La riunione di novembre

Fed taglia acquisti titoli di 15 miliardi al mese. «Inflazione elevata ma transitoria»

Avviato il «tapering», calo di 10 miliardi al mese per i titoli di stato e di 5 miliardi per le Mbs a novembre e dicembre

di Riccardo Sorrentino

La Borsa, gli indici del 3 novembre 2021

3' di lettura

L'inflazione è transitoria, l'economia richiede ancora una politica monetaria accomodante. Se non altro per un corretto management dei rischi, su crescita e inflazione. Gli acquisti pandemici, però, possono iniziare a calare: sono stati raggiunti quei «notevoli progressi» che la Fed aveva fissato a dicembre 2020 come condizione per esaurire il programma.

Questo mese la Federal reserve acquisterà quindi 70 miliardi di titoli di Stato (dagli 80 mensili fino a ottobre) e 35 miliardi di mortgage-backed securities (da 40 miliardi).
Il mese prossimo si passerà a 60 miliardi di T-Bond e 30 miliardi di Mbs. In totale, si passerà quindi dai 120 miliardi al mese, a 105 e poi a 90 miliardi nell'ultimo mese dell'anno.

Loading...

Acquisti azzerati entro metà 2022

Il programma dovrebbe proseguire con questo ritmo - gli acquisti dovrebbero quindi azzerarsi «entro la metà dell'anno», ha detto il presidente Jerome Powell in conferenza stampa - ma la Fed resta «pronta ad adeguare il passo» della riduzione in dipendenza dalle prospettive economiche.

Invariata o quasi la diagnosi dell’economia. Il rallentamento del Pil è stato collegato all’aumento dei casi di Covid nell’estate e, ha aggiunto Powell, «la crescita economica dovrebbe accelerare durante questo trimestre, determinando una forte crescita quest’anno nel suo complesso». Nel primo semestre il Pil Usa è cresciuto a un ritmo annuale del 6,5%.

Inflazione transitoria

È stato sottolineato ancora una volta il carattere transitorio dell’inflazione, legata a «squilibri» tra domanda e offerta. Il ritorno alla normalità è legato, ancora, all’andamento della pandemia: in particolare ai «progressi nelle vaccinazioni». Fondamentali sarà anche la «riduzione dei vincoli dell’offerta», le strozzature nelle forniture, che sono durate «più a lungo di quanto previsto», ha detto il presidente.

È un fenomeno, questo, che non può essere affrontato con la politica monetaria: «I nostri strumenti non possono ridurre i vincoli all’offerta. Continuiamo a credere che la nostra dinamica economia si adeguerà agli squilibri». Di conseguenza l’inflazione calerà «a livelli molto più vicini al nostro obiettivo di lungo periodo», probabilmente, ha aggiunto Powell, tra il secondo e il terzo trimestre del 2022. Restano però i rischi sulle prospettive economiche e, ha spiegato il presidente, la politica monetaria è oggi animata da un approccio di «risk management».

Tassi d’interesse invariati

Di tassi di interesse, fermi tra lo zero e lo 0,25%, non si è dunque discusso durante la riunione di novembre. Powell ha precisato che «la decisione di iniziare il tapering non implica nessun segnale diretto sulla politica riguardo i tassi di interesse», che continueranno a essere sottoposti a un «test» più rigoroso rispetto agli acquisti di titoli.

La Fed continua infatti a ripetere - guardando evidentemente “in trasparenza” ai recenti aumenti dei prezzi - che manterrà i tassi di interesse all’attuale livello fino a quando le condizioni del mercato del lavoro non raggiungeranno un livello coerente con la «massima occupazione» (in termini di occupazione e di partecipazione), così come viene valutata dai banchieri centrali, e l’inflazione non punterà con decisione un po’ al di sopra del 2 per cento.

Mercato del lavoro debole

Al momento, la Fed continua a vedere un mercato del lavoro debole (e Powell ha di nuovo sottolineato le diseguaglianze tra i diversi gruppi etnici). Mancano all’appello ancora cinque milioni di lavoratori e tra agosto e settembre i nuovi posti hanno decisamente rallentato. La Fed però ritiene che la situazione possa normalizzarsi nella seconda metà del 2022, quando anche i prezzi dovrebbe iniziare a calare. Solo allora, quindi, si potrà pensare ad alzare i tassi.

Se però la Fed dovesse «vedere segnali che il percorso dell'inflazione o le aspettative di inflazione di lungo termine si muovono in modo notevole e persistente al di là dei nostri obiettivi, useremmo i nostri strumenti per preservare la stabilità dei prezzi. Osserveremo con attenzione se l’economia si muoverà in linea con le attese», ha detto Powell che poi ha avvertito: «Se una reazione diventasse necessaria non esiteremo».

Prezzi più veloci delle retribuzioni

È vero, ha riconosciuto Powell, che le retribuzioni sono salite in modo molto rapido ma il presidente ha anche ricordato che i prezzi sono stati più veloci. «In termini reali, le retribuzione sono aumentate un po' meno dell'inflazione». La produttività inoltre è elevata e non ci sono segnali di una spirale prezzi-salari.

La reazione dei mercati

La decisione di avviare la riduzione degli acquisti a un ritmo più rapido del precedente tapering del 2013 non ha in realtà sorpreso i mercati che si aspettavano una mossa in ogni caso ambiziosa. Gli investitori si sono concentrati piuttosto sull'intenzione della Fed di non accelerare il rialzo dei tassi. Il mercato azionario ha quindi segnato un piccolo passo in avanti - lo S&P 500 ormai ha segnato un rialzo record del 37% nel primo anno dall'elezione di Joe Biden - mentre il dollaro ha leggermente perso terreno.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti