Fare innovazione con i metodi dell’Fbi? La soluzione è scientifica e parla italiano
Una metodologia di consulenza basata su un rigoroso approccio scientifico-sperimentale costituito da tecniche di intervista e cross-examination utilizzate anche dalla polizia federale Usa nelle conversazioni con i testimoni
di Gianni Rusconi
4' di lettura
A dispetto del nome, The Doers, è una realtà italiana specializzata nel campo della consulenza. La sua missione? Supportare aziende e startup nella progettazione e nella gestione dei processi di innovazione in modalità “end to end”, dalla scoperta di nuovi mercati allo sviluppo di nuovi prodotti, servizi o modelli di business. Il suo fiore all’occhiello? Una metodologia sviluppata in house che aiuta i manager a prendere le decisioni strategiche più indicate e che permette loro di conoscere a fondo la vera natura di un determinato settore e di elaborare progetti basati su fatti e comportamenti reali, riducendo al minimo il rischio di insuccesso.
La metodologia in questione, denominato CSI (Customer Scientific Investigation), è basata su un rigoroso approccio scientifico-sperimentale costituito da tecniche di intervista e cross-examination utilizzate anche dall’Fbi nelle conversazioni con i testimoni, da un'organizzazione ciclica dei processi di investigazione a sei stadi (la stessa che troviamo nel modello Access formulato per la prima volta da Scotland Yard) e da procedure di profilazione di “Behavioral Evidence Analysis” (anch'esse largamente impiegate dall'agenzia federale americana).
La peculiarità di The Doers (fra le prime aziende in Italia ad adottare i framework di Outcome Driven Innovation) è quindi quella di fare consulenza a un livello diverso, superando i limiti dei Big Data e dei classici focus group, lavorando al fianco dei manager rispetto alla priorità del mercato (e non della tecnologia in senso stretto) e con il fine ultimo di creare processi strutturati per guidare la trasformazione digitale in azienda, utilizzando gli strumenti di progettazione e di prototipazione rapida più avanzati e valorizzando le persone che hanno uno spirito imprenditoriale.
La convinzione di Irene Cassarino, founder di The Doers, poggia su un assunto (in apparenza) molto semplice: solo un approccio scientifico permette di ottenere dalle interazioni con i potenziali futuri clienti delle informazioni “esatte” e non viziate da opinioni personali o della propria azienda o ancora da quelle degli stessi clienti stessi. E il valore dei dati così raccolti è il primo passo per prendere le decisioni migliori.
In molti ritengono i modelli di AI generativa un valido supporto per i leader aziendali per migliorare i processi decisionali: la vostra opinione al riguardo?
I modelli GPT sono utilissimi in molti ambiti aziendali. Anche noi li utilizziamo e sproniamo le aziende nostre clienti a prendere il meglio da questa tecnologia, sperimentando molto per imparare a conoscerla. Ma la verità è che la loro utilità dipende dal processo decisionale che si vuole mettere in atto: noi siamo specializzati nel processo decisionale di tipo scientifico, quindi non solo intelligente, ma razionale, con un approccio che si basa sull'analisi sistematica di scenari alternativi, su meccanismi di invalidazione “evidence-based”, sul ragionamento bayesiano e sulla mitigazione di credenze disfunzionali e bias cognitivi. La nostra esperienza ci conferma che questo tipo di approccio è molto utile se si è nella condizione di dover prendere una decisione rischiosa sul futuro, e quindi se investire o meno su un nuovo prodotto, se sviluppare o meno un brevetto o un'idea di innovazione rispetto a un'altra. In questo specifico campo, i modelli GPT sono fuori posto, performano male e sono fisiologicamente soggetti agli stessi bias di un essere umano, che in materia di razionalità – questo deve essere chiaro - non è un riferimento.
Significa che tali strumenti vanno usati con moderazione?
Si tratta, in buona sostanza, di modelli molto utili in fase generativa, creativa e divergente e poco affidabili in fase decisionale, razionale e convergente. Per convergere è necessario divergere, è accertato, ed è per questo che li utilizziamo. Poi, però, occorre sapere dove fermarsi.
Chi sono i vostri interlocutori preferenziali fra il management aziendale, là dove non c’è una figura dedicata all'innovazione?
Affiancare le organizzazioni e aiutarle a migliorare e governare i processi di innovazione, affinché possano competere grazie alla creazione di nuovi modelli di business è la nostra missione ed è anche la priorità di un amministratore delegato, che difatti è il nostro principale riferimento. Lavoriamo quindi anche con tutti i riporti con i quali l'Ad condivide la stessa priorità, dal Chief Innovation Officer al Chief Strategy Officer, dal direttore marketing strategico ai vari product manager. Anche con la funzione Hr abbiamo avviato interessanti collaborazioni e in generale siamo convinti che l'innovazione, per avere davvero successo, deve essere perseguita con un approccio pervasivo dell'intera azienda e non a compartimenti stagni.
Che differenza c'è fra il lavorare con un Chief Innovation Officer piuttosto che con Hr Manager?
Finché le diverse figure coinvolte condividono la stessa priorità, ossia assicurare all'azienda la possibilità di generare valore su nuovi mercati, sono tutti stakeholder complementari che cerchiamo di far cooperare nei processi di innovazione. Un esempio sono i processi di corporate intrapreneurship, in cui l'azienda moltiplica i propri sforzi di innovazione attraverso l'unica risorsa inimitabile che possiede: il tempo e il cervello dei propri dipendenti. Il Chief Innovation Officer promuove questi percorsi, l'Hr manager li abilita e il Chief Marketing Officer, fra gli altri, ne coglie i frutti.
Il modello CSI si applica con efficacia a tutte le tipologie di impresa? Le Pmi sono un possibile target? E perché?
Torniamo al punto delle decisioni razionali che riguardano il futuro. Tra le diverse metodologie proprietarie utili allo sviluppo dei progetti che abbiamo elaborato in The Doers, il metodo CSI è finalizzato a scoprire bisogni ed esigenze dei clienti ed è utilizzabile da qualsiasi organizzazione, tanto più se parliamo di una piccola o media impresa che non può permettersi di sprecare investimenti in innovazione. Più è critica la risposta a domande circa il posizionamento di un nuovo prodotto oppure la decisione di cambiare modello di offerta o di business, più è opportuno l'utilizzo della CSI.
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