Femminicidio Giulia Cecchettin: 105 donne uccise da inizio anno. Troppe lacune nel sistema antiviolenza italiano
Secondo gli ultimi dati del Viminale sono in aumento il numero di omicidi commessi da partner o ex partner
di Celestina Dominelli
I punti chiave
- Crescono gli omicidi commessi da partner o ex partner
- Centocinque vittime donne dall’inizio dell’anno
- Il piano del governo per rafforzare le norme anti-violenza
- Il report ActionAid: crescono i fondi, ma le vittime non calano
- I nodi: manca una strategia di prevenzione
- Sistema antiviolenza ancora con troppe lacune
3' di lettura
L’ultima fotografia aggiornata risale a qualche giorno fa ed è firmata dal ministero dell’Interno: da gennaio a oggi, si legge nel report curato dal Servizio analisi criminale della direzione centrale della polizia criminale, in Italia sono stati commessi 285 omicidi. E sono 102 le vittime donne, di cui 82 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, sottolinea l’analisi del Viminale, 53 hanno trovato la morte per mano del partner o di un ex partner. Una statistica drammatica che, chiarisce l’indagine, è aumentata rispetto allo scorso anno e che rischia di crescere ancora da qui ai prossimi mesi.
Crescono gli omicidi commessi da partner o ex partner
Guardando i numeri, aggiornati al 12 novembre, si vede un aumento dei delitti commessi in ambito familiare/affettivo, che passano da 120 a 125 (+4%), e risulta in salita, rispetto al 2022, sia il numero degli omicidi commessi dal partner o ex partner, che da 56 diventano 58 (+4%), che quello delle relative vittime donne, le quali da 51 passano a 53 (+4%).
Centocinque vittime donne dall’inizio dell’anno
Con la brutale uccisione di Giulia Cecchettin, il numero di donne uccise dall’inizio dell’anno sale dunque a 105 dopo gli omicidi della dottoressa Francesca Romeo, freddata a colpi di fucile sabato in Calabria mentre rientrava dal turno di notte del servizio di guardia medica, e di Patrizia Lombardi, strangolata probabilmente dal figlio qualche giorno fa, a Capodrise, nel casertano.
Il piano del governo per rafforzare le norme antiviolenza
Una lunga sequenza di sangue che richiama, ancora una volta, la necessità di leggi e pene più stringenti per contrastare il fenomeno. Tanto che il governo punta ad accelerare i tempi per l’approvazione di un rafforzamento delle norme attuali (il Codice Rosso) con un via libera lampo in Senato nei prossimi giorni del nuovo Ddl firmato anche dalla ministra per la Famiglia Eugenia Roccella.
Il report ActionAid: crescono i fondi, ma le vittime non calano
Accanto a un quadro normativo più efficace, però, emerge chiaramente anche la necessità di una migliore allocazione delle risorse, come ha ben evidenziato un recente rapporto di ActionAid, in cui si sottolinea che, nonostante l’aumento di fondi registrato nell’ultimo decennio, il numero delle donne uccise da uomini in ambito familiare-affettivo non è diminuito. In particolare, dal 2013 a oggi, in 10 anni, le risorse economiche stanziate annualmente per prevenire e contrastare la violenza sono aumentate del 156%, ma gli episodi di violenza sono rimasti sostanzialmente stabili nel tempo. Segno che la distribuzione di queste risorse ha seguito più un approccio emergenziale non strutturale al fenomeno.
I nodi: manca una strategia di prevenzione
Manca, poi, evidenzia ActionAid, una strategia di prevenzione di medio e lungo periodo che agisca sulla diffusa cultura patriarcale e maschilista del Paese. «Il cambiamento culturale tanto invocato dalle forze politiche della vecchia e della nuova legislatura non è attuabile a costo zero per le casse dello Stato - precisa il report -. La prevenzione di cui l’attuale Governo è promotore riguarda principalmente interventi per prevenire casi di recidiva e incrementare la protezione di donne che la violenza l’hanno subita». Si tratta certamente di iniziative importanti, ma, osserva l’associazione, in base alla Convenzione di Istanbul, gli Stati hanno anche l’obbligo di adottare norme e misure per promuovere cambiamenti nei comportamenti socioculturali per eliminare pregiudizi, costumi,tradizioni e pratiche basate sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini.
Sistema antiviolenza ancora con troppe lacune
Secondo il report, risulta inoltre debole risulta anche la stessa attività politica parlamentare, che si traduce in numerosi atti (legislativi e non) che alimentano il dibattito pubblico, ma non trovano approvazione o accoglimento da parte del Governo, lasciando inalterato il funzionamento di un sistema antiviolenza caratterizzato ancora da troppe lacune. Tra queste, vi sono una governance che risente di un calendario scarno di incontri; dell’assenza di un piano operativo con ruoli, risorse e tempi di esecuzione chiari; di una burocrazia dalle tempistiche dilatate; di una trasparenza trasversalmente poco praticata dai ministeri seduti nella Cabina di Regia e che impatta sui processi valutativi delle politiche e del sistema antiviolenza nel suo complesso.
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