Fedez è il nuovo Celentano (e parla meglio): 5 cose che abbiamo capito vedendolo in tv
Lo scontro tra rapper, Lega e Rai riscrive i rapporti tra televisione e new media. E rimanda a un futuro con gli influencer al posto dei sindacati
di Francesco Prisco
I punti chiave
3' di lettura
Se, ai tempi del discorso della montagna, ci fosse stata la Tv, avremmo probabilmente avuto il miglior pezzo televisivo di tutti i tempi. Quel genere funziona molto bene in Tv, talvolta «nonostante» la Tv. Succede così che l’intemerata di Fedez contro la Lega e la Rai al Concerto del Primo Maggio diventi indiscutibilmente il vero caso televisivo del 2021. Nonostante la Rai.
Lasciate stare per un attimo i contenuti, concentratevi sul tono perentorio di chi parla (ci parla come se fosse l’ultima volta che lo faranno parlare in Tv), sulla sua «gestione» del caso una volta sceso dal palco (la pubblicazione del video della telefonata con la dirigenza Rai), la capacità di polarizzare l’opinione pubbilca e, prima ancora, politica.
O con Fedez o contro di Fedez
Certo: i lavoratori dello spettacolo maltrattati a discapito di quelli del pallone, il Ddl Zan, la censura preventiva, quel «Caro Mario» un po’ ironico rivolto a Draghi, cui i suoi stessi ministri danno del lei, sembrano stare lì per dividere. O con Fedez o contro di Fedez, perché la prerogativa di tutti i grandi predicatori è quella di dividere, prima ancora che unire. «Non sono venuto a metter pace, ma spada», diceva sempre quello del discorso della montagna (Matteo, 10, 34). Rapper, influencer o predicatore che lo si voglia considerare, guardando Fedez in Tv abbiamo capito cinque cose. Queste.
1) Fedez è il nuovo Celentano
Per interi decenni, in Tv, il predicatore di riferimento è stato Adriano Celentano. Ricorderete l’exploit di Fantastico 8, quel «La caccia e contro l’amore» (sic!) scritto sulla lavagna alla vigilia del referendum abrogativo. Col discorso del Concertone, Fedez ne raccoglie idealmente il testimone. È il nuovo Celentano. Canterà peggio, ma parla decisamente meglio.
2) Fedez può prendersi il M5S
«Il Pd riparta da Fedez». Più di uno si è giocato la battuta, nelle ultime ore. In realtà è una battuta fuori contesto: Fedez è notoriamente vicino all’area del Movimento 5 Stelle. Per dire, ne ha scritto l’inno, ne ha sostenuto la battaglia per la liberalizzazione del diritto d’autore. Non a caso, da quell’area, gli arriva adesso il sostegno di Conte, Di Maio, Raggi. Certo, è curioso il braccio di ferro in casa Rai, considerando che gli attuali vertici della Tv di Stato sono figli degli equilibri delle elezioni politiche 2018. Il Movimento, dopo la caduta del governo Conte bis, è in crisi d’identità, tra i dubbi sul sostegno a Draghi, la fuoriuscita di Di Battista, la rottura con Casaleggio e qualche video infelice di Grillo. Fedez, a questo punto, potrebbe addirittura prendersi il M5S. Non sarebbe la prima volta che il partito si ritrova al timone uno showman dal raro talento di predicatore. Stavolta con Chiara Ferragni nel ruolo che fu di Gianroberto Casaleggio.
3) Non c’è più la censura. C’è solo tanta autocensura
La telefonata tra Fedez e i vertici di Rai 3 socializzata dal rapper ci conferma una cosa che, in fondo, sapevamo già: in nove casi su dieci, il problema non è tanto la censura (che non esiste, nelle forme che siamo abituati a conoscere), ma l’autocensura che si impone chi produce contenuti. Raggiungere una platea più grande comporta sempre dei compromessi. Se ti chiami Fedez, puoi anche permetterti il lusso di voltare loro le spalle.
4) Tra new media e televisione non c’è partita
Dicevamo di Grillo. Vi ricordate cosa succedeva dopo le sue clamorose apparizioni televisive? Polemiche infuocate tra Parlamento e cda Rai, poi lunghi periodi di esilio del comico dai palinsesti della Tv pubblica. Sembra di ragionar di secoli fa, considerando che adesso il «predicatore» ha lo strumento dei social. E continua ad alimentare il suo racconto, tweet dopo tweet. A seguito del suo intervento al Concertone, Fedez potrebbe anche essere bandito da tutte le Tv, ma non perderebbe certo il contatto con il suo pubblico di riferimento che continua a seguirlo attraverso Instagram etc. E prima o poi le Tv sarebbero costrette a darsi un pizzico sulla pancia, richiamandolo sul palco.
5) Gli influencer sostituiranno i sindacati
Meno di una settimana fa è partito un movimento per la costituzione di un sindacato degli influencer. Al Concertone del Primo maggio, organizzato da Cgil, Cisl e Uil, ci siamo improvvisamente accorti che anche in questo caso il tema è mal posto: nel «Brave New World» che stiamo costruendo, gli influencer potrebbero presto sostituire i sindacati. Scavalcandoli a sinistra.
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