giusto e al momento giusto ancora una volta. Una seconda sosta per lui regalata così come la possibilità di ripartire con gomme fresche al volante dell’auto che già va più veloce delle altre.

 Dopo una ripartenza da fermo quasi completamente regolare, la gara si era un po’ annientata fino alla ripartenza di alcune importanti lotte: al giro 40 Hamilton dà spettacolo con un sorpasso su Leclerc molto rischioso, quasi d’altri tempi. In rettilineo mette due ruote sulla terra, con un’erba poco regolare che consente di sollevare un polverone quasi di livello rallistico. Poco dopo, se le sono ‘suonate’ anche Tsunoda e Piastri: il giapponese ha avuto la peggio per un tentativo di sorpasso esterno in staccata che avrebbe richiesto abilità e fegato di gente come Senna o Scumacher. Per lui, invece, un testacoda e un piccolo contatto alla McLaren. Ma, soprattutto, un errore dall’effetto grave sul team, senza il quale poteva consentirgli di portare anche la seconda Alpha Tauri a punti e garantire ancora più stabilmente al team quella tranquillità appena conquistata dell’ottavo posto del mondiale marche.

 La ‘sonnolenza’ di metà corsa è stata poi curata anche da un sorpasso al giro 56 di Norris che, passando duramente sul cordolo, solleva un pezzo di vernice, saltato in aria a beneficio dello slow motion: il tutto mentre andava a prendere definitivamente la posizione su Ricciardo, finalizzata quattro giri dopo, con un sorpasso di vera ‘prepotenza’ come piace tanto al pubblico più maturo. A quattro giri dalla fine Ocon sconvolge anche i punteggi delle retrovie, togliendo l’unico punto possibile alla Haas di Hulkemberg.

 Sul finale, un altro guaio combinato da un pilota d’oltreoceano, Stroll, quasi fotocopia del primo ma di analogo esito. Contatto con altro pilota, Bottas, testa coda, auto danneggiata e ritiro ai box. Poco prima, Alonso, parcheggia spontaneamente dopo essere stato sorpassato praticamente da quasi tutta la griglia, confermando il declino di un progetto Aston Martin sempre meno valido, anche se ai microfoni dichiara che potrebbe aver preso qualche detrito dell’auto di Checo in partenza. Il sorpasso da McLaren però è avvenuto: la Aston si posiziona quindi come quinta forza della stagione, a 20 punti dalle monoposto arancioni di Woking. Con i punti rimasti delle prossime domeniche, resteranno sulla carta superiori ad Alpine, Williams, Alpha Tauri, Alfa Romeo e Haas. Ma questa è solo matematica: a ben vedere, infatti, da seconda forza è precipitata a ottava o nona in qualifica e nel gran premio.

 Alonso è stato raggiunto, infine, anche nel campionato piloti: ora si ritrova a pari merito con Sainz a quota 183 punti, irreparabilmente dietro a Verstappen, Perez ed Hamilton.

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