Fed spinge listini, a Milano (+1,2%) vola Leonardo
di Eleonora Micheli
Le ultime da Radiocor
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6' di lettura
Chiusura in prudente rialzo per le Borse europee (segui qui l'andamento delle Borse), mentre gli investitori sono rimasti per tutta la seduta con il fiato sospeso nell’attesa delle mosse della Federal Reserve. Gli analisti danno per scontato che questa sera il Fomc, il braccio operativo della Federal Reserve, annuncerà un rialzo del costo del denaro, allo 0,75%-1%. Ad ogni modo saranno importanti le indicazioni della numero uno dell’istituto centrale, Janet Yellen, per comprendere le future decisioni di politica monetaria, soprattutto alla luce del fatto che oggi è emerso che l’inflazione americana ha allungato il passo.
Nel mese di febbraio i prezzi al consumo statunitensi sono cresciuti per il settimo mese consecutivo, registrando un progresso su base annua del 2,7%, il più elevato dal marzo 2012, ben al di sopra del livello considerato ideale dalla stessa Fed. Anche l’indice dei prezzi ‘core’, quello depurato da energia e alimenti, è salito del 2,2%. In Europa, intanto, sale la trepidazione per l’esito delle elezioni olandesi. Milano ha terminato le contrattazioni in progresso dell'1,21%, vantando la performance migliore del Vecchio Continente. Lo spread è calato a 186 punti.
Bene banche e petroliferi a Piazza Affari
Piazza Affari ha beneficiato della performance delle banche e del settore petrolifero. Quest’ultimo spinto in alto dal recupero del greggio, dopo i pesanti cali delle ultime giornate. In particolare sono state ben comprate leBanco Bpme leUnicredit. Sono inoltre state gettonate le Eni, le Saipem e le Tenaris. Le azioni della società del cane a sei zampe hanno guadagnato l'1,38%, nel giorno in cui i manager dell’azienda hanno esposto il piano industriale alla comunità milanese. Il numero uno, Claudio Descalzi, ha preannunciato un’uscita dal capitale di Saipem (+1%), ma ha precisato che «non è questo il momento, sia per il mercato sia per la nostra ottica». Generali ha chiuso in progresso dell'1,2% alla vigilia della diffusione dei conti del 2016
Leonardo superstar nell'attesa delle cedole
Leonardo - Finmeccanica ha spiccato il volo vantando sul finale un progresso del 7,7%. I titoli si sono infiammati dopo che è stato annunciato che il cda proporrà la distribuzione di una cedola dopo ben sei anni in cui gli azionisti sono rimasti a bocca asciutta, nonostante l’utile dell’azienda del 2016 sia calato rispetto a quello del 2015. E' infatti stato annunciato che il cda del gruppo proporrà all’assemblea dei soci un dividendo di 14 centesimi, a dispetto del fatto che l’utile del 2016 è calato a 507 milioni, dai precedenti 527 milioni. L’ad, Mauro Moretti, ha detto di stimare cedole anche per il 2017 e 2018. e in rialzo rispetto a quella che verrà distribuita nei prossimi mesi, sempre che l'assemblea dei soci dia il via libera In più Finmeccanica mette in conto «un'ulteriore crescita della redditività» nel 2017, su ricavi che invece rimarranno abbastanza stabili sui livello del 2016.
Ferragamo in retromarcia al Ftse Mib
Le Salvatore Ferragamo (-2,27%) sono state vendute sin dalle prime battute, sulla delusione che l’utile netto, sebbene sia aumentato del 17% a 202 milioni, è risultato inferiore alle attese degli analisti, visto che alla fine ha beneficiato dell’impatto delle agevolazioni fiscali legate al Patent Box per 32 milioni di euro. In più l’ad, Eraldo Poletto, non si è sbilanciato sulle previsioni per il 2017, anche se ha dichiarato che nei primi due mesi dell’anno prosegue il trend positivo già registrato a fine 2016. nel comparto della moda sono andate male anche le Yoox Net-A-Porter Group. Tra le blue chips, sono state vendute anche le Brembo e Italgas.
Fca sotto la lente in attesa di aggregazioni
Gli occhi sono rimasti puntati su Fiat Chrysler Automobiles (+1,9%), mentre il mercato si interroga su possibili fiori d’arancio della società. Il Sole 24 Ore ha riferito che sul tavolo di Volkswagen (-0,8%) ci sono report di banche d’affari con la proposta di una integrazione con il gruppo italo-americano.
Ieri Matthias Mueller, numero uno di Volkswagen, ha precisato di non «escludere rapporti con altri costruttori. Ho detto di non avere contatti con Marchionne», ha dichiarato.
Mediaset perde quota dopo parole Pier Silvio Berlusconi
Mediaset ha lasciato sul parterre lo 0,46% nel giorno in cui l’ad dell’azienda, Pier Silvio Berlusconi, ha messo in fuga la speculazione asserendo che «Tra Premium e Sky non c'è niente. Non ci sono trattative concrete». Di recente, invece, indiscrezioni di stampa ipotizzavano un’imminente cessione della piattaforma a pagamento a Sky.
Fuori dal Ftse Mib, bene Maire Tecnimont, male Marr
Fuori dal paniere principale, Marr ha perso il 3,66% all’indomani della diffusione dei conti del 2016, nonostante siano stati archiviati con ricavi consolidati pari a 1,5 miliardi in crescita del 4,3%, un ebitda di 111 milioni, in rialzo del 5% e un utile consolidato a di 58,5 milioni, in lieve aumento dello 0,8%. Quest'ultimo è cresciuto nonostante nel 2016 siano stati registrati oneri non ricorrenti per 1,1 milioni.
Sono state premiate le Maire Tecnimont(+6,5%), dopo la diffusione dei risultati 2016 chiusi con un balzo del 94,8% dell’utile netto a 85,3 milioni di euro e un incremento dei ricavi di gruppo pari a 2,4 miliardi di euro. La società milanese proporrà ai suoi azionisti la distribuzione di un dividendo di 0,093 euro per un ammontare complessivo a 28,4 milioni di euro.
Inflazione italiana ai massimi da 4 anni
A febbraio, l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra un aumento dello 0,4% su base mensile e dell’1,6% nei confronti di febbraio 2016 (la stima preliminare era +1,5%), da +1% di gennaio, il dato più alto da quattro anni. Istat comunica i dati definitivi sull'inflazione segnalando che il dato acquisito per il 2017 è pari a +1,1% per l'indice generale. L’accelerazione dell’inflazione si deve principalmente alla crescita dei prezzi degli alimentari non lavorati (+8,8%, era +5,3% a gennaio) e dei beni energetici non regolamentati (+12,1% da +9%).
Il petrolio in recupero, calano a sorpresa le scorte Usa
Dopo il brusco calo della vigilia che ha portato i corsi del greggio sui minimi da tre mesi, torna a salire il prezzo del petrolio (segui qui l'andamento di Brent e Wti), beneficiando anche del dato sulle scorte americane che sono diminuite. Secondo le rilevazioni del Dipartimento americano dell'Energia, nella settimana conclusa il 10 marzo le scorte di petrolio sono calate a sorpresa di 237.000 unità a 528,156 milioni, mentre gli analisti attendevano un aumento di 3 milioni di barili, dopo la salita di 8,209 milioni di unità precedente. Gli stock di benzina si sono attestati in ribasso di 3,055 milioni di unità a 246,279 milioni, dopo il calo di 6,555 milioni di barili dei sette giorni precedenti e la discesa di 2 milioni di barili attesa. Le scorte di distillati, che includono il combustibile da riscaldamento, sono scese di 4,229 milioni di unità a 157,303 milioni di barili, dopo il ribasso di 2,676 barili della settimana precedente e la frenata di 1,1 milioni di unita' prevista. L'utilizzo della capacità degli impianti si è' attestato all'85,1%, meno dell'85,9% del dato precedente e meno anche dell'86,1% atteso dagli analisti.
Mercato valutario ingessato in attesa della Fed
Sul fronte dei cambi l'euro è rimasto abbastanza stabile sul dollaro (segui qui l'andamento dell'euro contro le principali valute e qui quello del dollaro). Resta sotto pressione la sterlina dopo il via libera della Camera dei Comuni all'iter per la Brexit, che accelera quindi il percorso di uscita della Gran Bretagna dall'Europa, con l'incognita del referendum annunciato dalla Scozia (segui qui l'andamento dell'euro/sterlina e della sterlina/dollaro).
Inflazione ai massimi dal 2012 negli States, vendite al dettaglio in rialzo
Negli States sono stati annunciato importanti dati macro relativi all'andamento delle vendite al dettaglio, motore della congiuntura di Oltreoceano e alla performance dell'inflazione, salita come non succedeva dal 2012. Nel dettaglio le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,1% a febbraio rispetto a gennaio, il mese scorso in linea con le previsioni, ma al passo più lento da agosto. Su base annua le vendite al dettaglio sono aumentate del 5,7% . Gli acquisti di benzina sono scesi dello 0,6% in febbraio, ma balzano del 19,6% rispetto allo stesso periodo del 2016, mentre quelli di auto e componenti sono calate dello 0,2% su base mensile. Escludendo le vendite di veicoli il dato generale è cresciuto dello 0,2% il mese scorso, mentre escludendo sia auto sia benzina è salito dello 0,2%. Le vendite di bar e ristoranti sono calate dello 0,1%, dopo il rialzo del mese precedente. Le spese per consumi rappresentano un'ampia parte, circa il 70%, del prodotto interno lordo degli Stati Uniti, che è a sua volta un termometro dell'andamento dell'economia del Paese.
I prezzi al consumo negli Stati Uniti sono cresciuti in febbraio per il settimo mese consecutivo, cosa che sarà tenuta in considerazione dalla Federal Reserve nel determinare la propria strategia monetaria. Secondo quanto reso noto dal Dipartimento del Lavoro americano, l'indice dei prezzi al consumo è salito dello 0,1%, in linea con le previsioni. Il dato "core", ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto dello 0,2%, anche in questo caso come previsto. Su base annuale il dato generale è in aumento del 2,7% rispetto a febbraio 2016, il massimo da marzo 2012 e sopra il valore considerato ottimale dalla Federal Reserve, pari al 2%, mentre il dato "core" e' in aumento del 2,2% rispetto a un anno fa. In febbraio i prezzi dell'energia sono calati dell'1%, ma sono in aumento del 15% su base annuale, mentre quelli di generi alimentari salgono dello 0,2% rispetto a gennaio.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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