Facebook, con Libra alto rischio di evasione e riciclaggio
di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi
6' di lettura
Il rischio è alto. Libra, la moneta globale di Facebook, potrebbe sfuggire a ogni controllo e diventare il veicolo preferito da criminali ed evasori fiscali. La valuta digitale destinata nei piani dei suoi ideatori a essere utilizzata da miliardi di persone bypassando il tradizionale sistema bancario, comincia a sollevare le prime perplessità negli ambienti finanziari e tra gli esperti di riciclaggio. A esprimere i primi dubbi sono stati fin da subito i governatori delle Banche centrali.
Dal presidente della Fed, Jerome Powell, al Governatore della Banca d'Inghilterra, Mark Carney, fino a François Villeroy de Galhau della banca di Francia. In Italia, il presidente della Consob, Paolo Savona. Dubbi nati dal fatto che Libra non sarà emanazione di alcuna banca centrale ma sarà una moneta privata che circolerà su scala globale e in mancanza di un quadro normativo specifico.
La domanda è: chi controllerà Libra? Quale autorità di vigilanza avrà una potenza di fuoco tale da riuscire a sorvegliare le transazioni che miliardi di persone effettueranno ogni giorno nei più sperduti angoli del mondo?
Controlli impossibili
Già, chi controllerà questi scambi? Un ruolo importante dovrà averlo la Svizzera visto che la Libra Association, l'associazione che guiderà il progetto, avrà sede a Ginevra. La sorveglianza sui mercati finanziari della Confederazione elvetica è affidata alla Finma. Ma l'autorità di vigilanza ha già oggi un compito arduo. Deve controllare più di 10mila soggetti autorizzati: circa 8mila fondi esteri, 1.500 fondi svizzeri, 280 banche, 5 banche di rilevanza sistemica, 3 borse svizzere, 50 commercianti di valori immobiliari, 210 assicuratori e oltre 200 asset manager. Il tutto con un organico di 492 dipendenti.
«Un compito colossale - spiega Paolo Bernasconi, avvocato ed ex procuratore pubblico di Lugano -. L'unità antiriciclaggio della Finma conta poche persone. Una ragione in più per ritenere che il controllo sarà impossibile non solo per Finma ma anche per qualsiasi altra autorità di vigilanza. Avremo una massa enorme di transazioni che sfuggiranno a tutte le authority. A meno che non ci sia una convenzione internazionale che imponga controlli planetari. Ma chi la fa? Il Fmi? Il G20? O la vigilanza viene organizzata a livello mondiale, comprese le piccole isole del Pacifico come Nauru, o altrimenti crolla tutto».
Per Bernasconi i rischi sono altissimi: «Libra può diventare la moneta dei delinquenti messi alle strette dalle iniziative del G20 che in dieci anni è riuscito a spingerli nell'angolo. Ed ecco che arriva Facebook e diventa il migliore complice oggettivo dei delinquenti, dimostrando l'irresponsabilità sociale dell'impresa». Non basta. Aggiunge Bernasconi: «Libra sarà un'arma formidabile anche per gli evasori fiscali, la miglior connivenza per grandi delinquenti e grandi evasori».
La nuova valuta globale rischia di sfuggire a ogni vigilanza, a cominciare proprio dalla Svizzera. Lo scorso anno la Finma ha effettuato 45 controlli presso banche, 42 in assicurazioni, 10 su intermediari finanziari e 23 presso Sicav e fondi d'investimento. I numeri forniscono da soli - senza commenti - il quadro della situazione.
L'assenza di regole
Libra, per Fabio Di Vizio, pm della Procura di Firenze e uno dei massimi esperti in Italia nella lotta all'evasione fiscale e al riciclaggio, è paragonabile al Big bang. L'esplosione delle monete virtuali, accelerata dalla discesa in campo di Mark Zuckerberg, obbligherà infatti le singole autorità nazionali e quelle mondiali a riconsiderare velocemente la necessità di regolare un fenomeno che sfugge in gran parte ai sistemi penali e fiscali.
Le autorità di regolamentazione, vigilanza e controllo, partono da una situazione di fatto alla quale non corrispondono appieno adeguate fattispecie giuridiche: nell'ecosistema delle criptovalute non sono le banche centrali a battere moneta e sono i partecipanti che definiscono la validazione delle operazioni.
«Uno dei motivi per cui siamo in assenza di regole certe e condivisibili - spiega il pm - è la consapevolezza che un intervento normativo avrebbe potuto significare la morte del fenomeno. Per questo tutti i Paesi si sono avvicinati per gradi alla regolamentazione, secondo una logica di progressività. Ma quando il fenomeno diventa sistema e interagisce con la società e l'economia, allora bisogna intervenire e si deve correre ai ripari».
Quel momento sta per arrivare e la moneta globale targata Facebook mette a nudo tutte le fragilità e le carenze, a partire dai rischi di evasione fiscale e riciclaggio, sottesi a tutte le monete virtuali. Libra compresa. «Sorrido all'idea che, ancora una volta - continua nel ragionamento Di Vizio - si punti all'inviolabilità della blockchain, una sorta di libro mastro delle stringhe alfanumeriche, rappresentativa delle transazioni. Ma come si aprono questi portafogli? Semplicemente offrendo una generalità. È il cosiddetto pseudo anonimato, che non agevola l'assolvimento degli obblighi, specialmente con riferimento all'identificazione del titolare effettivo».
In altre parole, non viene assicurato il legame tra gli indirizzi delle transazioni e l'identità di chi realmente li controlla. «Anche per questo motivo - continua Di Vizio - è altissima la possibilità che il trasferimento e le sostituzioni tra persone valgano a complicare l'identificazione della provenienza delittuosa. È come il prestanome nei conti correnti bancari ma qui siamo ad un livello molto più elevato».
E come se non bastasse il rischio riciclaggio, ecco affacciarsi il nodo dell'elusione e dell'evasione fiscale. «Uno dei grossi problemi - spiega Di Vizio - è che lo scambio avviene su piattaforme web nelle quali si incrociano domanda e offerta. Producono valori molto elevati che rimangono in un mondo sospeso. Chiunque, non necessariamente un criminale o un riciclatore ma anche chi semplicemente ha del contante sfuggito a ogni tracciabilità, invece di depositarlo in una cassetta di sicurezza, può trasformarlo in moneta elettronica, attraverso un prestanome. E come entra, ecco che il soggetto può uscire con la stessa facilità: attraverso il prestanome, pronto a convertire in altre monete virtuali o tradizionali quanto depositato. Insomma, invece che mettere i soldi nel materasso, posso metterli in Libra anche se Facebook asserisce che la moneta deve essere spendibile».
Visco e il pericolo Zuckerberg
Vincenzo Visco, già ministro delle Finanze e del Tesoro tra il 1996 e il 2008, interviene a gamba tesa sulla nascita di Libra. Non solo. Instilla il dubbio che questa sia solo la prima mossa dei giganti delle nuove tecnologie digitali. «Adesso che irrompono i grandi gruppi del web la cosa diventa molto seria - spiega Visco - . Zuckerberg è un pericolo per la democrazia. Se si mette anche a battere moneta, bisogna davvero porsi la domanda: “Chi comanda nel mondo?” I singoli governi, l'Onu, il Fondo monetario o Zuckerberg? Persone come lui vanno fermate, dal momento che rappresentano un pericolo pubblico. Lo abbiamo già visto nelle elezioni, sono in grado di manipolare il consenso».
Non basta. Visco non nutre molte speranze nella capacità di fare squadra a livello internazionale per regolamentare il fenomeno diventato ormai sistema. «Quando sedevo io in consessi europei e internazionali - afferma - erano altri tempi. Quando si fece l'euro, ad esempio, il clima era diverso e c'era la volontà di cooperazione e collaborazione tra Paesi europei che si fidavano l'uno dell'altro».
L'allarme del Gafi
L'ultimo allarme arriva dal Gafi, l'organizzazione intergovernativa conosciuta anche con l'acronimo Fatf fondata nel 1989 su iniziativa del G7 per sviluppare politiche di lotta al riciclaggio di denaro. Venerdì 21 giugno la Financial action task force ha diffuso un rapporto con le ultime linee-guida per fronteggiare i rischi di riciclaggio con le valute virtuali. Le criptovalute - è scritto nel dossier - «causano una riduzione della trasparenza e aumentano l'opacità dei flussi finanziari» favorendo l'anonimato delle transazioni. «Assistiamo a un utilizzo crescente di criptovalute nel riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali», puntualizza Simon Riondet, capo della Financial intelligence di Europol.
Il rapporto del Gafi cita l'esempio positivo dell'Italia. «Sulle valute virtuali l'Italia ha anticipato la quinta direttiva dell'Unione europea - scrive in “Diritto e Giustizia” Nicola Mainieri, esperto di antiriciclaggio della Banca d'Italia e responsabile del Nucleo di Bankitalia a supporto dell'autorità giudiziaria -. L'Italia, primo Paese europeo, ha infatti assoggettato a norme antiriciclaggio i cosiddetti exchange, le piattaforme elettroniche che “introducono” al mondo delle criptovalute consentendo di convertire la valuta ufficiale in valuta virtuale e viceversa».
Basterà? Un rapporto della Banca centrale europea del 2015 stimava in 500 le valute virtuali in circolazione. All'inizio del 2018 il volume globale di capitalizzazione ha superato i 150 miliardi di dollari, con una movimentazione giornaliera di criptomoneta di oltre 3,5 miliardi. Cifre che salgono di ora in ora. Alle 18 di ieri, il numero di criptovalute esistenti era salito a 2.281 con una capitalizzazione di mercato di 326,8 miliardi di dollari. Benvenuta Libra.
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