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Farmaceutica, sprint dell’Abruzzo con il balzo dell’export e la ricerca

Le vendite sui mercati esteri nel 2022 hanno raggiunto la quota di 800 milioni: il distretto dell’Aquila ha trainato la corsa con una crescita del 58%

di Marzio Bartoloni

(Armando Dadi / AGF)

3' di lettura

La farmaceutica in Abruzzo corre con i suoi 3mila addetti ( 1300 diretti e oltre 1600 nell’indotto) e con l'export che vola a 800 milioni nel 2022, un valore quasi triplicato (+172%) nel giro di cinque anni, con il distretto dell'Aquila che traina questa corsa (+58% in un anno) proiettandosi tra le prime quattro province in Italia per crescita delle esportazioni. Con gli abruzzesi che per produttività nei farmaci battono i tedeschi, oltre che francesi e spagnoli: un primato questo che affonda le sue radici su un territorio che vanta una tradizione ormai decennale nella manifattura farmaceutica con i suoi stabilimenti che producono ed esportano nel mondo miliardi di capsule e compresse blockbuster, ma anche farmaci innovativi biotech come quello che impiega la cosiddetta “proteina della Montalcini” (l'Ngf per la quale Rita Levi Montalcini vinse il Nobel).

La rinascita dopo il terremoto

«A fare la differenza è la qualità degli abruzzesi, capaci di rialzarsi dopo il terremoto che qui da noi ha fatto danni importanti per 10 milioni di euro», ricorda Sergio Dompé presidente di Dompé farmaceutici che ha ospitato nell'auditorium del suo stabilimento all’avanguardia dell'Aquila - che produce per tutto il mondo portando le ultime terapie innovative negli Usa - una nuova tappa del road show di Farmindustria alla scoperta delle gemme manifatturiere del farmaco italiano.

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L'Abruzzo consolida dunque la sua posizione di eccellenza del farmaco, tra le prime Regioni in Italia, grazie alla produttività delle sue risorse – a fronte di un'occupazione pari all'1,6% il valore aggiunto è del 6,1% - e agli investimenti tra quali spiccano quelli nella ricerca: circa 60 milioni di euro in R&S, una cifra che rappresenta oltre il 20% del totale di quanto hanno investito le imprese nella regione, a dimostrazione che non si fa solo produzione ma si studiano nuove terapie e si fa innovazione grazie anche alla presenza e alla partnership fattiva con le università, a cominciare dall’ateneo dell’Aquila.

Produzione a 49 miliardi

La presenza farmaceutica si concentra in particolare tra L’Aquila e Pescara e come accade in altre Regioni «è vincente questo mix di imprese italiane internazionali, di multinazionali, di piccole imprese che vogliono crescere e di conto terzisti che riforniscono tutto il mondo», racconta Lucia Aleotti vicepresidente di Farmindustria e azionista Menarini. Un mix che in Italia ha portato la produzione a 49 miliardi nel 2022 con 47,6 miliardi di export (+43 per cento) e che in Abruzzo vede la presenza degli stabilimenti di importanti aziende come Alfasigma, Dompé, Menarini e Sanofi. ll primo ubicato ad Alanno festeggerà 50 anni nel 2024 ed è stato da poco ampliato ricevendo anche l’ok dell’Aifa alla produzione di prodotti immunologici come i vaccini sempre più importanti. Dompé festeggia invece proprio ora i 30 anni del suo stabilimento dell’Aquila, l’unico per la produzione dove si realizzano farmaci più “tradizionali” e soprattutto prodotti biotech riconosciute come «breakthrough innovation» dalla Fda americana, come la proteina Ngf (Nerve growth factor) che rigenera i nervi dell’occhio. A fianco a Dompé sorge il terzo sito più grande del gruppo Menarini: qui si producono ogni anno 73 milioni di confezioni per 1,6 miliardi tra compresse e capsule che raggiungono 60 Paesi. Infine la multinazionale Sanofi con il suo stabilimento di Scoppito per la produzione e il confezionamento di farmaci solidi orali su larga scala (3,3 miliardi di capsule l’anno per 124 milioni di confezioni, il 50% per l’export) dove si fa anche ricerca e sviluppo, in particolare di quattro nuove molecole (immunologia, malattia rare, trapianti e Sla).

1.600 miliardi di investimenti

«Le sfide oggi con 1600 miliardi di dollari di investimenti in ricerca da qui al 2028 sono bellissime e grandi, ma o comprendiamo questa innovazione e ci attrezziamo per poterla gestire o saremo indietro a rincorrerla», ha spiegato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani. Che sottolinea come ci vogliano «regole nuove e un cambio culturale sulla salute che non è un costo da abbattere: serve una nuova governance e per questo chiediamo un segnale subito sul payback e poi il suo superamento. Questo Governo comunque ha mostrato un’attenzione al settore anche in Europa dove ha difeso le nostre ragioni sul nuovo pacchetto di norme per i farmaci». Per il ministro dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini una spinta arriverà dal Pnrr, che prevede 11 miliardi per la ricerca: « Sarà la condizione preliminare per dare un booster di crescita e di innovazione non solamente alle nostre università ma anche alle nostre imprese, che ormai vanno di pari passo». Infine la sottosegretaria al ministero delle Imprese e del Made in Italy, Fausta Bergamotto ha ricordato il tavolo sulla filera farmaceutica appena partito «nato per ridisegnare una politica industriale perché la farmaceutica è un settore strategico per il Paese».

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