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Fake news e hate speech, 6 aziende su 10 sentono il brand fuori controllo

di Alessia Maccaferri

Fake news e hate speech, 6 aziende su 10 sentono il brand fuori controllo (Afp)

3' di lettura

Per sei aziende su dieci è difficile avere il controllo della propria brand image online, soprattutto sui social. Per intervenire contro fake news e hate speech gli mancano soprattutto competenze (42%), ma anche risorse umane (30%), approccio mentale e culturale al fenomeno (24%), investimenti (20%), pratica ed esperienza (18%). È quanto emerge dall’indagine condotta da Swg su “Hate speech e Fake news nel lavoro e nel business”, che sarà presentata oggi a Trieste, assieme al Manifesto per la comunicazione non ostile per il business, a cui hanno partecipato decine di grandi aziende.

Dall’indagine - condotta su un campione di cento dirigenti d’azienda - emerge che anche i dirigenti ritengono molto cambiata la comunicazione negli ultimi dieci anni e circa un terzo si sente ancora a disagio con il nuovo modello comunicativo (36%), i cui ingredienti principali sono protagonismo e aggressività, prevalenti rispetto ad assertività ed empatia. Per l’81% dei dirigenti le aziende sono bersaglio di odio e fake news. Infine, sulla linea tra buona educazione e toni forti, per la quasi totalità dei dirigenti (95%) la buona educazione e il linguaggio incidono sulla brand reputation delle imprese di oggi, sebbene il 43% degli intervistati affermi allo stesso tempo che una pubblicità, per essere efficace, debba usare toni forti.

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Il Manifesto per la comunicazione non ostile
Elaborato nella versione finale da Anna Maria Testa, il Manifesto per comunicazione non ostile offre dieci principi a cui aziende e imprese possono ispirarsi per gestire al meglio il dialogo sui social media e i rapporti online. I contenuti sono frutto dei contributi di aziende sensibili al tematica dell'ostilità nel linguaggio in rete e non. Tra queste Carrefour, Coca Cola, Costa Crociere, Discovery, Piaceri Mediterranei, Genertel, Granarolo, Groupon, Ikea, Illy, Axa, Mondadori, Gruppo Nestlè, Nissan, Playmobil, Sec - Strategy Pr Advocacy, Signify, Sorgenia, Spin Master, Vodafone, Walt Disney, Aeroporto di Trieste. Nata da Parole O_Stili, l’iniziativa di sensibilizzazione contro l'ostilità dei linguaggi, online e offline prevede un confronto oggi a Trieste con oltre mille esperti della rete, giornalisti, manager, politici, docenti, comunicatori, influencer e numerose persone e professionisti provenienti da tutta Italia.

I cittadini sono assuefatti
Sebbene la maggioranza delle persone ritenga adeguato il grado di allarme verso l’hate speech, il dato - contenuto nell’indagine Swg “Odio e falsità in rete. La percezione dei cittadini”, su un campione di mille persone, presentata oggi - è in forte calo rispetto al 2017, diminuendo dal 70 al 53 per cento. Anche riguardo alle fake news, notizie false che circolano soprattutto online, è calato l’allarme. Scende dal 65 al 59%la percentuale di chi ritiene il grado di allarme e di attenzione su questo tema adeguato (rispetto al 65% dell'anno scorso). Per entrambi i fenomeni, a distanza di un anno si riscontra una tendenza all'assuefazione rispetto alle precedenti rilevazioni espresse dai cittadini, con un calo dell'’attenzione “di massa” e della consapevolezza nei confronti di fake news ed hate speech, pur restando un fenomeno all'ordine del giorno.
Dai dati risulta anche un legame tra la percezione di questi toni e il livello d’istruzione degli intervistati: sono le persone laureate le più preoccupate, mentre chi non supera la licenza media percepisce minor odio nelle comunicazioni.

Falsità e odio in rete: i temi caldi del 2018
Politica ed economia ed esteri e migrazioni rimangono i temi centrali su cui si innescano fake news ed hate speech, sebbene il tema esteri/migrazioni mostri un minor livello di hate speech rispetto al primo (rispettivamente 31% e 50%). Secondo gli intervistati, questi fenomeni prendono avvio anche dai fatti della vita quotidiana (cronaca ecc.), mentre emergono poi dei distinguo: sesso e relazioni sentimentali (34%), così come crimine e malversazione (24%) alimentano l’hate speech, mentre le fake news trovano terreno fertile soprattutto nel mondo dello spettacolo (22%), così come sul tema della salute e del food (18%).

Una nuova realtà con cui convivere
Due persone su tre pensano che le fake news e i toni offensivi usati in rete siano una nuova realtà con cui ci si dovrà misurare d’ora in avanti, un nuovo modo di comunicare della società di oggi e in rete (lo pensa il 66%), mentre solo per il 23% si tratta di un fenomeno temporaneo, legato in parte al periodo di crisi in cui viviamo e alla necessità di imparare a utilizzare i nuovi strumenti.
Se i millennial, cresciuti nell’epoca dei social, percepiscono meno il salto di paradigma (-6%), la percezione risulta invece maggiore nelle fasce di popolazione più istruita (+7%).

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