Far pagare la CO2 riducendo le tasse sul lavoro: in gioco 200 miliardi di euro
Partita una raccolta di firme per la presentazione a Bruxelles di una proposta di carbon pricing per ridurre le energie da fonti fossili
di P.Sol.
2' di lettura
Di carbon tax si è tornato a parlare nella Ue come una delle ipotesi più accreditate per finanziare i bond europei che andranno ad alimentare il Recovery Fund straordinario per il sostegno delle economie più colpite dalla pandemia del Covid-19. Per il momento però non c'è nulla di certo, neanche il fondo stesso che deve essere ancora definito e approvato dal Consiglio.
Di certo c'è invece il forte rimbalzo di emissioni e inquinamento a livello globale all’indomani della ripartenza dell’attività economica in tutto il mondo: dopo la contrazione senza precedenti - alcune stime parlano di una caduta del 17% rispetto a un anno fa - le emissioni di gas serra sono tornate sui livelli precedenti in Cina e anche l’Europa sembra sulla stessa strada.
Per di più la flessione dei prezzi petroliferi rende più competitive le fonti fossili rispetto alle rinnovabili, con il rischio che gli investimenti tornino a premiare le energie più inquinanti.
La Ue sembra intenzionata a tenere la barra dritta sulla Green economy come base di rilancio dell’economia continentale. Se la carbon tax per il momento è solo un’ipotesi, sul tavolo c’è un'iniziativa formale per spostare le imposte dalle persone all'ambiente, tassando le emissioni di CO2: chi emette anidride carbonica in Europa pagherebbe un prezzo a tonnellata e il ricavato andrebbe a beneficio dei lavoratori, con una riduzione delle tasse nella busta paga.
La proposta fissa un prezzo iniziale di 50 euro per tonnellata di CO2 fino ad arrivare a 100 euro nell'arco di 5 anni, con un gettito potenziale della misura di carbon pricing, considerando il livello di emissioni del 2017, di circa 200 miliardi considerando le emissioni già coperte dall’Ets (emission trading system) e le emissioni non coperte , il restante 55%.
L’idea, supportata da 27 Premi Nobel e da migliaia di scienziati, viene proposta come strumento per proteggere l’ambiente e combattere il climate change senza abbandonare l’economia di mercato. «Senza una spinta forte dell’opinione pubblica - commenta Alberto Majocchi, professore emerito di Scienza delle Finanze all’Università di Pavia - sembra difficile l’introduzione di un prezzo sul carbonio, che avrebbe un duplice effetto positivo: da un lato, promuovere l’energy saving attraverso un aumento del prezzo dei combustibili e, dall’altro, favorire il fuel switching grazie a una variazione dei prezzi relativi fra combustibili fossili e energie rinnovabili».
L’iniziativa Stop Global Warming nasce da Marco Cappato, fondatore del movimento di cittadini europei sullo sviluppo sostenibile “Eumans”, insieme a Majocchi e Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo. La campagna, lanciata in occasione della Giornata mondiale della Terra il 22 aprile scorso, punta a raccogliere un milione di firme entro il 20 luglio per poter essere presentta alla Commissione e discussa al Parlamento europeo.
«Tutti invocano una ripresa sostenibile, ma ciò non accadrà in assenza di misure precise e vincolanti per disincentivare le emissioni di CO2 - sostiene Cappato -. Di fronte alla contrarietà di alcuni Governi, l’iniziativa per la fissazione di un prezzo minimo alle emissioni rappresenta la proposta oggi più concreta per coniugare sviluppo economico e lotta ai cambiamenti climatici».
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