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Fatturato record (+81,5%) per la B&C: azienda a trazione femminile

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di Silvia Pieraccini

Anno d'oro. Per la B&C di Firenze che produce altoparlanti per uso professionale il 2022 ha registrato un aumento dei volumi del 45% rispetto al 2021

3' di lettura

Dalla pandemia - che aveva annullato musica dal vivo e commesse – B&C Speakers si è ripresa in fretta. L’azienda fiorentina leader nella produzione di altoparlanti per uso professionale, destinati a concerti, eventi e spettacoli, ha chiuso il 2022 con ricavi consolidati arrivati al livello-record di 82,1 milioni di euro (+81,5% sul 2021 e, soprattutto, +46% sul 2019 pre-Covid) e un margine operativo lordo (ebitda) più che raddoppiato rispetto al 2021, a 20,25 milioni (+135%).

Sul fatturato ha inciso solo in parte l’aumento dei prezzi, visto che sono cresciuti anche i volumi: +45% rispetto al 2021 e +21% sul 2019. L’utile di gruppo ha raggiunto 12,27 milioni (+139%). Il portafoglio ordini è salito a 46,3 milioni (era 27,9 milioni a fine 2021). «La pandemia non ha cambiato le abitudini delle persone che, appena possibile, sono tornate a godere dell’esperienza live», ha spiegato Lorenzo Coppini, amministratore delegato dell’azienda quotata sul segmento Star di Borsa Italiana.

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La forte crescita, che ha imposto turni produttivi aggiuntivi, non ha fatto perdere di vista un tema su cui il gruppo sta lavorando da tempo, quello della diversity e della parità di genere che ha trovato spazio – oltre che nel contratto integrativo aziendale - nel documento sulla politica di sostenibilità approvato dal consiglio di amministrazione il 27 febbraio scorso («l’azienda si impegna a promuovere un ambiente di lavoro inclusivo che riconosca il potenziale e le aspirazioni di ciascuno e che al tempo stesso coniughi gli impegni lavorativi con la sfera privata; a garantire il rispetto dei diritti umani e la diversità di genere lungo l’intera catena del valore...»).

Il passaggio dalle parole ai fatti è già avviato. La particolarità di B&C, infatti, è quella di avere una presenza femminile sì contenuta nei numeri (il 14%, pari a 31 donne su 219 lavoratori) – com’è frequente nelle aziende industriali e ancor più nel mondo dell’audio professionale – ma significativa nei ruoli. B&C Speakers è presieduta da una donna, l’imprenditrice tessile Roberta Pecci che contribuisce, insieme con le consigliere indipendenti Veronica Tonini e Valerie Sun, a coprire la quota rosa prevista dalla legge nei cda delle società quotate (e prevista anche nel collegio dei sindaci revisori, dove siede Sara Nuzzaci). Le quote rosa sono considerate un “male” necessario: «Vorremmo essere già in un contesto in cui non c’è bisogno di imporre la presenza femminile», spiegano consigliere e sindaca. Al di là degli obblighi di legge, però, in B&C le donne ricoprono vari ruoli di responsabilità: alla guida delle Risorse umane c’è Federica Caciolli; alla testa del Marketing Claudia Stortini; la Segreteria commerciale è in mano a Patricia Adeyemi; responsabile della Ricerca scientifica è Valentina Cardinali, unica donna in un ufficio tecnico formato da una dozzina di uomini che sviluppa nuovi prodotti e sperimenta materiali innovativi. «Il mio apporto? Una diversità d’approccio e di visione ch arricchisce il risultato della ricerca», spiega Valentina. Così come arricchisce il fatto che «sempre più spesso il ruolo di rappresentare l’azienda all’esterno venga affidato a una donna», aggiunge Patricia.

Le donne in B&C sono presenti anche nell’area produttiva – sono 22 tra cui Carla Stranieri al reparto trattamento, che è anche rappresentante sindacale, e Gaia Ranfagni al reparto membrane - ma è indubbio che «nel caso di profili produttivi è più complicato per una donna avvicinarsi a un’azienda metalmeccanica come questa», spiega Carla. La visione tradizionale dei ruoli, le difficoltà nel conciliare vita e lavoro, il timore nel proporsi per coprire una certa posizione pesano ancora nel percorso verso la parità di genere.

Il prossimo passo in B&C sarà quello di valutare la differenza di stipendio tra uomini e donne, il cosiddetto gender pay gap. «Negli ultimi mesi abbiamo confrontato i livelli retributivi, a parità di ruolo, rispetto alla media territoriale e nazionale – spiega Federica Caciolli – ora passeremo ad analizzare le retribuzioni aziendali per genere, per far emergere eventuali disparità». Sarà un passaggio propedeutico alla certificazione della parità di genere: «È un obiettivo a cui puntare – spiega la presidente Roberta Pecci – la certificazione di genere prevede sgravi fiscali ma soprattutto ha lo scopo di assicurare maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di ridurre il gender pay gap».

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