«Fantic rivoluzionerà il modo di fare le moto»
L'amministratore delegato della azienda di Treviso racconta l'acquisizione di Motori Minarelli da Yamaha: l'operazione perfetta, accarezzata da tempo, che permetterà di superare i 110 milioni di fatturato nel 2021
di Ilaria Vesentini
4' di lettura
È riuscita a decuplicare il fatturato in cinque anni, chiuderà il 2020 - nonostante lo tsunami Covid – con una crescita di oltre il 20% e l’operazione Motori Minarelli annunciata poche settimane fa permetterà di superare i 110 milioni di giro d’affari nel 2021; cifra da raddoppiare entro il 2024, secondo la roadmap scritta nel piano industriale. È una corsa degna di bolidi fuoriclasse quella che Mariano Roman racconta per Fantic Motor, marchio epico di motociclette che fece sognare stuoli di ragazzini negli anni 70-80 con il Caballero e che dal 2014 è tornato a far batter i cuori dei centauri, grazie a una produzione sartoriale di alta gamma tutta concentrata in Veneto, guidata da Roman (amministratore delegato), dopo una carriera di successi tra Laverda, Aprilia, Guzzi. Presto l’attività si allargherà nella motor valley emiliana, dove l’azienda ha annunciato l’acquisizione del 100% di un altro marchio storico di motocicli, Motori Minarelli, che dopo il debutto nel dopoguerra con l’originale Gabbiano (125cc) e il Vampir (200cc) è passato alla produzione di motori, entrando a inizio anni Duemila totalmente nell’orbita Yamaha.
A sei anni dalla rinascita e con un fatturato di una cinquantina di milioni di euro, Fantic compra un’azienda più consolidata e più grande, non è un passo azzardato?
Quando nel 2014 con gli amici investitori di VeNetWork abbiamo rilevato il marchio Fantic da Federico Fregnan (imprenditore trevigiano che salvò Fantic dal fallimento nel 2003 riprendendo su scala artigianale la produzione di 50 e 125 cc, ndr) avevamo bene in mente la direzione in cui andare e l’acquisizione di Motori Minarelli rientra in questo percorso, tutt’altro che improvvisato e su cui abbiamo già investito alcune decine di milioni. Il nostro obiettivo è innovare completamente il modo di fare moto in Italia, recuperando non solo la passione ma tutte le competenze che hanno permesso cinquant’anni fa a Mario Agrati ed Henry Keppel di realizzare il loro sogno e rivoluzionare le due ruote e la comunicazione rivolta alle giovani generazioni.
Come vi muoverete verso questo traguardo?
Il piano industriale che ho presentato nell’ottobre 2014 prevedeva lo sviluppo non solo di moto tradizionali a combustione interna ma anche di mobilità elettrica leggera, dai monopattini alle e-bike su due (e forse in futuro anche tre) ruote, con l’ambizione di diventare leader tecnologici di prodotto. Per portare avanti i pilastri del nostro piano dovevamo da un lato rafforzare la partnership con Yamaha, che è il nostro fornitore di motori e telai, dall’altro aumentare competenze e spazi produttivi nostri e sviluppare in casa i motori. Minarelli è l’operazione perfetta e la stavo accarezzando da tempo, infatti, anche perché li conosco e collaboro con loro dagli anni Ottanta. Ero lì quando Yamaha entrò e anche a quell’epoca – ero direttore tecnico di Aprilia - rappresentavo il più grosso cliente di motori della casa giapponese.
E Yamaha che ruolo gioca e giocherà?
Yamaha è oggi per Fantic il primo partner industriale nell’off-road professionale con cui stiamo condividendo successi insperati nei campionati europei e internazionali di motorcross ed enduro e grandi soddisfazioni anche di mercato, con il nuovo mito Caballero 125, 250 e 500 cc. L’accordo per rilevare il 100% di Minarelli prevede che per due anni continueremo a produrre a Calderara di Reno anche i motori Yamaha, un tempo di transizione importante per noi. Vogliamo mantenere il brand Minarelli e vorremmo anche valorizzarlo e svilupparlo nell’ambito delle ultimissime tecnologie dei motori a combustione interna e parallelamente allargare il segmento dei clienti OEM.
Quindi niente tagli di organici?
L’acquisizione prevede non solo di mantenere le 200 persone in organico a Bologna ma anche di implementare l’area tecnica. La nostra capacità produttiva dei due stabilimenti a Treviso è satura (a Quinto le moto, a Santa Maria di Sala le e-bike con 10mila pezzi prodotti ogni anno in ognuno dei due siti) vogliamo portare a Calderara anche l’assemblaggio di moto Fantic e poi di nuovi modelli. Nel giro di pochi anni arriveremo a saturare anche la capacità di Motori Minarelli. Contiamo di concludere l’acquisizione prima di fine anno, nel frattempo i confronti con i sindacati e le prime linee dell’azienda sono fonte di ottimismo. Da marzo-aprile 2021 saremo pronti a produrre anche in Emilia.
Vi siete accorti che c'è una crisi pandemica in giro o ne siete immuni?
Siamo rimasti chiusi per un mese e una settimana nel primo lockdown e abbiamo perso 15 milioni di euro in un colpo solo. Avevamo un budget previsionale 2020 per Fantic di 60 milioni di euro e pensiamo invece di chiudere l’anno tra i 48 e i 50 milioni. È comunque a una crescita di oltre il 20% rispetto al 2019, abbiamo recuperato parte del terreno perso. Con l’ingresso di Motori Minarelli saremo dal prossimo anno un gruppo da oltre 100 milioni di fatturato e 300 addetti. Con un piano di investimenti da qui al 2024 superiore ai 30 milioni di euro.
Dietro al successo pesano di più i capitali o le persone?
La differenza la fanno sempre le persone, mai i soldi. Se stiamo riuscendo nel nostro sogno è per la visione degli amici veneti azionisti, da Alberto Baban a Tiziano Busin (presidente Fantic) e Luca Marzotto; per il team tecnico eccezionale che abbiamo messo insieme con Jan Witteveen (ingegnere che ha vinto più di 40 mondiali tra Aprilia, Cagiva, Gilera) e Gaetano Coco, responsabile corse, uno dei più importanti esperti mondiali nella dinamica dei veicoli. I due stanno diventando maestri e mentori di giovani ingegneri – sono una ventina oggi nei due uffici tecnici ma stiamo continuando a inserirne - pieni di entusiasmo, i nostri migliori ambasciatori
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