ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’indagine

Federlazio: un terzo delle piccole e medie imprese soffre la crisi in Medio Oriente

Gli imprenditori che temono contraccolpi sulla propria attività, sono preoccupati soprattutto per la diffusione di un sentimento di incertezza

di Andrea Marini

(Mirco Toniolo / AGF)

2' di lettura

Le piccole e medie imprese del Lazio iniziano a sentire l’impatto della crisi del Medio Oriente. Il 33% ha già registrato qualche difficoltà, il 37% al momento non è in grado di esprimere un giudizio in merito. Quindi, in sostanza, soltanto un 30% si considera ragionevolmente al riparo da conseguenze negative. Il dato emerge da un sondaggio rapido effettuato da Federlazio (associazione di piccole e medie imprese della regione) attraverso un questionario breve on-line, sottoposto ad un campione rappresentativo di 200 aziende.

L’incertezza

Gli imprenditori che temono contraccolpi sulla propria attività, sono preoccupati soprattutto per la diffusione di un sentimento di incertezza con conseguente calo dei consumi e degli investimenti (68,2%), dall’aumento ulteriore dei costi energetici e dell’ inflazione (54,5% ciascuno).

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La tenuta

Le risposte fornite evidenziano, tuttavia, ancora un quadro ad oggi di sostanziale attesa, caratterizzato da una relativa “tenuta” dell’attività economico-produttiva e dei ricavi. Infatti, dalla distribuzione alle risposte riguardanti gli andamenti delle attività delle aziende (gennaio/ottobre di quest ’anno), rileva Federlazio, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, una leggera prevalenza di imprese (41 ,9%) che hanno segnalato un incremento del fatturato rispetto a quelle che invece hanno registrato una contrazione (37,1%); il rimanente 21% non ha subito variazioni. Nell’ indagine congiunturale annuale di Federlazio (2022 rispetto al 2021), le aziende che avevano registrato un incremento del fatturato erano il 48%, quelle con un calo il 22%, il restante 30% aveva dichiarato una situazione di stabilità. È cresciuta, quindi, la percentuale delle aziende in contrazione dei ricavi (+15%), sono diminuite sia quelle “stabili” (-9%( che quelle con ricavi in aumento (-6%) .

Materie prime

Dal sondaggio si evidenzia anche la notevole diffusione di fattori di criticità riguardanti soprattutto l’incremento dei prezzi di materie prime e semi lavorati (62% indicano impatti molto o abbastanza negativi), le dinamiche inflattive (57,8% impatti molto o abbastanza negativi), le difficoltà di reperimento manodopera (54,9%), gli incrementi dei prezzi di energia (52,4%), le difficoltà di accesso al credito e l’aumento dei tassi di interesse (34,9%).

Futuro incerto

Dalla domanda rivolta agli imprenditori di indicare i fattori di criticità per il futuro, è emerso un diffuso sentimento di preoccupazione testimoniato dal fatto che soltanto I’1,5% degli intervistati non vede alcuna problematica all’orizzonte. Le maggiori preoccupazioni riguardano l’incremento dei prezzi per materie prime e semi lavorati (60%), le dinamiche inflattive (46,23) alle quali si associano, con crescente diffusione, quelle relative alle difficoltà di accesso al credito e all’aumento dei tassi di interesse (38,5%) .

Le difficoltà

«I risultati mostrano ancora una volta – dice Luciano Mocci, direttore generale di Federlazio – la capacità di resilienza del sistema delle piccole e medie imprese che, pur cosciente della gravità della situazione, riesce, comunque, con crescente difficoltà a garantire tenuta ed equilibrio al tessuto economico-produttivo del Paese e della regione. Va però considerato che, nonostante questa capacità di reazione, si stanno ampliando gli elementi e i fattori di sofferenza».


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