ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa riunione di giugno

Fed: tassi fermi al 5-5,25%, ma è solo una pausa

I governatori sembrano intenzionati ad alzare i tassi di un altro mezzo punto percentuale entro fine anno

di Riccardo Sorrentino

La decisione, contrariamente alle attese di diversi analisti, è stata presa all’unanimità

Lagarde: Tassi ristretti finché necessario

3' di lettura

La Federal reserve ha deciso di tenere fermi i tassi di interesse al 5-5,25%, come ampiamente anticipato dai mercati. La decisione è stata presa, spiega il comunicato diffuso dopo la fine della riunione di giugno, per permettere al Comitato di politica monetaria di «valutare le informazioni in arrivo e le loro implicazioni». La decisione, contrariamente alle attese di diversi analisti, è stata presa all’unanimità, e quasi tutti i governatori ritengono che altri rialzi dei tassi saranno necessari entro fine anno. Continuerà la riduzione del bilancio.

Invariata - rispetto a maggio - la diagnosi dell’economia, e quasi l’intero testo del comunicato: «Gli indicatori recenti suggeriscono che l’attività economica continua a crescere a un ritmo modesto», mentre «l’aumento dell’occupazione è stato robusto e il tasso di disoccupazione è rimasto basso». L’inflazione, soprattutto «è restata elevata».

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L’interruzione della stretta è solo una pausa. «Quasi tutti i partecipanti (alla riunione del comitato di politica monetaria, ndr) pensano che sarà appropriato aumentare ancora un po’ i tassi entro la fine dell’anno», ha spiegato in conferenza stampa il presidente Jerome Powell, senza però dare indicazioni sui tempi dei prossimi rialzi. Le nuove proiezioni economiche sono coerenti con queste nuove attese: per fine anno i “dots”, i punti che indicano le previsioni dei singoli governatori, hanno una mediana del 5,625% - corrispondente a tassi al 5,50,5,75%, mezzo punto al di sopra del livello attuale - mentre a marzo si fermavano al livello attuale (5,125%, pari al 5-5,25%).

I governatori confermano in ogni caso che i tagli dei tassi potrebbero iniziare nel 2024, anche se le aspettative di inflazione a un anno restano alte: i tassi potranno scendere a fine anno al 4,50-4,75%, corrispondente a un taglio di un punto percentuale. A marzo indicavano però per la stessa data tassi più bassi, al 4,25%. A fine 2025 i tassi potranno quindi portarsi al 3.25-3,50% (a marzo era indicato il 3-3,25%), mentre per il lungo periodo è stato confermato il livello del 2,50%.

Le proiezioni macroeconomiche mostrano un’inflazione al 3,2% per fine anno, al 2,5% nel 2024 e al 2,1 nel 2025 (erano, rispettivamente, 3,1, 2,5 e 2,1 a marzo); mentre la crescita è indicata nell’1% quest’anno (dallo 0,4% delle proiezioni di marzo), nell’1,1% il prossimo (dall’1,2%) e nell’1,8% nel 2025 (dall’1,9%). Per tutto l’orizzonte temporale della politica monetaria, l’inflazione core - che è «un miglior indicatore» di dove stanno andando i prezzi - è prevista più alta dell’inflazione complessiva: 3,9%, 2,6%, e 2,2% (da 3,6%, 2,6% e 2,1%)

Rivisto al ribasso il tasso di disoccupazione: 4,1%, 4,5% e 4,5% per i tre anni (da 4,5%, 4,6% e 4,6% indicati a marzo). Proprio la brusca revisione nei dati sul mercato del lavoro di quest’anno lascia pensare che la Fed voglia ulteriormente alzare i tassi anche come una forma di risk management. «Le pressioni sull’inflazione continuano a essere elevate e il processo di riportare l’inflazione al 2% ha una lunga strada da percorrere», ha spiegato Powell. A lasciare sorpresi i governatori della Fed è stata la «straordinaria resilienza» del mercato del lavoro.

La scelta di fare una pausa nella stretta ha invece lo scopo di valutare gli effetti del lungo rialzo dei tassi - cinque punti percentuali - anche alla luce delle possibili più restrittive condizioni del credito: Powell ha fatto un riferimento preciso alle recenti turbolenze nel settore bancario e ha anche ammesso che la stabilità finanziaria è uno dei fattori tenuti presente nelle decisioni di politica monetaria (che pure dovrebbe avere, soprattutto in questa fase, un obiettivo prioritario se non unico, la stabilità dei prezzi). «In questa riunione - ha spiegato il presidente - tenuto conto quanto lontano e quanto velocemente ci siamo mossi, abbiamo ritenuto prudente mantenere fermi i tassi per permettere al Comitato di valutare le informazioni in arrivo e le sue implicazioni per la politica monetaria».

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