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Farmaci, alleanza strategica con l’ateneo dell’Aquila

La produzione. Le esportazioni di medicinali hanno raggiunto 800 milioni con una crescita del 58%: è il settore manifatturiero votato di più all’estero

di Marzio Bartoloni

 Distretto. Qui si producono ed esportano nel mondo miliardi di capsule e compresse

4' di lettura

È tra le prime quattro province in Italia per la crescita dell’export di farmaci - +57,8% nel 2022 - ed è nella top ten italiana per il suo peso nelle esportazioni totali della farmaceutica che l’anno scorso nel nostro Paese hanno raggiunto la quota record di 47,6 miliardi (+43 per cento) su quasi 50 miliardi di produzione. Numeri che fanno del distretto dei farmaci dell’Aquila (con la vicina Pescara che fa anche molto bene) un vero e proprio fiore all’occhiello dell’Abruzzo e dell’Italia e infatti è il settore che esporta di più (il 53%) nella manifattura di tutta la provincia potendo contare anche su uno dei numeri più alti in Italia di addetti alla farmaceutica.

Proprio i lavoratori della farmaceutica in Abruzzo - 3mila addetti (1300 diretti e oltre 1600 nell'indotto) - spiccano per la loro produttività che è addirittura superiore a quella di Germania, Francia o Spagna: a fronte di un'occupazione pari all'1,6% del totale regionale il valore aggiunto è infatti del 6,1%, un punto di forza questo che ha contribuito a far correre così forte le esportazioni dei farmaci che nel 2022 hanno raggiunto gli 800 milioni di euro. Ma la farmaceutica abruzzese e in particolare quella dell’Aquila spicca anche per un altro motivo e cioè gli investimenti in ricerca e sviluppo che hanno raggiunto i 60 milioni di euro, una cifra che rappresenta oltre il 20% del totale di quanto hanno investito le imprese nella Regione, a dimostrazione che qui non si fa solo produzione ma si studiano nuove terapie e si fa innovazione grazie anche alla partnership fattiva con l’università dell'Aquila.

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Tra le punte di diamante di questo distretto farmaceutico - al centro anche dell’ultima tappa del roadshow di Farmindustria - ci sono pesi massimi come Dompé, Menarini e Sanofi, a cui si aggiunge anche Alfasigma (che si trova ad Alanno in provincia di Pescara). Si tratta di grandi stabilimenti realizzati anche diversi anni fa - quello di Alfasigma ha quasi 50 anni e quello di Dompé ne ha appena festeggiati 30 - che sono aggiornati con le più nuove tecnologie e in qualche caso anche in gran parte ricostruiti dopo il terremoto. Qui si producono ed esportano nel mondo miliardi di capsule e compresse blockbuster: solo Menarini nel suo stabilimento aquilano - il terzo in italia per dimensioni - produce ogni anno 73 milioni di confezioni per 60 Paesi, mentre la multinazionale Sanofi a Scoppito realizza 124 milioni di confezioni (il 50% per l'export), facendo anche ricerca e sviluppo di nuove molecole. E farmaci innovativi biotech, oltre a quelli più tradizionali, li realizza Dompé nel suo modernissimo stabilimento a fianco a quello della Menarini: tra tutti quello che impiega la cosiddetta “proteina della Montalcini” (l'Ngf per la quale Rita Levi Montalcini vinse il Nobel) che rigenera i nervi dell'occhio. Terapie riconosciute come innovative dalla Fda americana.

«Sono aziende con un elevato indice di competenze tecnologiche che hanno bisogno di personale di formazione elevata che noi siamo in grado di fornire. Parlo di ingegneri, biotecnologi, biologi, informatici, matematici e qualche volta anche filosofi», spiega il rettore dell’università dell’Aquila Edoardo Alesse. Che segnala come la collaborazione tra ateneo e aziende sia poi molto fitta sul fronte della ricerca, come nel caso di Dompé: «Abbiamo due progetti finanziati dall’ex ministero dello Sviluppo economico di ricerca preclinica sull’impiego dell’Ngf nelle patalogie rare dell’occhio e il secondo allargato alle patologie dell’orecchio per la sordità, una patologia molto diffusa nel mondo. Studiamo insieme soprattutto nei nostri laboratori modelli in vitro, molecolari , cellulari fino all’animale di esperimento». Ma non mancano altre tipologie di collaborazione: «Con Sanofi lavoriamo a esempio sull’automazione delle linee produttive visto che fanno molto packaging».

Ma quanto è importante avere un ateneo vicino e disponibile per un distretto come quello della farmaceutica dell’Aquila? «Molto. Anche perché lavoriamo da tempo sull’innovazione; nel 2012 abbiamo creato questo contenitore chiamato “Capitank” come uno dei poli di innovazione regionali in cui una sessantina di aziende farmaceutiche e chimiche hanno potuto incontrare l’expertise dell’università sulla ricerca. Questo progetto è stato uno stimolo e una leva importante. L’Abruzzo - prosegue Alesse - oggi si è orientata su quattro strategie di specializzazione intelligente e cioè scienze della vita e chimica farmaceutica, Ict e spazio, automotive e agrifood». E ora c’è anche la spinta del Pnrr : «L’Aquila è un hub di uno degli ecosistemi dell’innovazione selezionati e finanziati dal Mur con i fondi del Pnrr per creare aziende innovative e promuovere lo sviluppo di prodotti e processi da mettere a disposizione delle aziende. L’obiettivo - avverte il rettore - è ampliare la filiera con piccole imprese che possono lavorare a fianco di quelle grandi generando occupazione».

«L’Abruzzo - conclude Alesse - viene considerata ancora erroneamente una terra arretrata e invece ha una forte vocazione manifatturiera. Il fatto poi che all’Aquila ci fosse una università come la nostra è stato un forte attrattore per molte aziende e poi siamo geograficamente strategici, quasi un quartiere di Roma vista la sua vicinanza. La nostra sfida ora è far collaborare tutte queste nostre vocazioni: penso alla farmaceutica e all’Ict che parlano sempre di più la stessa lingua».

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