ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’allarme dei farmacologi

Farmaci e bimbi: solo un terzo dei medicinali è stato testato su pazienti pediatrici

La soluzione non può essere certo la riduzione del dosaggio perché i «bambini non possono essere considerati dei piccoli adulti

di Marzio Bartoloni

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Non più di un terzo dei medicinali per bambini è stato testato su pazienti in età pediatrica. Così i pediatri sono spesso costretti a prescrivere farmaci basandosi su dati di sicurezza ed efficacia incompleti o assenti, come conseguenza della carenza di specifici studi in questa fascia di età. E la soluzione non può essere certo la riduzione del dosaggio perché i «bambini non possono essere considerati dei piccoli adulti». A lanciare l’allarme sono i farmacologi italiani in vista del 41° Congresso della Società italiana di farmacologia in programma dal 16 al 19 novembre a Roma che affronterà questo e altri temi.

Solo un terzo dei farmaci studiato per età pediatrica

Nonostante la terapia farmacologica giochi un ruolo importante nella cura e nella prevenzione in età pediatrica, i pediatri - ricorda la Sif - sono spesso costretti a prescrivere farmaci basandosi su dati di sicurezza ed efficacia incompleti o assenti, come conseguenza della carenza di specifici studi in questa fascia di età. «Non più di un terzo dei farmaci attualmente prescritti ai bambini è stato, infatti, specificamente studiato per la sicurezza e l'efficacia in età pediatrica», avverte Alessandro Mugelli docente dell’università di Firenze ed ex presidente della Sif . «Ciò è particolarmente rilevante - continua il farmacologo - considerando che le tappe fondamentali del destino del farmaco nei bambini, dall'assorbimento all'eliminazione, sono diverse qualitativamente e quantitativamente rispetto agli adulti e che i differenti gradi di sviluppo degli apparati bersaglio richiedono una terapia farmacologica individualizzata che non sempre può essere adeguatamente ricavata dai dati disponibili per la popolazione adulta».

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L’errore di dare un dosaggio diverso per il bambino

La Società italiana di farmacologia ricorda infatti come sia una cosa certa che i bambini non sono piccoli adulti. È questo, senza dubbio, il primo elemento da chiarire quando si affronta il delicato tema dell'uso dei farmaci in pediatria. Il soggetto pediatrico è, infatti, in continua evoluzione e presenta specificità proprie che lo distinguono dall'adulto anche nella risposta al trattamento farmacologico. Un concetto da tenere bene a mente per evitare molti dei più frequenti errori commessi nel somministrare i medicinali ai bambini. Il più frequente di tutti è quello della riduzione del dosaggio di un farmaco, impiegato comunemente negli adulti, in base al peso corporeo e all'età del piccolo paziente, senza però avere informazioni corrette sull'efficacia e la sicurezza del trattamento in età pediatrica.

«Perché i bambini non sono dei piccoli adulti»

«Che i bambini non siano piccoli adulti è dimostrato dal fatto che non solo molti parametri farmacocinetici, ma anche la farmacodinamica possano modificarsi durante la crescita. Nella popolazione pediatrica - sottolinea Mugelli - crescita e cambiamenti evolutivi influenzano l'assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l'eliminazione dei farmaci (Adme); così come influenzano gli aspetti di farmacodinamica, variando l'efficacia e la sicurezza della terapia. In ambito pediatrico vanno, inoltre, considerati numerosi fattori, tra cui: l'età, il peso corporeo, la superficie corporea, l'età gestazionale e il peso alla nascita per i neonati, la razza o etnia, il sesso». Nel 2017 la Sif ha creato un Gruppo di lavoro di farmacologia pediatrica che si occupa di: farmacocinetica e farmacologia clinica in età pediatrica; valutazione di efficacia e sicurezza dei farmaci in età pediatrica; valutazione preclinica dei meccanismi farmacodinamici e farmacocinetici dei farmaci in età evolutiva.


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