POLITICA AGRICOLA

Farm to Fork: meno chimica e incentivi al biologico da 20 mld l’anno nel Green Deal Ue

Presentata a Bruxelles la strategia sulla sostenibilità al 2030 tra cui l’indicazione di origine e valori nutritivi in etichetta. Reazioni contrastanti dai rappresentanti del mondo agricolo

di Alessio Romeo

(Mint Images RF / AGF)

3' di lettura

Riduzione del 50% dell’uso dei fitorfarmaci in agricoltura e del 20% dei fertilizzanti, entro il 2030. Taglio del 50% dei consumi di antibiotici per gli allevamenti e l’acquacoltura e incremento del 25% delle superfici coltivate a biologico, oltre all’ulteriore estensione dell’etichetta d’origine sugli alimenti. Sono alcuni dei principali obiettivi della strategia sulla sostenibilità presentata oggi dalla Commissione europea, con le due comunicazioni su biodiversità e “Farm to Fork” che definiscono il ruolo dell’agroalimentare nell’ambito del Green Deal europeo. Bruxelles punta a raggiungere una quota di almeno il 30% delle aree rurali e marine europee protette, e a trasformare il 10% delle superfici agricole in aree ad alta biodiversità.

La strategia prevede un finanziamento di 20 miliardi l’anno tra fondi Ue, nazionali e privati. Le comunicazioni, che aprono la strada anche all'utilizzo delle nuove biotecnologie in campo, non sono vincolanti ma indicano le linee guida per futuri atti legislativi da concordare con Consiglio e Parlamento europeo.

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«La crisi del coronavirus ha dimostrato quanto siamo tutti vulnerabili e quanto sia importante ristabilire l'equilibrio tra attività umana e natura – ha dichiarato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans, responsabile dell’attuazione degli obiettivi del Green Deal –. I cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità sono un chiaro e attuale pericolo per l’umanità. Al centro del Green Deal le strategie di biodiversità e Farm to Fork puntano a un nuovo e migliore equilibrio tra natura, sistemi alimentari e biodiversità; proteggere la salute e il benessere dei nostri cittadini e allo stesso tempo aumentare la competitività e la resilienza dell'Ue. Queste strategie sono una parte cruciale della grande transizione che stiamo intraprendendo».

Dal mondo agricolo italiano sono arrivate reazioni di segno diverso. Per il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, «l’estensione dell’obbligo di etichette con l’indicazione dell’origine degli alimenti è una vittoria per 1,1 milioni di cittadini europei che hanno firmato l'iniziativa dei cittadini europei promossa dalla Coldiretti ed altre organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea» ma, ha sottolineato Prandini, non mancano le criticità nella strategia che «presenta preoccupanti zone d'ombra nei fuorvianti bollini nutriscore e nei pregiudizi sui consumi di carne e sugli allevamenti».

Negativo il giudizio di Confagricoltura. «Le proposte della Commissione penalizzano il potenziale produttivo dell’agricoltura e del sistema agroalimentare europeo. È una prospettiva che non condividiamo, anche perché aumenterebbero le importazioni da Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose – ha detto il presidente dell’organizzazione, Massimiliano Giansanti –. Nel contesto dell’emergenza sanitaria in atto l’agricoltura e il sistema agroalimentare sono stati considerati alla stregua di attività essenziali, anche dalla Commissione Ue. I prodotti destinati all'alimentazione hanno una valenza pubblica che, in futuro, non dovrà essere sottovalutata e sacrificata».

Anche per il presidente di Copagri, Franco Verrascina, «gli ambiziosi obiettivi contenuti nelle comunicazioni non devono penalizzare i produttori agricoli, messi già a durissima prova dalla pandemia».

«L’agricoltura è pronta alla sfida sostenibilità ma merita un ruolo centrale», è invece la rivendicazione della Cia: «Per questo anche in vista della presentazione il 27 maggio del nuovo quadro finanziario pluriennale dell'Ue, deve essere chiaro che non possono esserci tagli al budget agricolo». Il presidente dell’Alleanza delle cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri, ha messo infine in evidenza come la strategia europea nn debba compromettere la sicurezza degli approvvigionamenti: «Prima di ogni intervento legislativo europeo occorrerà fare una valutazione attenta sulle ricadute che un piano così importante potrà avere su agricoltori e cooperative, che hanno bisogno di alternative per essere messi in grado di raggiungere obiettivi così ambiziosi senza compromettere la loro stessa sussistenza. Un approccio “bendato” può mettere a rischio la stessa sicurezza alimentare europea, la competitività e il reddito di migliaia di aziende e di cooperative che sono già state pesantemente colpite dall'emergenza Covid19».

Dal fronte dell'Europarlamento è arrivato il monito di Paolo De Castro: «Siamo pronti a raccogliere la sfida ambiziosa che ci lancia oggi la Commissione – ha detto – ma non a qualunque prezzo. È l’inizio di un percorso che deve portare a un patto fiduciario tra produttori e consumatori europei basato sulla qualità, la trasparenza e sicurezza dei processi produttivi e dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Siamo molto preoccupati – ha aggiunto De Castro – che gli obiettivi di riduzione dell'utilizzo di input produttivi, possano pregiudicare la capacità produttiva dei nostri agricoltori: ogni vincolo dovrà essere accompagnato dalla messa a disposizione di strumenti alternativi, e in questo senso l'aperura della Commissione alle nuove biotecnologie sostenibili per l'evoluzione assistita delle piante ci fa ben sperare».

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