Lo scenario

Fattori digitali e Industria 4.0: l’aerospazio cambia marcia

Secondo Deloitte, tecnologie e applicazioni lungo la catena del valore sono un fattore chiave per la competitività

di Chiara Bussi

Occupazione e investimenti, perché Industria 4.0 ha funzionato

3' di lettura

Le soluzioni digitali e le tecnologie Industria 4.0? Mai come oggi sono lo strumento chiave per superare la crisi innescata dalla pandemia e rilanciare la competitività, anche nei settori dell’aerospazio e della difesa. Ma per coglierne in pieno i vantaggi – sottolineano una serie di report recenti di Deloitte - occorre ragionare in un’ottica di ecosistema. La posta in gioco è alta: ridurre la dipendenza tecnologica europea in questi settori strategici. Tanto che la Commissione Ue ha appena lanciato un piano d’azione per integrare e “contaminare” tra loro queste industrie con una tabella di marcia serrata da qui al 2023. Aspetti cruciali, tanto a livello globale quanto nel nostro Paese dove il settore dell’aerospazio e della difesa ricopre un ruolo di primo piano.

Nella Ue secondo l’Asd (Associazione europea delle industrie dell’aerospazio e della difesa), il macrosettore vale 260 miliardi di euro e conta 890mila addetti. In Italia sono oltre 4mila le aziende, il 90% con meno di 50 dipendenti, con un valore dell’indotto di 13,5 miliardi. La propensione digitale è già parte del loro Dna: circa il 10% in media del fatturato viene investito in Ricerca&Sviluppo. Le tecnologie digitali - fa notare il report “Sfide e opportunità del settore Aerospace & Defence” della società di consulenza - giocheranno un ruolo chiave se adottate con un approccio strategico e non semplicemente opportunistico.

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Tra le opzioni sul tavolo ci sono l’integrazione dei sistemi per avere una visione aggiornata e in tempo reale dello stato di tutte le operazioni aziendali sia dal lato della domanda che dell’offerta, la gestione della forza lavoro, senza trascurare i requisiti di sicurezza attraverso l’internet delle cose e il remote management. Ma anche sistemi di automazione intelligenti e knowledge management per aumentare il livello di produttività ed efficienza dei lavoratori, e modalità per far fronte a necessità contingenti, come le rotture di stock, ad esempio con la stampa in 3D di parti di ricambio.

Una nuova tendenza è in atto e i leader delle aziende del settore ne sono consapevoli. Secondo un’altra recente indagine della società di consulenza l’83% di essi a livello mondiale dichiara di aver investito in tecnologie digitali e di Industria 4.0 negli ultimi due anni, ma è molto più bassa la percentuale di chi ha già reso operativi questi sistemi. I più diffusi sono i servizi e la manifattura smart (35%), seguiti dalle copie digitali e dal rilevamento della qualità (entrambi al 24%), mentre solo il 17% ha già calato nella realtà aziendale una pianificazione sincronizzata della catena di fornitura. Proprio qui il gioco di squadra può fare la differenza:  il 78% degli intervistati riconosce che ragionare in un’ottica di ecosistema premia in termini di ritorno degli investimenti. C’è dunque ancora un ampio margine di miglioramento.

«Il settore è a un bivio: la digitalizzazione a livello di ecosistema è urgente per contrastare gli effetti della crisi nel comparto dell’aeronautica civile e prevenire impatti negativi futuri per lo spazio e la difesa», spiega Francesco Legrottaglie, partner di Deloitte Italia e responsabile del settore Aerospaio&Difesa. «Adottare tecnologie digitali lungo tutta la catena del valore - aggiunge - significa non solo mettere in sicurezza l’intero ecosistema, ma dar vita a collaborazioni che possono portare a una riduzione dei costi di R&S e di introduzione di nuovi prodotti sul mercato. Per aumentare la consapevolezza dei “piccoli” sulle potenzialità del digitale i grandi player hanno un ruolo decisivo. Di pari passo servono investimenti nella cybersicurezza per accompagnare la transizione».

La digitalizzazione a livello di ecosistema è una delle principali leve su cui la Commissione Ue intende premere per portare a compimento il Piano d’azione annunciato a fine febbraio. Il momento è particolarmente propizio, anche perché sta per partire la nuova programmazione Ue 2021-2027 oltre al tesoretto del Next Generation Eu. L’occhio di riguardo della strategia di Bruxelles va a Pmi e Rto (Organizzazioni di ricerca e tecnologia) e le contaminazioni serviranno a evitare costose duplicazioni delle attività di ricerca nei vari settori.

Una delle undici azioni riguarderà la creazione di un incubatore tecnologico nel primo semestre 2022: una rete virtuale tra i soggetti europei coinvolti per sviluppare le tecnologie a duplice uso (civile e della difesa). Azioni trasversali che travalicano i confini dei singoli Paesi e quelli tra i tre settori per fare rete e agire da moltiplicatore di digitalizzazione.

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