F2i, tra i soci è scontro sulla governance. Anche UniCredit e Crt disdettano il patto
La banca (10%) e la Fondazione (3,7%) seguono le casse previdenziali (20%). Le altre Fondazioni fanno blocco, mandato unitario a trattare ad Azzone (Cariplo)
I punti chiave
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Che cosa sta accadendo in F2i, il fondo infrastrutturale che controlla importanti società nei settori degli aeroporti, dell’energia, delle tlc e della sanità in Italia ed è candidato a entrare con una quota fino al 15% nella rete di Tim? Da poche settimane l’azionariato di F2i composto da 19 soggetti è entrato in fermento ed è iniziato un confronto/scontro sulla governance della Sgr guidata dall’amministratore delegato Renato Ravanelli. Più precisamente: sei soci hanno disdettato l’accordo di consultazione risalente al 2007 che disciplinava gli accordi sulla nomina del cda e del collegio sindacale. Tra gli azionisti dissenzienti, come riferito da La Stampa, vi sono quattro casse di previdenza: Inarcassa (6,3%), Cipag (5%), Cassa Forense (4%) ed Enpam (4%). A questi soggetti si sarebbero aggiunti, secondo indiscrezioni raccolte da Il Sole 24 Ore, anche Fondazione Crt (3,7%) e UniCredit (10%). Un blocco azionario variegato che vale circa il 33% del capitale di F2i e che quindi teoricamente può rappresentare una minoranza di blocco in assemblea straordinaria.
Il confronto con Cdp e le altre fondazioni
Gli altri azionisti di F2i Sgr sono la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) con il 14%, Intesa Sanpaolo (10%), due grandi fondi esteri (15% complessivo), altre casse di previdenza Italiane (6%) e un nutrito gruppo di Fondazioni - composto in gran parte da enti azionisti di Intesa Sanpaolo - con il 21-22% complessivo. Dopo l’inattesa disdetta al patto arrivata da una parte dei soci, stando a indiscrezioni raccolte dal Sole24Ore, le Fondazioni avrebbero deciso di presentarsi al negoziato sulla governance come blocco unico e avrebbero dato mandato a rappresentarle al presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Azzone. Blocco unitario a cui avrebbe confermato la propria adesione anche il neo presidente di Fondazione Cr Firenze Bernabò Bocca, nominato al vertice dell’ente pochi giorni fa.
Lo sguardo al dopo-Guzzetti e le ambizioni di Enpam
In attesa che nelle prossime settimane la trattativa tra gli azionisti entri nel vivo, l’interrogativo è su quale sia il reale obiettivo dei soci dissidenti. Formalmente, la lettera di disdetta dell’accordo pare riferirsi a una generica revisione degli accordi di governance. Un’ipotesi è che l’apertura del nuovo fronte di discussione in F2i serva ad ampliare su più tavoli il confronto in corso tra le Fondazioni per la nomina del presidente di Cdp e di quello di Acri, cui ambisce il presidente di Fondazione Crt Fabrizio Palenzona. Aggiungere al confronto anche il dossier F2i porterebbe a un ridisegno complessivo degli equilibri di potere tra le Fondazioni, che è ancora basato sui venti anni di guida dell’ex presidente di Fondazione Cariplo e di Acri Giuseppe Guzzetti. Un’altra ipotesi, non necessariamente in contrasto con la precedente, è che l’obiettivo dei soci dissenzienti sia la sostituzione dell’a.d. di F2i Renato Ravanelli. E tra i possibili pretendenti alla carica vi sarebbe il direttore generale di Enpam Domenico Pimpinella, che viene indicato come particolarmente attivo su questo dossier dopo l’interventismo giocato in altre partite finanziarie (dal negoziato riuscito a metà su vicepresidenza e board di BancoBpm allo scontro su Mediobanca, che ha portato Enpam a votare contro la lista del cda).
Cdp e il ruolo di F2i nella rete Tim
Nel confronto tra i soci di F2i, un ruolo chiave sarà quello che giocherà l’azionista pubblico Cdp, il cui cda è in scadenza nella prossima primavera. Cdp e Mef hanno da tempo individuato nella Sgr guidata da Ravanelli il partner italiano per portare avanti l’operazione Netco su Tim affiancando il colosso del private equity Usa KKR. F2i dovrebbe promuovere un fondo dedicato all’operazione, che dovrebbe investire per controllare una quota tra il 10 e il 15% della società della rete Tim. L’eventuale revisione della governance di F2i porterà a uno stop dell’operazione su Tim? Il rapporto tra le casse previdenziali e Cdp-Mef in questa fase non è idilliaco, come dimostra il recente rifiuto a rilevare una quota di minoranza di Cdp Equity. Ma l’obiettivo non pare quello di ostacolare il riassetto di Tim. Almeno non da parte di UniCredit che, stando alle indiscrezioni, ha concesso a KKR una linea di credito da 3 miliardi (su 10,5 complessivi) per portare a termine l’operazione.
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