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Fed e Bce di nuovo in campo contro la nuova variante?

Giù i rendimenti dei titoli di Stato: così i mercati sembrano prepararsi a un rallentamento della «exit strategy» delle Banche centrali

di Maximilian Cellino

La variante sudafricana fa paura, venerdì nero per le Borse

3' di lettura

È come un riflesso condizionato ormai: nei momenti di maggior incertezza e di potenziale difficoltà si guarda d’istinto alle Banche centrali e a quanto potranno fare per evitare gravi conseguenze economiche e sgombrare di conseguenza le nubi che si addensano minacciose sui mercati. Lo schema si è ripetuto puntuale anche venerdì 26 novembre, al sorgere della minaccia della nuova variante Covid, e certe reazioni immediate degli investitori lo confermano. Al tracollo delle Borse e delle quotazioni delle materie prime si sono infatti affiancati anche movimenti significativi di senso opposto sui titoli di Stato e sul mercato monetario.

La reazione nervosa dei mercati

I primi hanno sperimentato un vero e proprio rally, che ha proiettato in basso i rendimenti Usa (-15 centesimi per il Treasury decennale) e quelli europei (quasi 10 cent in meno per Bund e BTp). E se per i Paesi core il movimento potrebbe in fondo spiegarsi con la classica fuga dal rischio verso «porti sicuri», il fatto che stavolta siano avanzati anche i titoli italiani la dice lunga su quanto gli operatori abbiano iniziato a ragionare su un possibile rallentamento della Bce sulla strada verso la riduzione degli stimoli monetari. Ancora più evidente, se si vuole, la retromarcia del mercato nei confronti degli Stati Uniti, visto che i future sui Fed Fund prezzavano venerdì 26 novembre soltanto due rialzi dei tassi da parte di Washington nel corso 2022, anziché i quasi tre della vigilia.

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I TITOLI DI STATO
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Fin qui la risposta permeata di nervosismo degli operatori. Quando però ci si chiede se, in che misura e con quali modalità le Banche centrali reagiranno all’avanzata della nuova variante Covid il discorso si fa evidentemente differente e la prudenza regna sovrana, almeno fra gli esperti. «Quella cui abbiamo assistito ieri è stata una reazione a una notizia potenzialmente rilevante, ma ancora incompleta: le banche centrali, così come i mercati, aspetteranno di avere informazioni più importanti per decidere se e come modificare i loro piani relativi a una normalizzazione dello stimolo monetario», sostiene Antonio Cavarero, Responsabile Investimenti di Generali Insurance Am.

Un deterioramento delle prospettive di crescita per gli sviluppi del Covid aumenta la probabilità che il Pepp venga esteso

Barclays Silvia Ardagna

I possibili interventi delle Banche centrali

Una reazione delle Banche centrali non viene certo esclusa a priori: «Nello scenario peggiore, un virus in grado di sfuggire in modo importante alla protezione vaccinale rischierebbe di riportarci indietro nel percorso di ripresa economica, obbligando a posticipare quanto è stato più o meno definito sulla riduzione nello stimolo monetario», aggiunge Cavarero. Entrando più nello specifico nel campo Bce, Silvia Ardagna, capo economista di Barclays, avverte che «un deterioramento delle prospettive di crescita dovuto agli sviluppi del Covid-19 aumenta la probabilità che il piano pandemico Pepp venga esteso per mantenere le condizioni di finanziamento accomodanti», spiegando quindi indirettamente la reazione dei BTp.

La prudenza degli economisti

Appare chiaro però come sviluppi di questo genere non rappresentino lo scenario centraleper gli esperti, non ancora almeno, e che sia ancora presto per trarre conclusioni simili. Nonostante le ultime restrizioni adottate per la pandemia siano un evidente rischio al ribasso per l’economia, Barclays mantiene al momento invariate le proprie attese di crescita per l’Europa e anche per Gran Bretagna e Stati Uniti. «Nella misura in cui i blocchi delle attività resteranno meno severi ed estesi rispetto al quelli del primo semestre del 2020, riteniamo che i rischi per la crescita siano legati soprattutto alla sua distribuzione temporale, ovvero che possa essere più lenta quando vengono imposte restrizioni e rimbalzi invece in modo più sostenuto quando queste vengono revocate», spiega Ardagna.

Siamo in un mondo fortemente indebitato e che richiede una solida crescita per gestire questa zavorra: se Covid mette a rischio questo meccanismo serve l’aiuto delle Banche centrali

Generali Insurance Am Antonio Cavarero

Sullo fondo rimane però ferma la convinzione che le Banche centrali siano pronte a intervenire, se il tempo dovesse volgere davvero al brutto. «Dobbiamo ricordarci che siamo in un mondo fortemente indebitato e che richiede pertanto una solida crescita economica per gestire questa zavorra: se il Covid mette a rischio questo meccanismo, allora è compito della politica monetaria e fiscale aiutare il sistema economico ad affrontare il rallentamento», conferma Cavarero. I mercati sono del resto ormai assuefatti alla presenza di una sorta di «compratore di ultima istanza»: non assecondarli sarebbe difficile, ma soprattutto pericoloso.

Riproduzione riservata ©
  • Maximilian CellinoRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: italiano, inglese, tedesco

    Argomenti: Mercati finanziari, politiche monetarie, risparmio gestito, investimenti, fonti alternative di finanziamento, regolamento del sistema finanziario

    Premi: Premio State Street 2017 per il giornalista dell'anno - Categoria Innovazione

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